La Coldiretti: «Una legge per la trasparenza c’è, ma l’Ue sta tentando di insabbiarla»

Olio, maxi-denuncia del New York Times riporta a galla le ombre dell’oro verde italiano

[28 Gennaio 2014]

L’ olio extravergine d’oliva, vero e proprio oro verde italiano e ambasciatore del nostro Paese nel mondo, nasconde in realtà un mondo di truffe che poco hanno a che vedere con le garanzie di qualità e italianità del prodotto. È questa la denuncia del New York Times, che in 15 vignette dal significativo titolo Il suicidio dell’extravergine – l’adulterazione dell’olio di oliva italiano, demolisce un mito italiano.

La contraffazione è un vero e proprio cancro per l’economia dei Paesi, e in Italia – ricorda Adiconsum – muove un giro d’affari di 7 miliardi di euro, che toglie 110.000 posti di lavoro e il 18% delle entrate fiscali. La relazione della Guardia di Finanza evidenzia nel 2013 un aumento del 25% dei prodotti contraffatti e un aumento del 60% di quelli acquistati online. Nel caso dell’olio d’oliva, però, si va a minare la fiducia del consumatore all’interno di un mercato dove l’Italia è leader nel mondo, e l’immagine è tutto.

Alcune regioni ne vengono colpite più di altre, anche se il riverbero è nazionale. Basti penare che la Toscana, regione simbolo dell’extravergine di qualità e maggior esportatore italiano con un corrispettivo di quasi 500 milioni di euro (nei soli Stati Uniti è diretto e consumato il 70% dell’olio toscano IGP) il miracolo dell’olio diventa una “barzelletta” mondiale con un danno in termini di immagine incalcolabile accompagnato da un potenziale crollo delle vendite di “olio Made in Italy”. Ma la situazione, purtroppo, non è nuova. E – è il commento a caldo di Coldiretti Toscana – non la scopre per primo certo il New York Times.

«Il New York Times denuncia con forza e con efficacia una situazione che conosciamo bene tutti – afferma Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana – politica compresa, ma a cui probabilmente non si vuole dare una risposta chiara. Una legge per la trasparenza e l’etichettatura c’è, è stata approvata dal Parlamento italiano dopo lunghe ed estenuanti battaglie della nostra organizzazione, ma Bruxelles sta tentando di insabbiarla».

Tracciando un quadro coerente della situazione, la federazione che riunisce i coltivatori toscani ricorda che nonostante la sua fama di produttrice l’Italia è il principale importatore mondiale di olio e che nelle raffinerie italiane l’olio di oliva è miscelato con oli meno costosi e dopo l’aggiunta di beta-carotene per mascherare il sapore e di clorofilla per dare colore, viene imbottigliato ed etichettato come extravergine Made in Italy.

In realtà la maggioranza dell’olio di oliva venduto come italiano proviene da Paesi come Spagna, Marocco e Tunisia. Nella regione regina di qualità per l’olio italiano, ossia proprio la Toscana (con con 4 Dop e 1 Igp), si produce appena il 4% dell’olio nazionale ma se ne imbottiglia e commercializza il 36-37%; 10 volte l’olio che i 17milioni di olivi del territorio sarebbero in grado di sostenere. A fronte di questi numeri e nonostante il fatto che uno speciale corpo dei Carabinieri sia addestrato per scovare l’olio adulterato ed i ripetuti raid dei diversi corpi di polizia nelle raffinerie – denuncia la Coldiretti Toscana – gli industriali sono raramente perseguiti anche perché molti possono contare su legami con potenti rappresentanti del mondo politico. Anche recentemente dalla Guardia di Finanza in Toscana ha sequestrato 8 milioni di bottiglie di olio di oliva destinato al mercato, con una origine e qualità diverse da quelle presentate, ma non basta.

«Fino a che non capiremo che questa non è la strada giusta, che questo sistema è sbagliato e che servono pene severe – commenta duro Fabrizio Filippi, il presidente dell’Olio Toscano IGP, il maggior consorzio di olivicoltori italiano – il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci che si trasforma nel miracolo dell’extravergine di oliva continuerà ad avverarsi puntualmente diventando purtroppo una brutta abitudine. Filippi è anche sicuro che il consumatore, però, se messo in condizioni, saprà selezionare i prodotti: «Il nostro olio non è solo italiano, è toscano al 100%  – spiega ancora – c’è un’etichetta chiara, evidente, un codice di tracciabilità che è sinonimo di serietà e di qualità. I consumatori possono stare tranquilli».

Ma operazioni mediatiche di grande portata come quella del New York Times di certo non rasserenano, e il prossimo passo non può che essere di garanzia politica, se si vuole che porti da qualche parte. A fronte di questi fenomeni sotto il pressing della Coldiretti – ricorda l’associazione – è stata approvata nel febbraio 2013 la cosiddetta legge “salva olio” che contiene misure di repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy. Ancora oggi la legge non risulta pienamente applicata per l’inerzia della pubblica amministrazione e per l’azione delle lobby industriali denunciate dallo stesso New York Times, a livello nazionale e comunitario. Ora – conclude Coldiretti – c’è la possibilità in Parlamento nella discussione in corso sulla legge comunitaria di approvare uno specifico emendamento diretto ad rispondere alle osservazioni dell’Unione Europea ed a rendere operativa la norma, ripristinando tra l’altro il tappo antirabbocco a tutela del vero extravergine italiano anche nella ristorazione. L’Italia ha dunque l’occasione di ricostruire una credibilità internazionale e di salvaguardare il mercato di una primaria realtà economica, occupazionale ed ambientale contro il rischio di quello che il New York Times ha chiamato il suicidio del Made in Italy.