Biorepack al via, è il nuovo consorzio per la gestione degli imballaggi in bioplastica

Versari: «Siamo pronti sin da subito a collaborare con il Conai, gli altri consorzi e l’Anci per coordinare e ottimizzare la gestione del riciclo»

[17 Novembre 2020]

Biorepack è diventato ufficialmente il settimo consorzio di filiera Conai, per occuparsi della gestione a fine vita degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile che possono essere riciclati con la raccolta della frazione organica dei rifiuti e trasformati, con specifico trattamento industriale, in compost o biogas.

Costituito a Roma il 26 novembre 2018 da sei tra i principali produttori e trasformatori di bioplastiche – Ceplast, Ecozema-Fabbrica Pinze Schio, Ibi plast, Industria Plastica Toscana, Novamont e Polycart –, Biorepack, aveva già avuto un primo ok dal ministero dell’Ambiente a maggio e adesso è pronto a partire.

«Siamo estremamente soddisfatti – commenta il presidente, Marco Versari – perché con l’approvazione dello Statuto viene riconosciuta la specificità di un materiale con un fine vita del tutto peculiare rispetto a quello degli altri presidiati dagli attuali sei consorzi di filiera del Conai. Essere il primo consorzio europeo per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica significa fare un passo avanti senza confronti nel campo del riconoscimento del valore del riciclo biologico e consentire al nostro Paese di rafforzare la sua leadership nel settore della bioeconomia circolare. Siamo pronti sin da subito a collaborare con il Conai, gli altri consorzi e l’Anci per coordinare e ottimizzare la gestione del riciclo, affinché i cittadini possano conferire correttamente nella raccolta dell’umido domestico gli imballaggi in bioplastica e l’Italia incrementare i risultati di riciclo».

Il lavoro da fare di certo non manca. Negli ultimi 3 anni la presenza di bioplastiche compostabili nella raccolta degli scarti di cucina è più che triplicata (e va ricordato che in molte occasioni abbiamo sottolineato come questo stesse rappresentando anche un problema), passando dalle circa 27.000 t/anno dell’indagine del 2016/2017 alle circa 83.000 t/anno di quella del 2019/2020. Al contempo aumenta però anche la plastica tradizionale che viene erroneamente conferita nell’umido, che passa dalle circa 65.000 t/anno del 2016/2017 alle circa 90.000 t/anno del 2019/2020, creando più di qualche grattacapo alla filiera del recupero: l’auspicio è che con l’arrivo di un consorzio di filiera dedicato come Biorepack la situazione possa finalmente iniziare a migliorare.