Al 2030 obiettivo 300 miliardi di euro di fatturato per il sistema nazionale

Arrivano dalla bioeconomia 1,7 milioni di posti di lavoro in Italia

Presentata al Cnr la strategia nazionale. Bastioli: «Progetto condiviso»

[21 Aprile 2017]

L’Italia «è il terzo paese in Europa per dimensione della bioeconomia, dopo Germania e Francia, con un fatturato di 250 miliardi di euro all’anno e 1,7 milioni di posti di lavoro». L’obiettivo però è di crescere ancora, aumentando «entro il 2030 del 20% il valore della produzione, ossia a 300 miliardi di euro, e del 15% l’occupazione arrivando a 2 milioni di posti di lavoro». Sono questi i tratti più salienti della strategia nazionale sulla bioeconomia, sintetizzati ieri dal ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti durante la presentazione ufficiale del documento presso la sede del Consiglio nazionale delle ricerche a Roma, in concomitanza con la Giornata Informativa Nazionale del bando 2017 dell’iniziativa Bio Based Industries Joint Undertaking.

La strategia è il risultato di un lungo e importante lavoro congiunto e multidisciplinare da parte di stakeholders istituzionali– il ministero dello Sviluppo economico, delle Politiche agricole dell’Istruzione e dell’Ambiente – e di attori nazionali, quali l’Agenzia per la coesione territoriale, la Conferenza delle regioni e i cluster tecnologici nazionali Spring (nato per iniziativa di Biochemtex, Novamont e Versalis insieme a Federchimica) e AgriFood.

Insieme questi soggetti hanno elaborato un documento che – sintetizza Federchimica – mira ad offrire un quadro delle opportunità, degli strumenti attuativi e delle risposte che una bioeconomia fortemente radicata nei territori può offrire alle sfide economiche, ambientali e sociali nazionali. In linea con quanto già in atto in altri Paesi dell’Unione, dove complessivamente «il fatturato della bioeconomia è di 2mila miliardi all’anno e conta circa 20 milioni di posti di lavoro», ha aggiunto De Vincenti.

In particolare cluster Spring – presieduto da Catia Bastioli, ad di Novamont (nella foto) – è entrato fin da subito tra gli interlocutori che hanno contribuito in maniera decisiva alla redazione del documento, nella convinzione che essa rappresenti un’opportunità fondamentale per l’Italia di rafforzare la sua competitività e il suo ruolo nel promuovere lo sviluppo sostenibile: «Il nostro Paese – ha concluso Bastioli – possiede già un grande patrimonio di tecnologie e know-how nel settore della bioeconomia: la strategia dimostra come poterlo consolidare, attraverso un progetto condiviso che coinvolga industria, ambiente, accademia e scuola, istituzioni, mondo del consumo e del lavoro. Il percorso che abbiamo intrapreso aiuterà il Paese a focalizzarsi su un settore ricco di sfide ma soprattutto di opportunità da cogliere, perseguendo un modello di sviluppo capace di salvaguardare il capitale naturale e al contempo creare occupazione e crescita inclusiva».