Riceviamo e pubblichiamo

Una lettera aperta per chiedere alla Rai di dare spazio all’informazione sulla crisi climatica

Da scienziati, ambientalisti e società civile un appello servizio pubblico radiotelevisivo: «Le notizie sul problema più urgente che riguarda tutta l’umanità e ciascuno di noi restano nascoste alla coscienza dei più»

[23 Luglio 2020]

Pietro Omodeo, studioso naturalista e ambientalista, e il climatologo del Cnr Antonello Pasini sono i primi firmatari, insieme ad altri studiosi, a cittadini da molte città d’Italia e a diversi organismi riconosciuti in campo ambientale e scientifico, di una lettera che chiede alla Rai di mettere in primo piano l’informazione sul precipitare della crisi climatica; e lo fa prendendo spunto dal recente grave disastro di Norilsk, che viene descritto come indicatore dei rischi che stiamo correndo e come “potenziale paziente 1 nel default del pianeta”. Ma perché rivolgersi pubblicamente alla Rai? Nel maggio scorso quasi 400 associazioni mediche, a cui fanno capo 40milioni di medici e operatori sanitari, si sono rivolte contemporaneamente, da tutto il mondo, ai leader del G20 invitandoli ad ascoltare la voce della comunità medica e a chiamare i consiglieri medici e scientifici a partecipare direttamente alla concezione di tutti i pacchetti per la ripresa economica, e a chiedere loro di riferire sulle ripercussioni a breve e a lungo termine delle decisioni sulla salute pubblica, dando la propria approvazione agli investimenti alla luce di queste indagini.

Negli stessi giorni, in Italia, 400 scienziati si sono rivolti direttamente al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica, sottolineando la priorità di mettere in primo piano la transizione ecologica, ovvero nuove modalità di vivere, alimentarsi, consumare e produrre, che rappresenteranno il cuore di questa auspicata rinascita umana, culturale, sociale, economica ed ecologica. Inoltre un appello di 4 importanti associazioni sul punto cruciale nell’origine delle zoonosi è stato indirizzato al nostro governo e alla UE.

Ma tutte queste notizie sono passate praticamente inosservate. Poco dopo anche la notizia del disastro di Norilsk, nell’artico russo, dove il 29 maggio a Norilsk, una cisterna di uno stabilimento dell’azienda mineraria Nornickel è crollata, rilasciando più di ventimila tonnellate di gasolio, oltre a essere uscita tardivamente, è stata trattata dalle stampa solo in modo marginale, e quasi per nulla dall’informazione televisiva.

L’informazione ambientale non può essere limitata alle trasmissioni di approfondimento, che pure ci sono, e anche di ottima qualità. Se le notizie sul problema più urgente che riguarda tutta l’umanità, e tanto da vicino ciascuno di noi, restano nascoste alla coscienza dei più, significa che l’informazione sulla crisi climatica, e sulle cose da fare per contenerla, non è sufficiente. Per questo i firmatari della lettera chiedono al servizio pubblico di portare questi temi in primo piano, nei tg e nei talk show, in modo continuativo e ragionato. Toccherà poi alla Rai elaborare e mettere in pratica il modo più adeguato, che non sia allarmista ma efficace nell’elevare la consapevolezza e orientare i comportamenti.

Nel 1972 il Massachussets Institute of Technology calcolò, attraverso un modello computerizzato, che in assenza di cambi di rotta, la scadenza per il punto di non ritorno fosse esattamente il momento in cui ci troviamo: l’anno 2020. L’indifferenza a questo avvertimento e a tutti gli altri che sono seguiti ha regnato sovrana per decenni. Tanto che oggi, nonostante i serrati negoziati con i Paesi più negazionisti, non si è nemmeno riusciti ad ottenere un accordo per l’abbattimento della CO2.

Ma, a giudicare dal susseguirsi di crisi e disastri che stanno caratterizzando il 2020 in tutto il mondo, quella previsione appare particolarmente inquietante.

Perdita di biodiversità, sovrappopolazione umana, frammentazione e distruzione degli ecosistemi, ridursi delle foreste e crescente promiscuità tra esseri umani e animali selvatici o allevati e macellati a miliardi in pessime condizioni igieniche, globalizzazione e velocità dei trasporti, in un quadro di gravissimo e crescente surriscaldamento del pianeta: è questo mix di ingredienti che ha causato il sorgere e il diffondersi di una nuova zoonosi che è divenuta presto pandemia, e che può portare a conseguenze ben peggiori A tutto questo si può reagire solo con l’informazione più tempestiva e rigorosa e, quindi, con l’aiuto di tutti.

La raccolta firme resta aperta alla petizione: https://secure.avaaz.org/community_petitions/it/alla_presidenza_e_alla_direzione_generale_della_ra_chiediamo_alla_rai_di_mettere_in_primo_piano_linformazione_sulla_crisi_climatica_1

Elenco delle associazioni firmatarie qui: http://gg.gg/kjt1d