Adottato il nuovo Pil che trasforma il valore della natura

L'Onu approva il Seea Ea, un quadro fondamentale per integrare il capitale naturale nella rendicontazione economica

[11 Marzo 2021]

Con una decisione che potrebbe rimodellare l e iniziative e il processo decisionale verso lo sviluppo sostenibile, l’Onu ha hanno adottato un nuovo Pil, il System of environmental-economic accounting—Ecosystem accounting (Seea Ea), un quadro che include i contributi della natura nella misurazione della prosperità economica e del benessere umano.

Il Seea Ea è stato adottato dall’United nations statistical commission, dalla quale spiegano che «rappresenta un importante passo avanti che va oltre la statistica comunemente utilizzata del prodotto interno lordo (Pil) che ha dominato i reportage dalla fine della seconda guerra mondiale. Questa misura garantirebbe che il capitale naturale – foreste, zone umide e altri ecosistemi – sia riconosciuto nei rapporti economici».

Gli esperti Onu sottolineano che «mentre una statistica come il Pil funziona bene nel dimostrare il valore di beni e servizi scambiati nei mercati, non riflette la dipendenza dell’economia dalla natura, né i suoi impatti sulla natura, come il deterioramento della qualità dell’acqua o la perdita di una foresta».

Elliot Harris, economista capo dell’Onu, ricorda che «in passato, abbiamo sempre misurato i nostri progressi in termini di valore di mercato pagato per i beni e servizi che produciamo e consumiamo, il valore della natura non è mai stato preso in considerazione. La natura è stata trattata come se fosse free e senza limiti ed è stata degradata senza neppure conoscere il valore perduto. Contare la natura e l’economia insieme e nello stesso quadro ci consentirà di vedere come le nostre attività economiche influenzano la natura e come la presenza della natura influisce su di noi come individui, società e specie. Così facendo, possiamo fare in modo che le nostre attività raggiungano la prosperità senza danneggiare o distruggere la natura durante il processo».

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha accolto con favore l’adozione del nuovo quadro economico e ambientale: «Questo è un passo avanti storico verso la trasformazione del modo in cui consideriamo e apprezziamo la natura. Non permetteremo più incautamente che la distruzione e il degrado ambientale siano considerati un progresso economico».

Il nuovo quadro può anche sostenere il processo decisionale in due conferenze cruciali che si terranno entro la fine dell’anno: la 15esima Conferenza delle parti della Convention on Biodiversity che si terrà a Kunming, in China, e la 26esima Conferenza delle parti dell’United Nations  Framework Convention on Climate Change che si terrà a Glasgow, nel Regno Unito.

Secondo il recente rapporto “Making peace with nature” dell’United nations environment programme (Unep), «l’economia globale è cresciuta di quasi 5 volte negli ultimi 50 anni, in gran parte a causa di una triplicazione dell’estrazione di risorse naturali ed energia che ha alimentato la crescita della produzione e del consumo. Nello stesso tempo, la popolazione mondiale è aumentata di un fattore due, raggiungendo i 7,8 miliardi di persone e, sebbene in media anche la prosperità sia raddoppiata, circa 1,3 miliardi di persone vivono ancora in povertà e circa 700 milioni hanno fame».

Anche per la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, «questo è un importante passo avanti. Il nuovo framework può essere un punto di svolta nel processo decisionale. Sottolineando il contributo della natura, ora abbiamo uno strumento che ci consente di visualizzare e valutare correttamente la natura. Può aiutarci a realizzare un cambiamento rapido e duraturo verso la sostenibilità sia per le persone che per l’ambiente».

L’adozione arriva in un momento in cui il cambiamento climatico continua la sua inarrestabile marcia e il mondo è sulla buona strada per raggiungere nuovi massimi di riscaldamento, salendo ad almeno 3° C sopra i livelli preindustriali entro il 2100, il doppio del limite di 1,5° C considerato “sicuro” dall’Accordo di Parigi. Secondo la World meteorological organization, il 2020 è stato uno dei 3 anni più caldi mai registrati, e il 2011-2020 è stato il decennio più caldo mai registrato, con i 6 anni più caldi registrati dal 2015. E la perdita di biodiversità e di integrità dell’ecosistema, insieme al cambiamento climatico e l’inquinamento minerà i nostri sforzi per raggiungere l’80% degli obiettivi degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

«Eppure – fanno notare all’United nations statistical commission – i Paesi continuano a prendere decisioni sull’economia senza tener conto degli impatti ambientali. I governi stanno ancora indirizzando più di 5 trilioni di dollari in sussidi annuali a combustibili fossili, agricoltura e pesca non sostenibili, energia non rinnovabile, estrazione mineraria e trasporti».

Elizabeth Maruma Mrema, segretaria esecutiva della Convention on biological diversity, è soddisfatta per la decisione presa: «Mentre i governi della Convenzione sulla diversità biologica si preparano a concordare e attuare un quadro che ricostruirà il nostro rapporto con la natura, questo nuovo quadro fornirà uno stimolo per una contabilità accurata del valore della biodiversità. Per questo, è un passo verso lo sviluppo sostenibile».

Il nuovo framework riconosce che gli ecosistemi forniscono servizi importanti che generano vantaggi per le persone: «In sostanza, sono beni da mantenere, simili ai beni economici. Ad esempio, le foreste svolgono un ruolo nel fornire alle comunità acqua pulita, fungendo da filtri naturali per l’acqua con alberi, piante e altre caratteristiche, come la profondità del suolo, che aiutano ad assorbire l’inquinamento da nutrienti come azoto e fosforo prima che possa scorrere in torrenti, fiumi, e laghi».

Più di 34 Paesi stanno compilando ecosystem accounts su base sperimentale. Con l’adozione delle nuove raccomandazioni contabili, molti altri Paesi dovrebbero iniziare ad attuare il nuovo sistema, ma all’Onu non si nascondono che «un numero significativo di paesi richiederà assistenza e risorse aggiuntive per la raccolta di dati statistici».