L’Ump punta alla de-costituzionalizzazione di uno dei principi cardine dell’ambientalismo

Tra dubbio e paura: la destra vuole sacrificare la precauzione ambientale alla crescita

In Francia il dibattito incalza sotto la pressione di disegno di legge

[17 Luglio 2013]

Il principio di precauzione, se da una parte viene osannato come dogma per difendere l’ambiente e la salute,  dall’altro lato della barricata è sempre stato denunciato come un freno allo sviluppo economico. Perfino in Francia, dove questo principio da anni ha trovato addirittura tutela di rango costituzionale. Eric Woerth, ex ministro del Bilancio del governo Fillon, ha appena presentato con diversi altri parlamentari un disegno di legge per «rimuovere dal principio di precauzione la sua rilevanza costituzionale».

Questo principio è sancito dall’articolo 5 della Carta dell’ambiente (legge del 1 Marzo 2005 che ne ha disposto lo status costituzionale) che recita: «Quando il verificarsi di un eventuale danno, anche se incerto, allo stato delle conoscenze scientifiche, può seriamente ed irreversibilmente compromettere l’ambiente, le autorità pubbliche, in applicazione del principio di precauzione e nelle loro aree di responsabilità si attivano con le procedure di valutazione dei rischi e l’adozione di misure provvisorie e proporzionate per impedire il verificarsi del danno».

«Se nel 2005 il radicamento del principio di precauzione era pienamente giustificato, dal momento che la crisi economica ha colpito così duramente noi rendiamo il futuro molto più incerto e la competitività del nostro sistema produttivo sempre più difficile. È necessario rimuovere qualsiasi ostacolo alla crescita», hanno detto i firmatari del progetto di legge durante la conferenza stampa di presentazione della proposta legislativa, aggiungendo che «una società deve osare, non dovrebbe usare freni che potrebbero ostacolare ogni progresso».

Nella relazione che accompagna il disegno di legge si  spiega inoltre: «Qui si sta sopravvalutando il dubbio, non si può bloccare l’innovazione e il progresso scientifico. Alcune scoperte sono dovute a errori, sviste ed incapacità». I suoi firmatari temono anche la possibilità di continue procedure di rinvio diretto al Consiglio costituzionale da parte dei cittadini, attraverso le questioni prioritarie di costituzionalità (Qpc), che hanno l’effetto «di limitare o impedire certe ricerche contrarie agli interessi dei gruppi di pressione».

I deputati dell’Ump ricordano che esistono già molti strumenti normativi che possono  essere usati in sostituzione del principio di precauzione, citando le procedure di valutazione del rischio che sono richieste attraverso gli studi di impatto ambientale, nonché vari dibattiti e convegni nazionali e internazionali che permettono di «riunire esperti di ogni genere in grado non alimentare la paura dei nostri concittadini».

I firmatari riconoscono che il principio di precauzione sia «un quadro di riferimento per le autorità pubbliche di fronte a una gestione del rischio di incertezza in campo ambientale e sanitario», tuttavia ritengono che sollevi anche «una feticizzazione che potrebbe essere paralizzante per la crescita». I deputati propongono quindi di de-costituzionalizzare il principio di precauzione, sfidando «la sua posizione nella gerarchia delle norme in materia di diritto francese», senza mettere in discussione la sua esistenza, né la sua utilità.

Questo disegno di legge sembra riassumere le critiche contro questo principio – ed è ovvio che la questione diventi più sensibile in tempi di crisi -, critiche che si fanno sempre più numerose e che hanno superato ultimamente anche le opinioni favorevoli alla sua applicazione rigorosa, minando così uno dei principi cardine dell’ambientalismo.

Già nel 2007 l’economista Jacques Attali, nella sua famosa relazione sulla liberazione della crescita francese, aveva affermato che «il principio di precauzione porta a decisioni che sono svantaggiose per l’industria e, in generale, per l’investimento a lungo termine». Ne ha sostenuto l’abrogazione o, almeno, l’esigenza di specificare rigorosamente il campo di applicazione dell’articolo 5 della Carta dell’ambiente, cioè di chiarire la natura del “pregiudizio” e le condizioni del suo indennizzo.

Nella sua relazione al Consiglio dei Ministri chiamata “Patto per la competitività dell’industria francese” risalente al novembre scorso, Louis Gallois (alto funzionario e noto esponente della nomenclatura d’Oltralpe), afferma che «il concetto di progresso tecnico viene troppo spesso messo in discussione attraverso una interpretazione estensiva – altrimenti abusata – del principio di precauzione (…).  Il principio di precauzione dovrebbe essere usato per prevenire o ridurre il rischio, non soffocare la ricerca (…). Sfuggire al progresso tecnico perché pone rischi ci espone a un rischio molto maggiore: il declino, rispetto alle aziende emergenti che stanno scegliendo dinamicamente il progresso tecnico e scientifico».

Nel mese di marzo, l’ex ministro del Bilancio Alain Lambert e il sindaco di Le Mans, Jean-Claude Boulard, castigando nella loro Relazione sulla semplificazione normativa «l’epidemia di incontinenza normativa» invitano a rivedere il principio di precauzione, «che ha fondato una società paurosa, timida, paralizzata da una ossessione per evitare tutti i rischi».

Questo disegno di legge non dovrebbe tuttavia vedere l’alba, in quanto l’attuale maggioranza parlamentare (e lo stesso presidente François Hollande) è politicamente sensibile ai temi ambientali e non presterà il fianco alle opposizioni. Tuttavia il tema è indicativo dell’evoluzione di alcuni parlamentari e di come può cambiare il vento. Con, sullo sfondo i problemi ricorrenti di sfruttamento del gas di scisto o degli Ogm. Insomma, se ne riparlerà presto. E non solo in Francia.