Coronavirus: si teme un picco del bracconaggio dove la povertà è pandemica. In Cambogia uccisi 3 rarissimi Ibis giganti

«Sembra che abbiamo bisogno di perdere qualcosa prima di renderci conto del suo valore. Una volta scomparsa, la natura non può essere ricreata»

[17 Aprile 2020]

Le associazioni ambientaliste e gli scienziati di tutto il mondo dicono che, se si vuole davvero uscire dalla crisi del Covid-19 e il benessere e la salute delle persone e un’economia più giusta e resiliente, la natura deve essere al centro della ripresa economica.
Ma se il futuro post-Covid-19 è incerto, il presente è pericoloso e si teme un “picco del bracconaggio” nelle comunità rurali dei Paesi in via di sviluppo che stanno perdendo i loro redditi di sussistenza.
L’esempio più clamoroso di questo pericolo sono i tre Ibis giganti (Thaumatibis gigantea), l’uccello nazionale della Cambogia e una specie in via di estinzione, che sono stati uccisi nel Chhep Wildlife Sanctuary, un’area protetta della provincia di Preah Vihear. Oggi in natura restano meno di 300 Ibis giganti e la Wildlife Conservation Society (Wcs) denuncia che «In un singolo evento di avvelenamento deliberato, tre Ibis giganti, equivalenti all’1-2% della popolazione mondiale, sono stati uccisi» e che questo «Fa parte di una tendenza globale inquietante nella quale gli ambientalisti stanno notando aumenti nella caccia alle specie protette, poiché la diffusione del coronavirus ha iniziato a bloccare i sistemi economici e sociali tradizionali nelle zone rurali».
La WCS si è accorta dell’uccisione degli Ibis il 9 aprile e spiega che «Gli uccelli sono stati uccisi illegalmente per la loro carne, che sarebbe stata consumata localmente o venduta sul mercato». L’associazione ambientalista denuncia anche che, oltre all’avvelenamento degli Ibis, sempre in Cambogia, a fine di marzo sono stati affogati più di 100 pulcini di tantalo variopinto (Mycteria leucocephala), appartenenti alla più grande colonia di queste cicogne e di uccelli acquatici del sud-est asiatico che vivono nel sito Ramsar di Prek Toal.
Nelle ultime due settimane , con la chiusura delle attività economiche e l’immediato prosciugamento dei redditi per comunità che vivono alla giornata, gli ambientalisti hanno notato un crescente sfruttamento delle risorse naturali, incluso il bracconaggio di animali selvatici protetti.
Colin Poole, direttore regionale della WCS Greater Mekong, evidenzia che «All’improvviso le popolazioni rurali hanno ben poco a cui potersi rivolgere se non le risorse naturali e stiamo già assistendo a un picco del bracconaggio. Il costante impegno degli ambientalisti nei confronti delle popolazioni locali nelle aree rurali di tutta la regione è più importante che mai in questo momento, poiché non hanno reti di sicurezza e sono sole in prima linea, la prima e l’ultima linea di difesa per le foreste e la fauna selvatica all’interno e intorno alle loro comunità».
In Cambogia, dall’inizio di febbraio, le pattuglie delle Community Protected Area e i ranger del Dipartimento provinciale dell’ambiente hanno scoperto 12 casi di caccia agli uccelli con il veleno nelle Pianure del Nord. Oltre all’Ibis gigante, le vittime dei bracconieri comprendono specie di anatre minacciate di estinzione e le rare gru Antigone (Antigone antigone) e molte altre specie. I bracconieri utilizzano veleni a base di carbofuran, particolarmente letali per gli uccelli, avvelnano gli stagni e poi raccolgono gli uccelli morti.
In Cambogia gli Ibis giganti, prima molto diffusi, ormai vivono soli in una remota foresta decidua nelle pianure della pianura settentrionale e orientale e il Chhep Wildlife Sanctuary e l’adiacente Kulen Promtep Wildlife Sanctuary, gestiti dal ministero dell’ambiente cambogiano, ospitano almeno un terzo della popolazione globale della specie. Nell’ultimo decennio, migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo hanno visitato l’area per vedere gli Ibis giganti e questo porta alle comunità locali introiti per cemtinaia di migliaia di dollari. Quindi, i bracconieri stanno distruggendo la possibilità di una ripresa basata sull’eco-turismo e gli oltre 500 agricoltori che coltivano l’Ibis Rice, rispettoso della fauna selvatica e certificato biologicamente, per il quale ottengono quasi il doppio del prezzo di mercato perché proteggono l’Ibis gigante e il suo habitat. La Wcs sottolinea che «La perdita di questi uccelli significherebbe la perdita di un’importante fonte di reddito per la popolazione locale».
Ma quello della Cambogia non è un caso isolato: in India aumentano le segnalazioni di un’impennata del bracconaggio di tigri, mentre in Africa si teme che possano aumentare i rischi per i rinoceronti e altre specie in via di estinzione.
Matt Brown, direttore Africa region di Nature Conservancy fa notare che, in seguito alla dichiarazione della Pandemia, nelle principali riserve naturali e parchi nazionali africani c’è stato un improvviso calo delle entrate turistiche e aggiunge su BBC News che «La preoccupazione è su come queste aree possano mantenere l’efficacia del loro pattugliamento e della sicurezza della fauna selvatica quando circa il 50% delle entrate previste per quest’anno è ora sceso a zero».
E la chiusura delle attività di esportazione e degli impianti produttivi ha lasciato molte persone senza lavoro, il che insieme al drastico calo del turismo, è stato un colpo da KO per economie già fragilissime. Per Brown, «A causa della recessione dell’economia globale, potrebbe esserci un aumento della pressione del bracconaggio che prende di mira la fauna selvatica»
Campaign for Nature, che comprende esperti di Asia, Africa e America Latina, ha invitato i ministri delle finanze dei Paesi del G20 a includere la protezione della natura nei loro piani di ripresa economica per affrontare gli impatti della pandemia.
Hugo van der Westhuizen, della Zoologische Gesellschaft Frankfurt, conclude: «Ora più che mai è il momento di rivalutare il valore della natura. La conservazione non può essere costruita e mantenuta solo sul reddito turistico o sul finanziamento dei donatori. Il Covid-19 ci sta insegnando che diamo la natura per scontata, insieme all’acqua e all’aria pulite, e sembra che abbiamo bisogno di perdere qualcosa prima di renderci conto del suo valore. Una volta scomparsa, la natura non può essere ricreata».