Anche il Wwf apre al parco eolico offshore al largo della Sardegna

«Tutti si dichiarano d’accordo a sostituire i combustibili fossili, ma poi scatta un perverso meccanismo per cui le uniche buone energie rinnovabili sono quelle fatte a casa degli altri»

[26 Agosto 2020]

Dopo il sostegno già arrivato da Legambiente e la netta contrarietà manifestata da Italia nostra, anche il Wwf ha deciso di schierarsi in merito al parco eolico offshore che la società Ichnusa wind power srl ha proposto – attraverso un progetto oggi al vaglio del ministero dell’Ambiente – per la Sardegna: 1,4 miliardi di euro in investimenti per realizzare una potenza elettrica totale di 504 MW, quanto basta per dare elettricità da fonte rinnovabile a 650mila utenze.

Il tutto attraverso 42 pale eoliche, galleggianti, a 35 km dalla costa sud-ovest di una Regione, la Sardegna, ancora oggi fortemente legata al carbone.

Riportiamo di seguito integralmente la posizione espressa dal Wwf nazionale nel merito:

Il contrasto della crisi climatica che minaccia l’equilibrio del Pianeta e, con esso, la sopravvivenza di moltissime specie, tra cui quella umana, necessita di scelte forti e coerenti. Una rapida e decisa crescita delle energie rinnovabili per sostituire i combustibili fossili, maggiore fonte di gas climalteranti, costituisce una parte essenziale ed insostituibile di questa sfida.

Tutti si dichiarano d’accordo su questo punto, ma poi scatta un perverso meccanismo per cui le uniche buone energie rinnovabili sono quelle fatte a casa degli altri, fuori dal proprio territorio.

Questo è quanto sta accadendo anche in Sardegna, dove il confronto sul parco eolico previsto al largo delle coste sud-occidentali è caratterizzato più da argomenti ideologici che non da valutazioni puntuali ed oggettive. Dibattito che appare ancora più singolare soprattutto se si considera che le obiezioni paesaggistiche sono state avanzate dalla Regione Sardegna, cioè dallo stesso soggetto che ha stravolto la Legge Paesaggistica regionale sino al punto da farselo impugnare dallo Stato.

Non v’è dubbio che si tratta di un progetto importante, di grandi dimensioni, le cui valutazioni sono ancora in corso. Ma non vi è altrettanto dubbio sul fatto che parlare di “impatti visivi” a distanza di 19 miglia marine dalla costa significa strumentalizzare un aspetto percettivo tutto da dimostrare dal momento che, sebbene si parli di torri di circa 280 metri queste, a 35 chilometri di distanza possono risultare, in giornate di tempo buono e cielo terso, come poco più di un segno all’orizzonte.

Non si valuta abbastanza invece l’aspetto innovativo del progetto che prevede piattaforme galleggianti per sostenere le torri, e già questo indica come si tratti di impianti che in futuro possono avere una possibilità di rimozione certamente più facilitate che non le strutture tradizionali.

I 504 MegaWatt installati nelle 42 torri costituiscono certamente un impianto energetico di produzione industriale, ma non si può pensare che il superamento degli impianti ad energia fossile avvenga senza prevedere impianti su scala industriale per far fronte alle esigenze sia della popolazione, sia del sistema produttivo.

Il WWF auspica che tutte le istituzioni collaborino per far sì che la Sardegna divenga un laboratorio di innovazione e decarbonizzazione.