Assolti i 12 ragazzi che il 28 aprile 2012 portarono in salvo i primi beagle di Green Hill

Processo Green Hill bis, condannati in appello un veterinario e tre ex dipendenti dell’allevamento

Ribaltata la sentenza di primo grado. Legambiente e Lav: finalmente verità e coerenza

[3 Luglio 2019]

Al processo Green Hill Bis, la Corte d’appello di Brescia ha ribaltato la sentenza di primo grado del Tribunale di Brescia che aveva assolto tutti per i maltrattamenti di animali avvenuti all’interno di Green Hill, l’allevamento di beagle nel bresciano destinato alla sperimentazione scientifica e chiuso poi nel 2012. Condannato uno dei due veterinari dell’Asl di Brescia per concorso in maltrattamenti di animali, uccisione, omessa denuncia e falso in atto pubblico e condannati per falsa testimonianza tre ex dipendenti di Green Hill. La Corte d’Appello ha, invece, confermato l’assoluzione del secondo veterinario Asl imputato.

Secondo la Lav, «Con questa sentenza la Corte d’Appello ha confermato che era impossibile che durante i controlli dei veterinari pubblici, non fossero emerse evidenze dei maltrattamenti e delle uccisioni ingiustificate verificatesi nella struttura, per le quali i vertici e il veterinario della struttura sono stati condannati in tutti e tre i gradi di giudizio. Non abbiamo mai perso la fiducia nella giustizia, consapevoli che gli elementi di prova fossero sufficienti ad evidenziare le responsabilità dell’imputato. Ci auguriamo che nel frattempo la ASL di Brescia abbia migliorato le procedure di ispezione sul benessere animale, affinché non sia più possibile che in strutture sotto il suo controllo gli animali siano uccisi o muoiano in violazione della legge».

Antonino Morabito responsabile nazionale ambiente e legalità, Cites, fauna e benessere animale di Legambiente, sottolinea che «La sentenza restituisce finalmente verità e coerenza rispetto a quanto accadeva ai beagleall’interno dell’allevamento di Montichiari. Qui tremila cani di razza beagle allevati, al fine di essere sottoposti a sperimentazione, erano tenuti in condizioni contrarie alla loro natura, maltrattati e uccisi se non rispondevano alle esigenze commerciali. Ci teniamo a ricordare che il veterinario pubblico è il primo difensore della vita degli animali e la sua funzione non è finalizzata all’ottimizzazione del risultato d’impresa, ma alla garanzia della tutela della salute e del benessere degli animali oggetto di allevamento. Legambiente, che si è costituita parte civile nel processo, è in prima linea nella battaglia contro il maltrattamento degli animali e continuerà a vigilare e denunciare sia chi continua a perpetrare abusi, sia chi non esercita il suo fondamentale ruolo di controllo, affinché non si ripetano mai più in Italia casi vergognosi come quello di Green Hill».

Gli animalisti esultano anche per un’altra sentenza che riguarda sempre la vicenda di Green Hill: il primo luglio la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello del Tribunale di Brescia per l’accusa di furto nei confronti dei 12 ragazzi che il 28 aprile 2012 portarono in salvo i primi beagle di Green Hill. Alla Lav dicono: «Siamo orgogliosi di aver sostenuto le spese legali di una nostra socia e di aver contributo per tutti e tre i gradi di giudizio a quelle degli altri imputati! Se oggi Green Hill è chiuso per sempre, è anche grazie alla determinazione di questi 12 ragazzi, che hanno disobbedito alla Legge per salvare delle vite. Pur nel rispetto delle decisioni dell’Autorità giudiziaria, abbiamo fin da subito ritenuto che la condanna degli attivisti fosse in contrasto con il riconoscimento dell’animale quale soggetto, essere senziente e non oggetto, con la conseguenza che gli attivisti coinvolti non hanno assolutamente rubato qualcosa ma piuttosto salvato vite animali da maltrattamenti e uccisioni».