Smart Manufacturing, la quarta rivoluzione industriale. In Italia censite 135 applicazioni

Ma il secondo Paese industriale Ue non ha un programma di sviluppo nazionale

[8 Luglio 2015]

Secondo la ricerca dell’Osservatorio Smart Manufacturing della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “La competitività della manifattura passa dal digitale”, «anche in Italia è scattata l’ora della quarta Rivoluzione industriale, quella dello Smart Manufacturing, l’innovazione digitale nei processi dell’industria che rappresenta la chiave per la competitività del comparto manifatturiero del futuro. In uno scenario internazionale in cui diversi Governi hanno già varato piani per la digitalizzazione del comparto manifatturiero, le imprese Italiane hanno iniziato a investire in tecnologie come Internet of Things, Big Data e Cloud computing, sistemi di produzione automatizzati (Advanced automation), dispositivi wearable e nuove interfacce uomo/macchina (Advanced Human Machine Interface) o stampa 3D (Additive manufacturing)».

L’indagine dell’Osservatorio realizzata all’estero (analizzate 59 applicazioni di Smart Technologies su un campione di 55 aziende) rivela come nel mondo lo Smart Manufacturing sia un fenomeno ben recepito, dagli Stati Uniti all’Europa fino alle potenze manifatturiere asiatiche, con prevalenza di applicazioni nei comparti automotive, aerospaziale/difesa e metalmeccanico. Anche all’estero vi è una prevalenza dell’area Smart Execution, a cui appartiene oltre l’80% dei casi rilevati, mentre le applicazioni di Smart Integration appaiono numericamente più esigue. IoT e Manufacturing Big Data si confermano le tecnologie già pronte per entrare nei processi delle aziende, mentre il Cloud Manufacturing è quella più versatile sia in termini di aree applicative che di settori.

Nel nostro Paese lo Smart Manufacturing, seppur con livelli di diffusione e maturità diversi, sembra in salute: l’Osservatorio ha censito 135 applicazioni, distribuite su numerosi ambiti applicativi in 43 casi analizzati e sottolinea che  «La maggior parte di questi fa riferimento alla Smart Execution – ovvero il cuore dell’attività dell’industria come produzione, logistica, manutenzione, qualità e sicurezza & compliance – in particolare grazie a tecnologie mature come Internet of Things e Big Data, mentre il Cloud Manufacturing ed l’Advanced Human Machine Interface si candidano per diventare le prossime tecnologie di riferimento. Una grande ricchezza applicativa si trova anche nell’area della Smart Integration, ovvero in quei processi che interagiscono fortemente con il mondo della fabbrica, come new Product Development, Suppliers Relationship Management e i Product Lifecycle Management. In particolare, le tecnologie più mature sono IoT e Big Data a supporto dello sviluppo nuovo prodotto e del Product Lifecycle Management».

Ma il grande assente in Italia, come anche all’estero, è lo Smart Planning, cioé i processi di Production & Distribution Planning, inventory Management e Supply chain event Management, «in cui il potenziale appare ancora latente, crediamo soprattutto per la gioventù del fenomeno Smart Manufacturing: una volta che le tecnologie smart avranno permeato il processo manifatturiero ed i sistemi di condivisione dei dati, l’innovazione delle logiche di pianificazione sarà inevitabile».

Ma al Politecnico di Milano sottolineano che l’Italia, secondo Paese manifatturiero d’Europa, «Ha bisogno di un programma nazionale dedicato per lo meno vicino a quello sviluppato In Germania: un programma di cui si inizia a parlare solo ora e la cui assenza è stata solo in parte mitigata da progetti di ricerca di stampo consortile sviluppatisi dal basso»

Alessandro Perego, co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Manufacturing, è convinto che «Lo Smart Manufacturing è la strada fondamentale per il rilancio dell’industria italiana, perché consente di far lavorare in modo più intelligente e “connesso” le risorse dei processi industriali, portando efficienza, velocità e flessibilità, elementi di cui le imprese manufatturiere hanno bisogno per recuperare competitività. A più alto livello, consente di innovare il modo di produrre ed anche i prodotti stessi. L’Italia deve comprendere a fondo questo paradigma per farne una freccia al proprio arco».

Un altro co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Manufacturing, Andrea Sianesi,  aggiunge: «Lo Smart Manufacturing è destinato a diventare il paradigma della manifattura del futuro. Grazie ad alcune tecnologie digitali innovative le industrie saranno capaci di maggiore interconnessione e cooperazione tra le proprie risorse e ciò cambierà in modo drastico l’efficienza e la competitività, cancellando vincoli fino ad oggi insormontabili con ripercussioni profonde sui processi e sulle possibilità di business. Gli ambiti applicativi sono molto ampi: si va dagli Smart objects per la tracciatura dei processi ai Big Data a supporto della gestione della qualità, dall’advanced automation nella logistica interna alle piattaforme cloud dedicate alla collaborazione nei processi esecutivi».

Marco Taisch, anche lui co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Manufacturing, evidenzia che «La ricerca, pur rivelando un buon fermento anche in Italia, mostra come nel nostro Paese ci sia ancora molta strada da compiere da parte delle aziende utenti, dei fornitori e anche delle istituzioni. Spiace osservare come nel documento ‘Strategia per la crescita Digitale’ della Presidenza del consiglio dei Ministri neppure una riga sia dedicata al settore manifatturiero. L’auspicio è di poter contribuire con il nostro lavoro a un cambiamento sul fronte dello Smart Manufacturing, rafforzando l’industria italiana e la sua capacità di generare ricchezza e stabilità economica».

Giovanni Miragliotta, responsabile della  ricerca dell’Osservatorio Smart Manufacturing. Ha detto che «La situazione dello Smart Manufacturing in Italia mostra luci e ombre  I dati su oltre 75 applicazioni operative e altre 50 in fase sperimentale permettono di dire che le medie e grandi imprese italiane sono già attive su questo tema. Tuttavia emerge l’assenza di una visione strategica, sia a livello di singola impresa sia di Paese. Fare Smart Manufacturing non è adottare questa o quella tecnologia, ma saper ‘orchestrare’ il digitale per trasformare i processi industriali come è accaduto nel terziario avanzato. L’adozione dello Smart manufacturing porta benefici tangibili alla imprese, nelle aziende con applicazioni di Smart technologies abbiamo registrato un’ampia soddisfazione in merito al rapporto tra costi e benefici dell’innovazione. E soprattutto si apre la possibilità di disegnare i processi in modo nuovo, superando limiti storici di acquisizione delle informazioni e di cooperazione tra attori e risorse».

Ma alla School of Management del Politecnico di Milano docono che il  percorso di adozione dello Smart Manufaturing in Italia è rallentato da diversifattori contestuali, culturali, organizzativi e di capacità dell’offerta e che «Le principali barriere sono le ridotte dimensioni delle nostre imprese, i limiti di cultura digitale nelle decisioni per l’adozione delle tecnologie, l’assenza di equilibrio tra operational technology ed information technology nelle organizzazioni. E poi i problemi con i fornitori che – nella percezione delle imprese – tendono a “monetizzare” commercialmente l’innovazione proposta, più che a supportare la comprensione della portata del cambiamento».

A pesare è soprattutto l’assenza di un piano nazionale. Nel mondo lo Smart Manufacturing nasce dai grandi programmi di innovazione digitale per definire le strategie, roadmap e criteri di unificazione dei Paesi manifatturieri definiscono strategie attorno a cui sviluppare l’industria del futuro. Nel 2011 la Germania è stata la prima a definire una strategia nazionale a sostegno della digitalizzazione della manifattura. Nel 2012 gli Usa hanno costituito la Smart Manufacturing Leadership Coalition (SMLC), una organizzazione privata no profit per favorire la collaborazione tra aziende, enti di ricerca, università e organizzazioni di produttori nella

ricerca e nello sviluppo di standard, piattaforme e infrastrutture per l’adozione dello Smart Manufacturing. La Gran Bretagna, ha messo in piedi l’iniziativa “High value Manufacturing”. In Italia nel 2012 si è formato il “Cluster nazionale Fabbrica intelligente”,  un’associazione senza fini di lucro che,  tra gli altri, ha l’obiettivo di sviluppare ed indirizzare la trasformazione dell’industria, coinvolgendo imprese, università, centri di ricerca e associazioni e che  ha definito una roadmap per l’Italia che prende in considerazione anche l’innovazione digitale.

Miragliotta conclude: «Considerando però che l’Italia è la seconda manifattura europea e che il comparto manifatturiero rappresenta con il suo indotto il 20% della ricchezza del Paese, sarebbe auspicabile da parte delle istituzioni un’attenzione su questi temi simile a quella dimostrata dall’esecutivo tedesco con il suo programma nazionale. L’Osservatorio ha anche l’obiettivo di sensibilizzare ulteriormente le imprese, i fornitori di tecnologia e le istituzioni verso un programma di intervento che goda poi del supporto dell’esecutivo».