Si sale all’80% guardando il solo comparto degli imballaggi

Carta italiana, il 57% dell’intera produzione proviene da fibre riciclate

Poli (Assocarta): «Serve un contesto normativo favorevole. Per questo insieme a Legambiente chiediamo al Governo supporto per progredire nel processo di decarbonizzazione»

[26 Novembre 2020]

A tutta sostenibilità: il settore carta ci crede e si sente “modello nella transizione all’economia circolare” grazie a un nuovo indicatore che ha presentato assieme al 21° Rapporto ambientale dell’industria cartaria italiana. Con il presidente Lorenzo Poli di Assocarta c’è il pari ruolo di Legambiente Stefano Ciafani alla sala Pininfarina di Confindustria, dove si è tenuto l’evento con la partecipazione di Roberto Morassut (sottosegretario al ministero dell’Ambiente) e della vicepresidente Confindustria con delega all’Ambiente Maria Cristina Piovesana.

Il settore carta è certamente uno tra quelli che per primo si è reso conto che non c’è futuro senza sostenibilità, in quanto la sua materia prima sono gli alberi, tema tra i primi del risveglio ecologico a tutte le latitudini. Chi più del settore carta rischia e ha rischiato di tagliarsi il ramo sul quale stava seduto se non avesse adottato strategie quali le foreste certificate, e ancor più l’impiego di carta da riciclo? L’industria cartaria vive di ‘natura’ e dunque ha tutti gli interessi a non distruggerla. Detto questo, non mancano i problemi, a partire dall’energia che consuma nella produzione dei manufatti, agli scarti – che anche la migliore delle economie circolari non potrà mai ridurre a zero – all’inquinamento atmosferico, ecc. Ed è per misurare il proprio impegno e migliorarsi che è nato l’Indicatore di circolarità di materia.

“L’impegno profuso sul fronte ambientale dai nostri imprenditori – ha spiegato il presidente Poli –  viene quest’anno ulteriormente riconosciuto da un Indicatore di circolarità di materia pari a 0.79 in una scala da 0 a 1. Un valore elevato, ottenuto grazie alla capacità del settore di investire in materie prime rinnovabili (fibre vergini da foreste certificate e amidi), e di prendersi cura dei suoi prodotti reimmettendo nel ciclo produttivo carta e imballaggio da riciclare. Il 57% della nostra produzione proviene da fibre riciclate (negli imballaggi siamo oltre l’80%)”.

A partire dai risultati raggiunti “la carta – sostiene Poli – potrebbe sostituire il 25% degli imballaggi a base di materiali fossili e, grazie alle nuove capacità in corso di avvio, il riciclo potrebbe crescere ancora, passando dalle attuali 10 tonnellate al minuto ad oltre 12. Siamo un settore industriale che di ambiente ci vive: foreste per la materia prima, aria e acqua per lavorarla e fuoco per asciugarla”.

Ma “si può fare di più”, ha aggiunto sempre Poli “perché il settore ha ancora delle sfide importanti da affrontare”. Qual è il problema? “Serve un contesto normativo favorevole. Per questo insieme a Legambiente chiediamo al Governo supporto per progredire nel processo di decarbonizzazione: non vediamo una unica soluzione, il settore ha bisogno di infrastrutture per rendere questa transizione graduale e sostenibile economicamente”.

“Eccellenza per qualità e quantità del riciclo dei materiali, il settore cartario – aggiunge il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – ha saputo ritagliarsi un ruolo di leadership nel panorama dell’economia circolare in Italia e i numeri del nuovo rapporto ambientale ne sono una conferma. Un primato che va certamente consolidato e che, forte dei risultati raggiunti nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani e degli scarti produttivi, deve confrontarsi con nuove sfide, dall’innovazione alla produzione e utilizzo di energie rinnovabili, come il biometano. Sfide cui la politica è chiamata a dare risposte all’altezza. Nel pieno della discussione sul Recovery Plan, è tempo di semplificare la normativa per le autorizzazioni, implementare il decreto End of Waste su carta e cartone e realizzare gli impianti per poter rendere la filiera sempre più circolare e libera dalle fonti fossili: un obiettivo, quest’ultimo, che ci vede in prima linea in un cammino comune con Assocarta”.

Come detto, uno dei problemi da risolvere o almeno da migliorare nettamente è la riduzione di emissioni di CO2, ma ci sono anche altre importanti iniziative da prendere. Tra le quali il miglioramento dell’efficienza energetica per il quale è necessario sostenere tecnologie efficienti come la cogenerazione e ridare forza a meccanismi di incentivazioni e rendere possibile l’uso della carta riciclata anche per utilizzi alimentari come nel resto d’Europa; ulteriore miglioramento della qualità della raccolta differenziata: punto ancora debole del sistema di riciclo; valorizzare gli scarti del riciclo, favorendone nuove forme attraverso la ricerca di nuove tecnologie, l’investimento in nuovi impianti e l’accesso al mercato dei prodotti così ottenuti, garantendo nel frattempo ogni altra forma di recupero, anche energetico, che possa rappresentare un’alternativa allo smaltimento in discarica; supporto alla creazione di nuovi impianti di compostaggio, anche in ottica di decarbonizzazione per la valorizzazione dei fanghi per la produzione di biometano e infine un quadro normativo coerente, dall’EoW alla promozione del regime dei sottoprodotti, fino al rimuovere gli ostacoli posti da una normativa nazionale sulle acque ormai obsoleta e incoerente con il quadro normativo europeo che ostacola gli obiettivi di riduzione dell’impiego di risorse idriche.