A Ecomondo la protesta dei riciclatori: «Senza End of Waste l’economia circolare è una bufala»

Il ministro Costa rassicura: «Abbiate solo il tempo di aspettare i passaggi tecnici». Ma la crisi è deflagrata a febbraio

[6 Novembre 2018]

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n.1229 del 28 febbraio, ha toccato un nervo scoperto dell’economia circolare italiana: quello dell’End of Waste, ovvero la cessazione della qualifica di rifiuto al termine di un processo di recupero. L’End of Waste non può essere deciso autonomamente dal riciclatore, ma deve giustamente essere stabilito dall’autorità pubblica: il problema è che il meccanismo si è inceppato, mettendo a rischio l’economia circolare nazionale. Per questo le aziende riunite in Unicircular (l’Unione imprese economia circolare) ha portato oggi in scena a Ecomondo – la più importante fiera della green economy in Italia – una protesta, chiedendo con urgenza un intervento da parte delle istituzioni nazionali.

«Ad oggi solo per vetro, metalli, combustibile da rifiuti e fresato d’asfalto sono state decise le regole europee o nazionali che consentono la trasformazione da rifiuto a risorsa – dichiarano da Unicircular – per le altre tipologie di rifiuto, restano due sole altre alternative: o i riciclatori hanno la “fortuna” di poter ricorrere, provvisoriamente, ad un decreto che risale al 1998 ed è stato aggiornato una sola volta, e che risulta quindi incompleto o quanto meno obsoleto (perché non comprende tutti i rifiuti, tutti i processi di riciclo in linea con le moderne tecnologie e tutte le possibili risorse ottenibili dai rifiuti); o gli impianti di riciclo devono ottenere una specifica autorizzazione rilasciata “caso per caso” dalle autorità territoriali competenti (Regione o Provincia delegata), al termine di lunghe, onerose e doverose procedure in cui si valutano gli impatti ambientali complessivi. Purtroppo, una sentenza del Consiglio di Stato di febbraio scorso ha reso di fatto inattuabile il secondo tipo di procedura, causando il blocco graduale di centinaia di impianti».

Da Unicircular sottolineano come sia «certamente auspicabile poter disporre di decreti End of Waste a livello nazionale per ogni filiera di riciclo, ma ciò è reso difficile sia dalla grande quantità di filiere esistenti, sia dalla costante evoluzione dei prodotti di partenza, che cambiano frequentemente il mix di materie prime con le quali sono fabbricati, sia dalla necessità di adeguare continuamente gli impianti e i materiali riciclati alle tecnologie innovative e alle richieste del mercato».

Alla luce di queste semplici e chiare considerazioni i riciclatori chiedono dunque a Governo e Parlamento «una modifica Testo unico ambientale (D.lgs. 152 del 2006) che, in assenza degli auspicati decreti, consenta alle autorità territoriali di rinnovare a scadenza le autorizzazioni esistenti e di rilasciarne di nuove. Senza questa modifica legislativa, centinaia di impianti autorizzati, che da anni con la loro attività garantiscono le essenziali lavorazioni che consentono all’Italia di raggiungere i risultati straordinari che ci rendono leader europei del riciclo, saranno costretti a chiudere con grave danno per l’ambiente e la perdita di migliaia di posti di lavoro».

Dal palcoscenico di Ecomondo non è tardata ad arrivare una risposta dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il quale ha tentato di rassicurare il mondo dell’economia circolare: Per noi è importante superare ciò che è stato bloccato da una sentenza del Consiglio di stato, che per giuste ragioni ha puntualizzato alcune cose. Io dico agli imprenditori ad Ecomondo: il governo l’End of Waste lo considera una priorità. Quindi abbiate solo il tempo di aspettare i passaggi tecnici, ma noi non abbiamo dimenticato». Dalla sentenza ad oggi, però, intanto sono già passati otto mesi.