I ricchi si sentono più soli? Il denaro determina il comportamento sociale

I soldi possono “comprare la felicità”, ma la metà delle persone preferisce avere più tempo libero

[17 Giugno 2016]

Partendo da studi precedenti, che hanno dimostrato che  il denaro favorisce l’autosufficienza e riduce l’interesse per gli altri, Emily Bianchi, dell’università Emory, e Kathleen Vohs, dell’università del Minnesota, hanno cercato di capire se l’accesso al denaro  può far prevedere il comportamento sociale. Ne è venuta fuori la ricerca “Social Class and Social Worlds. Income Predicts the Frequency and Nature of Social Contact” – che sarà pubblicata integralmente su Social Psychological and Personality Science a luglio – che testa se il reddito incide sulla frequenza  e il tipo delle interazioni sociali. Le ricercatrici spiegano che «Due studi con grandi campioni, rappresentativi a livello nazionale di americani (N = 118,026) e diverse misure dei contatti sociali hanno dimostrato che un reddito più elevato delle famiglie è associato a meno tempo speso per socializzare con gli altri (Studi 1 e 2) e con più tempo speso da soli (Studio 2) . Il reddito predice anche la natura del contatto sociale. Le persone con redditi più elevati trascorrono meno tempo con le loro famiglie e i vicini di casa e trascorrono più tempo con i loro amici. Questi risultati suggeriscono che il reddito è associato a come e con chi le persone passano il loro tempo».

Quindi i ricchi passano più tempo da soli – cosa considerata il lusso più importante in Paesi popolosi come la Cina –  o con i loro simili, ma l’abusato titolo della telenovela “Anche i ricchi piangono”  non sembra del tutto azzeccato per rispondere all’antica domanda: “Può il denaro comprare la felicità?”

Infatti, la risposta era già venuta nell’agosto 2015 dallo studio “Money Buys Happiness When Spending Fits Our Personality”, pubblicato da un team dell’università britannica di  Cambridge su Psychological Sciences, che ha analizzato circa 77.000 transazioni bancarie fatte da 625 persone ed è arrivato alla conclusione che avevano ragione studi precedenti: «Il denaro può davvero aumentare la felicità se viene speso nel “modo giusto” (ad esempio, per fare esperienze o per altre persone)». Basandosi sul concetto di adattamento psicologico, i ricercatori di Cambridge  hanno esteso le ricerche, sostenendo che «Le differenze individuali svolgono  un ruolo centrale nel determinare il tipo “giusto” della spesa per aumentare il benessere» e che «Le persone che spendono di più in prodotti che corrispondono alla loro personalità  hanno una vita con  livelli di soddisfazione più elevati. Questo effetto di adattamento psicologico sulla felicità è più forte dell’effetto del reddito totale degli individui o dell’effetto della loro spesa totale». Uno studio follow-up ha mostrato un effetto causale: «Le spese che corrispondono alla personalità aumentato l’effetto positivo. In sintesi, quando la spesa corrisponde alla personalità del compratore, sembra che il denaro possa davvero comprare la felicità». E per fare spese di questo tipo non bisogna essere necessariamente ricchi, ma i poveri restano comunque tagliati fuori perché il denaro, quando ce l’hanno, serve loro solo a soddisfare le esigenze di  base.

Bisogna anche dire che lo studio “Valuing Time Over Money Is Associated With Greater Happiness”, il cui aggiornamento è stato pubblicato nel marzo 2016, sempre su Social Psychological and Personality Science, da un team canadese dell’università della British Columbia, dice che è il tempo libero e non il denaro la chiave della felicità. Non è che un disoccupato in compagnia di altri disoccupati sia più felice di un ricco che se ne sta da solo o con i suoi danarosi amici, è che le persone che danno valore al loro tempo più che al denaro tendono a essere più felici di chi fa il contrario.

I ricercatori della British Columbia hanno sviluppato l’indice  Resource Orientation Measure (ROM) per valutare le preferenze nel dare la priorità al tempo rispetto ai soldi. Poi hanno messo a confronto i dati di un campione di studenti adulti e di uno di impiegati americani  che hanno risposto a diverse domande riguardanti le loro decisioni quotidiane legate al denaro e alla possibilità di sfruttare maggiormente il tempo libero. Ne è emerso che circa il 50% considera più importante il denaro, mentre l’altra metà preferisce disporre di più tempo libero. Gli autori dello studio attribuiscono questa divisione in due del campione al fatto che contare su più tempo libero è più importante quando si tratta di fare quel che ci piace di più, compreso per coloro a cui piace il loro lavoro e che nel tempo libero hanno l’opportunità di fare cose nuove e di conoscere gente.

Cosa che, secondo l’ultima ricerca, evidentemente non interessa i ricchi, troppo impegnati a far soldi credendo fermamente che sia quella la felicità.