Pnrr, Forum disuguaglianze e diversità: «Un passo avanti ma la strada è ancora lunga»

Rossella Muroni: «Su transizione energetica e rinnovabili la bozza del Pnrr resta al di sotto delle aspettative e delle necessità imposte dalla crisi climatica e dagli obiettivi europei del Green deal»

[13 Gennaio 2021]

Ieri il Consiglio dei Ministri ha discusso e approvato  (con l’astensione delle due ministre renziane) la bozza del Piano nazionale ripresa e resilienza che sarà inviata alla Camera e al Senato della Repubblica per acquisirne le valutazioni.

La deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni  ha subito commentato: «Il Recovery plan condizionerà gli investimenti dei prossimi decenni e i fondi li prendiamo in prestito dai nostri figli. Per questo va utilizzato al meglio per trasformare e decarbonizzare l’economia, rendendo il nostro sviluppo davvero sostenibile, inclusivo e resiliente. La bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) mantiene come primo capitolo quello della rivoluzione verde e transizione ecologica, anche se il finanziamento rispetto alle prime bozze è stato ridotto di circa 5 miliardi e portato agli attuali 68,9. Previsti finanziamenti significativi per la mobilità sostenibile, l’istruzione e la ricerca, la digitalizzazione, la coesione e la sanità».

La Muroni fa però notare che «su transizione energetica e rinnovabili la bozza del Pnrr resta al di sotto delle aspettative e delle necessità imposte dalla crisi climatica e dagli obiettivi europei del Green deal. Si limita a dire qualcosa su rifiuti e impianti, ma l’economia circolare è molto di più: è una prospettiva di sviluppo che crea filiere produttive. Con la nuova bozza di Pnrr è stato privilegiato un approccio ragionieristico, più attento ai saldi finali da rispettare e a modificare la suddivisione tra incentivi e investimenti piuttosto che a costruire una visione complessiva per realizzare un vero e proprio piano industriale verde. E’ importante che dopo il primo passaggio in Consiglio dei ministri la bozza di Pnrr approdi in Parlamento per un esame che porti il contributo migliorativo di Camere e parti sociali».

Sulla base dei materiali informalmente circolati dal 7 dicembre in poi, il Forum disuguaglianze e diversità (ForumDD) ha analizza punto per punto la bozza del Piano nazionale ripresa e resilienza e ha preparato e inviato al presidente del Consiglio un Documento di valutazione e proposte, «per prepararsi, in ogni circostanza, a quel confronto pubblico che appare indispensabile per la qualità e il successo del Piano».

Per Forum DD, «In estrema sintesi, la versione del Piano ora predisposta segna un passo in avanti, ma la strada per arrivare a una strategia-Paese che “non dovrà riportarci al tempo di prima, ma dovrà costruire un’Italia nuova” – come recita la bozza – è ancora lunga. Il salto può essere prodotto solo da una fase di confronto informato con le organizzazioni della società secondo i principi di “partenariato sostanziale” stabiliti dall’Europa e richiamati dal Documento».

Secondo il Forum, attraverso il confronto pubblico, dovranno prima di tutto essere realizzati progressi in tre direzioni generali:

Strategia: Dare effettiva attuazione alla priorità trasversale di genere e alle altre due priorità trasversali, generazionale e territoriale, con progetti integrativi e con una verifica di metodo di tutti i progetti; Prevedere una priorità trasversale aggiuntiva, “dare dignità e partecipazione strategica al lavoro”, con due interventi di riforma; Assicurare tutte le risorse correnti di Bilancio necessarie a gestire le nuove infrastrutture sociali attivate; Utilizzare per le missioni un linguaggio degli obiettivi, non delle azioni, per motivare l’intero paese in modo trasparente

Risultati attesi: Colmare l’attuale grave lacuna per cui la maggioranza dei progetti è priva dell’indicazione dei “risultati attesi” (in termini dei benefici per la popolazione) o addirittura indica al loro posto le “realizzazioni” (numero di progetti fatti, di imprese incentivate, di aderenti, di infrastrutture completate). Assente tale chiarimento, l’utilità dei progetti non è giudicabile, né l’Unione Europea potrà accettarli.

Amministrazioni Pubbliche e governance del Piano: Il Piano deve rappresentare l’occasione per avviare una rigenerazione delle PA fondata su: motivazione dei dipendenti in base a obiettivi strategici; assunzioni di giovani con bandi celeri (non oltre 5-6 mesi) e moderni; formazione di qualità; co-progettazione diffusa con gli attori sociali; Affinché il Piano (che per il 60% include progetti affidati a strutture territoriali) possa essere attuato con successo, deve diventare esso stesso l’esperienza pilota di tale rigenerazione: individuando subito le amministrazioni territoriali responsabili, motivandole e potenziandole; creando in ogni Amministrazione centrale un centro unico di responsabilità di ogni sezione del Piano, affidandola a dirigenti (interni o esterni) di massima qualità e dotati di adeguate risorse; costituendo uno staff tecnico a disposizione del Referente unico nazionale che assicuri la pronta identificazione e rimozione degli ostacoli (come proposto assieme a ForumPA e Movimenta).

Il Documento del ForumDD fa diverse  proposte puntuali o pone quesiti su 2 assi strategici generali – transizione ecologica e transizione digitale – e su 6 obiettivi strategici puntuali da rafforzare:

Transizione ecologica: Verificare che il rispetto del vincolo di una quota green del 37% sia effettivo. Ricalibrare e integrare i progetti con un chiaro indirizzo di contrasto del cambiamento climatico che integri “ambientale” e “sociale”.

Transizione digitale: Accompagnare gli importanti e utili progetti sulle infrastrutture con una chiara identificazione dei risultati di miglioramento dei servizi che si intendono con la “digitalizzazione delle PA”. Potenziamento della didattica e diritto allo studio: Nonostante le maggiori risorse ora previste l’emergenza educativa, aggravata dalla sottrazione di futuro prodotta dalla chiusura delle scuole, richiede più risorse e più qualità degli interventi. Per le università, ciò va accompagnato da una riforma del modo in cui se ne valuta l’impatto sociale.

Una casa dignitosa, sicura, energeticamente efficiente e “socievole”. Integrare fra loro e legare alle caratteristiche dei contesti territoriali gli interventi per la casa e rafforzare l’intervento per l’edilizia residenziale pubblica.

Dignità e partecipazione strategica del lavoro: Affrontare la priorità di genere attraverso interventi strutturali, più che di de-contribuzione fiscale. E realizzare o avviare due riforme urgenti per assicurare retribuzione dignitose e una “partecipazione strategica” al lavoro, assieme alla comunità.

Aprire a PMI rinnovate ogni sapere tecnologico: Vagliare tutti gli interventi previsti, specie quelli di incentivazione finanziaria, alla luce dell’unico metro possibile: quali sono i risultati attesi? Quanta maggiore diversificazione delle vendite o esportazioni? Quale rinnovamento del management? Quale incremento di produttività? Quale impatto ambientale?

Liberare il potenziale delle aree marginalizzate: Valorizzare l’attenzione presente nel Piano alle aree marginalizzate del Paese (aree interne, periferie, aree sismiche, coste), integrando gli interventi esistenti e affidandole all’indirizzo di centri unici di competenza. E per le aree sismiche accompagnare gli investimenti con l’immediata costruzione di una strategia permanente per le ricostruzioni affidata a un unico centro di competenza delle AP.

Dotare il Paese di un sistema di infrastrutture sociali integrate: Dare concretezza all’obiettivo trasversale di parità di genere e promuovere un forte contrasto delle disuguaglianze attraverso una infrastrutturazione sociale integrata che torni a poggiare su un unico centro di competenza nelle PA, sull’introduzione dei Livelli Essenziali di Assistenza e su un’idea di cura posta al centro delle politiche e delle comunità.