Riceviamo e pubblichiamo

Arpat, i sindacati lanciano l’allarme davanti all’emorragia di personale a tutela dell’ambiente

«L’unico modo per risolvere i problemi dell’Agenzia è un piano straordinario di assunzioni autorizzato e finanziato dalla Regione Toscana»

[1 Settembre 2020]

Come temevamo Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, registra un nuovo calo del personale, alla fine del 2019 ha perso altre 17 unità e nei primi 6 mesi del 2020 altri 7 dipendenti sono andati in pensione senza essere sostituiti, nonostante le rassicurazioni della Regione Toscana, che con l’approvazione della nuova legge (LR 68/2019) aveva dichiarato di aver svoltato pagina.

A dicembre dello scorso anno avevamo fatto una conferenza stampa per denunciare il pericolo di un ulteriore indebolimento dell’Agenzia ed avevamo chiesto un piano straordinario di assunzioni per evitare il tracollo, ma il nostro appello è rimasto inascoltato.

Dopo l’emergenza sanitaria nazionale, durante la quale anche le attività dell’Agenzia sono rallentate, il pericolo di un depotenziamento dei controlli e della prevenzione ambientale è ancora più concreto e temiamo che i dati alla fine del 2020 siano i peggiori di sempre.

L’Agenzia in 10 anni ha perso più di 150 (-19%) tra tecnici della prevenzione, chimici, fisici, biologi, geologi, ingegneri, ecc. ed oggi tra comparto e dirigenza sono rimasti poco più di 630 operatori (amministrativi e precari compresi) con il compito di tutelare tutto il patrimonio ambientale della Toscana.

In questi anni si sono perse competenze individuali ed alcune specifiche professionalità (Tpall e dirigenti sono diminuiti rispettivamente del 14% e del 30%) e, senza un adeguato turn-over, l’età media si è molto alzata (più del 70% dei dipendenti ha più di 50 anni ed i dirigenti sono già oltre i 60 anni). I dirigenti sono spesso chiamati a ricoprire 2 incarichi, con casi di 1 solo dirigente per un intero dipartimento provinciale.

In questo quadro, poi, non deve stupire se Arpat perde autorevolezza, non è più attrattiva per i neolaureati e chi può sceglie di andare verso altre aziende o agenzie, così i pochi lavoratori operativi sono costretti a sobbarcarsi carichi di lavoro e responsabilità crescenti, non riuscendo a controllare porzioni di territorio sempre più ampie.

Negli ultimi 5 anni (2014-19) il calo delle attività è stato evidente:

  • ispezioni -10%, controllando meno di 2,400 tra impianti, aziende, ecc. (-16%);
  • pareri emessi -20% circa;
  • 10% di campioni analizzati in meno;
  • vero crollo nei controlli: emissioni in atmosfera (impianti industriali e altro) -75%; impianti di gestione rifiuti -52%; rumore -67%; campi elettromagnetici (elettrodotti, stazioni radio base e impianti radio-TV) -30%; scarichi industriali -49,6%.

Le criticità ambientali sono sempre più rilevanti e per prevenire i rischi servono tecnologie avanzate con specializzazioni sempre maggiori, ma ad Arpat sono stati imposti vincoli e risparmi che hanno ridotto sensibilmente la dotazione organica: il finanziamento regionale negli ultimi 5 anni è diminuito del 3,2%, l’Agenzia ha dovuto far fronte da sola ai costi del rinnovo contrattuale (Ccnl sanità 2017-19). Inoltre, sempre a causa dei vincoli regionali che, evidentemente, sono stati tolti solo a parole, nel solo 2019 Arpat ha dovuto restituire alla Regione quasi 2.150.000 euro perché non può investire in strumenti e personale quanto potrebbe e dovrebbe.

L’emergenza sanitaria di questi mesi ha messo in luce tutti i difetti del nostro modello di sviluppo socio-economico e l’importanza di avere un sistema di servizi pubblici efficienti e capillari sull’intero territorio nazionale e regionale. Le relazioni tra fattori ambientali e salute dei cittadini sono sempre più evidenti, così come la necessità che le attività economiche si sviluppino limitando il consumo delle risorse e minimizzando gli impatti: in Toscana nei prossimi anni sono previste importanti opere infrastrutturali (corridoio tirrenico, sottoattraversamento di Firenze, darsena Europa del porto di Livorno, ecc.), ma chi farà le valutazioni ed i controlli per garantire il rispetto della legalità e dell’ambiente?

Per orientare le scelte più corrette è necessario che la prevenzione e la tutela ambientale vengano potenziate e coordinate con la società della salute e per far questo serve un’Agenzia più forte, con nuovo e maggior personale e con tutte le professionalità e le strumentazioni necessarie.

Questi temi devono entrare di prepotenza nell’agenda politica toscana del 2020 per evitare che all’emergenza sanitaria ed economica ne segua una ambientale e chiediamo risposte adeguate ed immediate.

Il normale Piano triennale del fabbisogno di personale (Ptfp) aggiornato ad inizio 2020 non riesce ad essere attuato nei tempi previsti e questo avviene non solo per i problemi dell’emergenza, ma, come avevamo scritto, per la lunghezza delle procedure (mobilità, trasferimenti, graduatorie aperte, concorsi, ricorsi, idoneità, ecc.), nonostante l’impegno degli uffici: è necessario prevedere subito degli strumenti eccezionali per una situazione di estrema difficoltà.

L’unico modo per risolvere i problemi dell’Agenzia è un piano straordinario di assunzioni autorizzato e finanziato dalla Regione Toscana.

di Riccardo Bartolini (Fp Cgil), Nicola Burzio (Fp Cisl), Fabrizio Grassi (Uil Fpl), Matteo Francalanci (Rsu Arpat), Marco Longo e Stefania Tozzetti (Fp Cgil), Luca Petroni (Fp Cisl), Carlo Cini (Anaao-Assomed)