Allarme carne “cancerogena”. Gentili: «Acquistare quella bio e da filiera controllata»

Legambiente: «Nelle mense scolastiche della Maremma solo prodotti biologici e di filiera corta»

[28 Ottobre 2015]

Dopo il clamore sollevato dal rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha messo sotto accusa le carni rosse lavorate e in scatola, che potrebbero favorire l’insorgenza di forme tumorali, al netto del sensazionalismo, Legambiente Grosseto evidenzia un aspetto di cui in pochi parlano: «E’ molto importante evidenziare con forza la necessità di modificare la nostra dieta alimentare avendo come riferimento la dieta mediterranea a base di legumi, frutta, verdura e con un ridotto consumo di carne». Il che non vuol dire che bisogna eliminare totalmente la carne e gli insaccati, come in molti si sono affrettati a dire, nonostante che anche gli scienziati che hanno partecipato alla ricerca dell’OMS dicano che non volevano dir questo.

Il grossetano Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente, evidenzia che «È importante acquistare carne che proviene da filiere controllate, meglio ancora se biologica, che rispettano, ia la qualità dell’allevamento che quella conseguente della carne che viene consumata. Troppo spesso, infatti, i metodi di allevamento e i mangimi utilizzati oltre a non avere attenzione per il benessere animale favoriscono la distribuzione nel mercato di carni di bassa qualità; e questo è ancora più evidente nella carte trasformata o in scatola. È fondamentale quindi scegliere con attenzione i prodotti che acquistiamo, a maggior ragione per i bambini, organismi in crescita che assorbono con maggiore velocità le sostanze non idonee presenti negli alimenti».

Se poi si pensa che evitando di mangiare carni rosse preparate si è esenti da rischi, si potrebbero avere amare sorprese: «Basti pensare – aggiunge Gentili – che, secondo l’indagine di Legambiente, è aumentata in modo significativo la presenza di pesticidi nella frutta e nella verdura a causa di un modello agricolo troppo spesso energivoro e inquinante: il 42% dei campioni analizzati (su un totale di 7132) risulta contaminato da uno o più sostanze chimiche».

Gli allarmismi non fanno bene, soprattutto alla Maremma Toscana  che, dice ancora Gentili «rappresenta un’area di grande valore per le proprie produzioni di qualità, grazie a filiere controllate e una presenza significativa di aziende biologiche, più di 50 quelle censite dalla Bio mappa di Legambiente in provincia di Grosseto: occorre valorizzare ancora di più questo segmento per salvaguardare il nostro territorio e rispettare la salute dei consumatori».

Per questo Legambiente non chiede di eliminare la carne e i prodotti tipici lavorati di qualità dal piatto ma

chiede che «le mense scolastiche maremmane vengano dotate esclusivamente di prodotti biologici e di filiera corta, che valorizzino le produzioni tradizionali (allevamenti e coltivazioni) legate a un’agricoltura non intensiva».