Ambiente, welfare e salute in Toscana: a che punto siamo

La nostra è tra le regioni italiane con la più alta speranza di vita alla nascita: 2° tra gli uomini, 7° tra le donne

[18 Luglio 2018]

Al teatro della Compagnia di Firenze è stato presentato il rapporto 2017 su “Welfare e Salute in Toscana“, realizzato a cura di Regione Toscana, ARS (Agenzia Regionale di Sanità) e MeS (Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa): un lavoro frutto della positiva contaminazione tra la relazione sanitaria, il profilo sociale e la valutazione del sistema sanitario, che mostra innanzitutto come i toscani sembrino godere in generale di buona salute, almeno giudicare dalla dalla speranza di vita alla nascita: «La Toscana – si legge infatti nel report – è tra le regioni italiane con la più alta speranza di vita alla nascita (2° tra gli uomini, 7° tra le donne). Nel 2017 l’attesa di vita media per le donne è di 85,4 anni, per gli uomini di 81,3 (rispettivamente 84,9 e 80,6 in Italia)».

«I toscani vivono più a lungo – osserva al proposito l’assessore regionale alla Salute, Stefania Saccardi – hanno abitudini e stili di vita più sani, maggiori chance di sopravvivenza grazie agli screening; si salvano più vite rispetto al passato, sono cresciute le vaccinazioni; disagio giovanile e dispersione scolastica sono in miglioramento; e calano anche i dati sulla povertà. Certo, ci sono ancora punti deboli su cui si sta lavorando e ottenendo miglioramenti, ma il nostro sistema è in buona salute».

All’interno del documento è presente anche un approfondimento su alcuni indicatori ambientali, in particolare produzione di rifiuti urbani e raccolta differenziata, qualità delle acque di balneazione, qualità dell’aria e qualità delle acque superficiali in Toscana.

Per quanto riguarda in particolare lo stato di questi due ultimi indicatori – più direttamente collegati a possibili impatti sanitari –, il rapporto evidenzia che «nel 2017 i valori delle medie annuali di PM10 restano pressoché stabili rispetto a quanto osservato negli anni più recenti. Il limite normativo di 40 µg/m3 è rispettato in tutte le stazioni, ma i valori medi annuali sono superiori alle Linee Guida dell’Organizzazione mondiale di sanità (20 µg/m3 ), sia nelle stazioni di fondo che di traffico. I valori medi più alti si sono verificati presso la stazione di fondo di LU-Capannori e nelle stazioni traffico di FI-Gramsci e LU-Micheletto»; anche «per il PM2.5 i valori nel 2017 risultano piuttosto stabili rispetto agli anni precedenti: il limite normativo di 25 µg/m3 risulta rispettato in tutte le stazioni, anche se la stazione LU-Capannori mostra un valore di 23 µg/m3. Il valore di 10 µg/m3 raccomandato dell’OMS nel 2017 è superato in 13 stazioni su 15, come osservato nel 2016».

Sempre i dati relativi al 2017 confermano invece «la criticità del fattore traffico sui livelli di biossido di azoto (NO2), con i valori medi annuali di NO2 misurati nelle stazioni di fondo e di traffico rispettivamente pari a 19 µg/ m3 e 38 µg/ m3 . Nel 2017 si sono verificati tre superamenti del limite di 40 µg/ m3 per la media annuale, presso le stazioni di FI-Gramsci, FI-Mosse e SI-Bacci. Come per gli anni passati anche nel 2017 i valori di ozono superano nell’80% delle stazioni di monitoraggio sia il limite normativo per la protezione della salute umana che quello per la protezione della vegetazione. Nel corso del 2017, inoltre, si sono verificati 9 episodi di superamento della soglia di informazione (media massima oraria maggiore di 180 µg/m3) che hanno interessato  4 stazioni, FI-Settignano, FI-Signa, PT-Montale e LU-Carignano».

Nessun’altra criticità viene segnalata in altre aree della Toscana per quanto riguarda la qualità dell’aria.

Relativamente alla qualità delle acque superficiali, invece, nel report si evidenzia che «i dati di  ARPAT 2013-2015 classificano come livello “buono”, in merito allo stato chimico (presenza di sostanza chimiche definite prioritarie, come metalli, pesticidi, inquinanti industriali, ecc.), il 49% dei punti monitorati. Relativamente allo stato ecologico (struttura e funzionamento degli ecosistemi acquatici), il 64% dei siti risulta in stato inferiore al “buono”. Per le acque destinate alla potabilizzazione, i monitoraggi dei periodi 2013-2015 e 2014-2016 confermano i dati negativi degli anni precedenti. Dal 2004 nessun corpo idrico ha raggiunto la classificazione A1 (qualità buona) e nell’ultimo triennio più del 70% è classificato come A3 o SubA3, ovvero categorie che richiedono interventi più consistenti per la potabilizzazione».