Autoconsumo collettivo di energia rinnovabile, a che punto siamo in Italia?

A Roma il convegno organizzato dal Coordinamento Free, con un focus su fotovoltaico ed evoluzione del sistema elettrico

[17 Luglio 2019]

L’autoconsumo di energie rinnovabili è uno dei pilastri contenuti nella direttiva europea Red II approvata lo scorso anno, ma nel nostro Paese è ancora molto il lavoro da fare per spianargli la strada, in particolare per quanto riguarda l’autoconsumo collettivo: è il caso, ad esempio, un impianto fotovoltaico installato sul tetto di un condominio che potrà fornire elettricità ai diversi appartamenti. Ad oggi questo non è permesso in Italia, dove un unico impianto di questo tipo può dare energia a un solo consumatore finale; per fare il punto della situazione sull’autoconsumo collettivo, e del suo potenziale impatto sul sistema elettrico, il Coordinamento Free ha tenuto oggi un apposito convengo a Roma.

Partendo dal presupposto che l’evoluzione dell’autoconsumo si basa sullo sviluppo di due direttrici –  l’autoconsumo collettivo e le comunità dell’energia elettrica – e che alla base dell’evoluzione c’è la figura dell’autoconsumatore individuale (ovvero un cliente finale che produce energia elettrica rinnovabile per il proprio consumo e può immagazzinare o vendere energia elettrica rinnovabile autoprodotta), il convegno ha dato l’occasione per fare un focus sulle opzioni per la realizzazione dell’autoconsumo collettivo a partire dalla definizione che ne dà la direttiva (UE) 2018/2001, passando dall’esperienza maturata con la finalità di consentire un rapido avvio di tale nuovo modello. Un avvio che non può avvenire senza tener conto dell’attuale modalità di gestione del sistema elettrico, del ruolo che può essere ricoperto da parte dei gestori delle reti di distribuzione, dell’uso che può già essere utilmente fatto della normativa esistente e dall’eventuale necessità di adeguamento della stessa.

«Il raggiungimento degli obiettivi al 2030 previsti dal Pniec indicano che a fornire il contributo più rilevante sarà il fotovoltaico – osserva il presidente del Coordinamento Free, G. B. Zorzoli – Per tale motivo è prioritario che la sua crescita annua salga tempestivamente da poco più di 400 MW del 2018 ai 2.000 MW previsti nel 2021-2025. Affinché ciò si possa realizzare, va evitato che un numero elevato di impianti sia installato a terra dove più facilmente possono verificarsi problemi di permitting. Inoltre, per contenere entro limiti accettabili gli investimenti nella rete di trasmissione, vanno create condizioni di mercato che contrastino la tendenza a localizzarli prevalentemente nel Sud e in Sicilia, dove maggiore è l’irraggiamento solare. L’autoconsumo collettivo si pone come risposta a tali problemi».

Sarà però fondamentale calibrarne lo sviluppo senza ledere alla rete elettrica nazionale: «L’autoconsumo è uno strumento importante per raggiungere alcuni degli obiettivi contenuti nel Piano nazionale integrato per l’energia ed il clima, ma è fondamentale salvaguardare la rete di distribuzione elettrica esistente ed evitare le sovrapposizioni tra il gestore concessionario e le comunità energetiche», commenta al proposito Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia.

«Dopo un lungo percorso di investimenti che hanno riguardato l’intero territorio nazionale – spiega Colarullo – la rete elettrica ha raggiunto da anni tutti i clienti finali. Non sarebbe opportuno avviare un percorso a ritroso di abbandono di un bene comune e collettivo qual è la rete elettrica nazionale, che negli ultimi anni ha raggiunto livelli di assoluto rilievo, ritornando ad un mal inteso concetto di autarchia». Se la rete di distribuzione può essere «il volano per sostenere l’autoconsumo non può costituire, invece, la fonte e lo strumento per incentivarlo nel senso di sottrarre risorse da trasferire alle nuove configurazioni di consumo».

La rete elettrica, ha evidenziato il direttore generale di Utilitalia, «costituisce il substrato per decarbonizzare il sistema elettrico nazionale. Il progressivo ricorso al vettore elettrico per sostenere i consumi energetici richiede il rafforzamento della rete e dei sistemi di governo della rete. Nuovi e maggiori investimenti si profilano per il settore e ritenere che si possano sottrarre risorse finanziarie al comparto sarebbe una contraddizione e un fondamentale errore strategico». E anche dal punto di vista economico Utilitalia ritiene «che sia sempre preferibile sostenere le tecnologie ambientalmente ed energeticamente da valorizzare con incentivi espliciti – che possono essere meglio quantificati e monitorati, e adeguati al mutato cambiamento dello stato delle tecnologie stesse – piuttosto che prevedere incentivi impliciti che hanno dei razionali differenti e sono anche difficili da assicurare nel tempo».