Concessioni balneari, acque ed energia nell’edilizia: la Commissione Ue avvia tre procedure di infrazione contro l’Italia

Garantire trasparenza per le Concessioni balneari; proteggere le acque dall'inquinamento da nitrati di origine agricola; presentare la strategia a lungo termine per le ristrutturazioni edilizie

[4 Dicembre 2020]

Dopo che governo, Regioni e Comuni hanno ignorato i moniti che erano già arrivati più volte da Bruxelles e, approfittando della pandemia di Covid-19 hanno ampliato le concessioni balneari fino al 2033, come previsi e prevedibile, ieri la Commissione europea ha chiesto di garantire trasparenza e parità di trattamento per quanto riguarda le concessioni balneari e ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia «in merito al rilascio di autorizzazioni relative all’uso del demanio marittimo per il turismo balneare e i servizi ricreativi (concessioni balneari)».

La Commissione ricorda al governo italiano (praticamente l’unico ad avere questo problema nell’Ue) che «Gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (ad esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. L’obiettivo è fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse».

In una nota la Commissione evidenzia che »In una sentenza del 14 luglio 2016 emessa a seguito di un rinvio pregiudiziale del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia (cause riunite C-458/14 e C-67/15), la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la normativa pertinente e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell’Unione. L’Italia non ha attuato la sentenza della Corte».

Poi si arriva all’attualità: «Inoltre l’Italia da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione».

La Commissione ritiene che «La normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’Ue, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sopra menzionata e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia di coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane».

L’Italia ha ora 2 mesi per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

Italia sotto accusa anche per la direttiva sui nitrati che punta a proteggere la salute umana e l’ambiente riducendo e prevenendo l’inquinamento delle acque causato dai nitrati di origine agricola e secondo la quale gli Stati membri dell’Ue devono monitorare le loro acque e identificare quelle che sono inquinate o potrebbero essere inquinate da nitrati provenienti da fonti agricole. Sono inoltre obbligati a designare le zone vulnerabili ai nitrati, cioè le zone che scaricano nitrati agricoli in acqua e contribuiscono all’inquinamento, e ad istituire adeguati programmi d’azione, con misure obbligatorie per gli agricoltori.

In questo caso la Commissione Ue ricorda all’Italia che «L’European Green Deal ha come obiettivo un’Ue a “inquinamento zero”, a beneficio della salute pubblica, dell’ambiente e della neutralità climatica» e che «Nel novembre 2018 la Commissione ha inviato all’Italia una prima lettera di costituzione in mora, invitando le autorità a garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, a procedere a un riesame e proseguire nella designazione delle zone vulnerabili ai nitrati in varie regioni nonché ad adottare misure supplementari o azioni rafforzate per conseguire gli obiettivi della direttiva in diverse regioni». Successivamente c’è stato un intenso dialogo con le autorità italiane che ha portato ad alcuni progressi. Però la Commissione Ue scrive che «Sono necessarie ulteriori misure per affrontare i problemi rimanenti. Nel frattempo sono peraltro sorte alcune nuove problematiche, quali la riduzione di un periodo di chiusura continuo (durante il quale è vietata l’applicazione di fertilizzanti) e la mancata revisione di alcuni programmi d’azione regionali».

Quindi, la Commissione europea ha inviato all’Italia un’ulteriore lettera di costituzione in mora, concedendole due mesi per affrontare le carenze individuate, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

Lettere di costituzione in mora somno state invece inviate a Italia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Romania (ma anche al Regno Unito, nel frattempo uscito dall’Ue) per le prestazioni energetiche nell’edilizia, «per non aver presentato la le loro strategie nazionali di ristrutturazione a lungo termine».

In questo caso la Commissione Ue ricorda che «Ai sensi della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, gli Stati membri erano tenuti a presentare alla Commissione le loro strategie nazionali di ristrutturazione a lungo termine entro il 10 marzo 2020. Tali strategie di ristrutturazione a lungo termine sono un elemento chiave della direttiva, che stabilisce il percorso, le misure politiche e la mobilitazione finanziaria necessarie per decarbonizzare il parco immobiliare esistente entro il 2050. Si tratta di un aspetto importante in quanto il settore edilizio dell’UE è il principale consumatore di energia in Europa ed è responsabile del 36 % delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’energia nell’Ue».

Nonostante tutto questo, ad oggi, solo 14 Stati membri hanno presentato le loro strategie, come richiesto dalla direttiva. La situazione del Belgio è però diversa da quella dell’Italia e degli altri 12 Paesi: il Belgio – uno stato federale – ha presentato solo le strategie regionali per la regione di Bruxelles-Capitale e per la regione delle Fiandre, ma non per la regione Vallonia. Quindi non ha ancora comunicato alla Commissione la propria strategia nazionale.

Anche per le prestazioni energetiche in edilizia, gli Stati membri interessati dispongono di due mesi per adempiere ai propri obblighi, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.