Cina: i progressi verso una “civiltà ecologica” dopo 40 anni di riforma e aperture

Dopo l’arricchitevi di Deng Xiaoping, la Cina cerca di rivedere il suo insostenibile sviluppo

[17 Dicembre 2018]

In molti riconoscono alla Cina di essere riuscita a sbloccare i negoziati della Cop24 Unfccc di Katowice, evitando un clamoroso fallimento, grazie alla sua disponibilità ad accettare un tetto vincolante di emissioni di gas serra e di controlli. Il 13 dicembre. Al Gore, ex vicepresidente Usa e fondatore del  Climate Reality Project, aveva riconosciti alla Cina il ruolo di pioniere della lotta contro i cambiamenti climatici, sottolineando che «E’ uno dei rari Paesi a rispettare gli impegni di Parigi« e che è diventata «un leader mondiale del finanziamento delle energie rinnovabili, rappresentando nel 2017 il 40% degli investimenti mondiali nel campo delle energie pulite».

La Cina, che sta celebrando in pompa magna il 40esimo anniversario di quella che il governo comunista chiama l’epoca della “riforma e apertura”, cioè la trasformazione del socialismo maoista contadino e operaio in un’economia di mercato iperliberista sotto il controllo di un regime autoritario, sta sottolineando molto – visti i disastri ambientali che questa crescita ha portato – l’aspetto della “civiltà ecologica” verso la quale asserisce di puntare il regime.

Ed era probabilmente il mandato che aveva alla Cop24 Unfccc l’abilissimo negoziatore cinese Xie Zhenhua che ha commentato le conclusioni del summit Onu sul clima dicendo che quello approvato è «Un regolamento globale equilibrato che getta basi solide per applicare l’Accordo di Parigi. La conferenza ha testimoniato i successi e l’efficacia del multilateralismo«, Poi Xie ha tenuto a precisare che «Le misure adottate sono in accordo con i principi di equità, di responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità».

La Cina però – come molti Paesi in via di sviluppo che avrebbero voluto un maggior coraggio alla Cop24 Unfccc – aggiunge che ci sono ancora molti problemi da risolvere e cita gli allarmi lanciati dai recenti rapporti dell’Organizzazione meteorologica mondiale e dall’Ipcc.

Nonostante questo, in un editoriale l’agenzia ufficiale cinese Xinhua sottolinea che  «L’adozione di queste regole di applicazione è essenziale per l’attuazione dell’Accordo di Parigi perché permette di incoraggiare le azioni climatiche a tutti i  livelli nel mondo al fine di affrontare questa sfida».

La stessa Xinhua, evidenzia che «Nel corso dei 40 anni di riforma e di apertura in Cina, il governo ha accordato grande importanza alla costruzione di una civiltà ecologica, adottando una serie di misure importanti miranti a generalizzare l’edificazione della civiltà ecologica nei settori economico, politico, sociale e culturale che si sono rivelati fruttuosi».

In realtà la propaganda sorvola sui primi 30 anni di crescita infinita e rapidissima della Cina che hanno portato il Paese più popolato del mondo a diventare la seconda potenza economica globale ma che lo hanno fatto diventare il più grande inquinatore del pianeta, con disastrose conseguenze ambientali e sociali, come dimostra lo smog venefico che continua a soffocare le sue megalopoli.

Ma in Cina è tempo di celebrazioni è Xinhua scrive che «Il sistema teorico proprio della civiltà ecologica si migliora senza sosta. Sulla base di una teoria, ci sono delle idee. Per esempio: “se l’ecologia prospera, l’economia prospera, la civiltà prospera”, “le acque limpide e le montagne verdeggianti sono dei tesori inestimabili”, “l’ambiente ecologico costituisce una forza produttiva e sviluppare l’ambiente ecologico è sviluppare questa forza produttiva”, “la vita della popolazione si basa sull’ambiente, il benessere della popolazione si basa sui paesaggi verdeggianti e il cielo azzurro”. In accordo con queste parole semplice, la popolazione cinese ha guardato in maniera nuova alla natura e all’ambiente ecologico. Tutte queste scelte hanno permesso di costruire un sistema teorico per la civiltà ecologica. Il suo obiettivo è l’armonia tra l’uomo e la natura, il suo nocciolo è l’edificazione istituzionale, il suo motore è lo sviluppo verde, la sua chiave è la gestione dell’ambiente e i suoi pilastri sono la cultura ecologica e i modi di vita rispettosi dell’ambiente».

Come spesso succede in Cina, si celebra qualcosa per superarlo. In questo caso la civiltà ecologica sembra il contrario dell’arricchitevi con il quale Deng Xiaoping 40 anni fa decretò la fine del maoismo e dette il via al turbocapitalismo alla cinese – la riforma e le aperture – che è costata alla Cina un disastro ecologico diffuso dal quale deve uscire per non rischiare una catastrofe economica e sociale che metterebbe a rischio il potere del Partito comunista. l

Xinhua ricorda che «Un sistema istituzionale è stato fondamentalmente attuato per la civiltà ecologica. Dopo le idee di “proteggere l’ambiente ecologico basandosi su un meccanismo istituzionale” e di “riformare in profondità il quadro relativo alla civiltà ecologica”, emerse durante la terza sessione plenaria del Comitato centrale uscito dal 18esimo Congresso del Partito Comunista Cinese  (PCC), fino a una serie di progetti riformatori che si basano su questo quadro, l’edificazione del sistema che ha dei tratti di civiltà ecologica  è andato avanti bene. La qualità dell’ambiente ecologico migliora. Se da una parte la Cina ha pubblicato dei piani di azione per lottare contro l’inquinamento dell’aria,  dell’acqua e dei suoli, ha anche tracciato una “linea rossa” ecologica, messo in atto delle misure per disinquinare e preservare le montagne, i fiumi, le foreste, i laghi  e i campi e approfondito le misure di governance ambientale globale in ambiente rurale per riparare rapidamente le maglie deboli osservare nell’ambiente ecologico. Dall’altra parte, la Cina ha inasprito l’applicazione delle leggi connesse. I meccanismi di controllo ambientale messi in atto dal governo centrale sono stati estesi all’insieme del Paese, il che ha permesso la risoluzione di numerosi problemi».

Prima alla Cop24 Unfccc in Polonia e ora nella celebrazione del quarantennale della politica della riforma e delle aperture, la Cina ha vantato i suoi risultati: grazie a enormi investimenti, nel 2017 l’intensità di carbonio della Cina è calata del 46% rispetto al 2005, l’1% in più del risultato che Pechino si era impegnata a raggiungere entro il 2020. La Cina è anche il più grande mercato mondiale di veicoli a energie alternative: nel 207 in Cina ne sono stati venduti  777. 000.

Nel 2016, durante la prima fase di applicazione delle nuove norme sulla qualità dell’aria, nell 74 città cinesi tenute sotto controllo l’aria è stata ritenuta di buona qualità per il 74,2% dei giorni dell’anno, il 13,7% in più rispetto al 2013; la percentuale di acqua di superficie di buona qualità è cresciuta del 17,9% rispetto al 2010 e anche l’acqua dei grandi fiumi cinesi sembra essere sempre più pulita.

In Cina i programmi di pianificazione urbanistica basati sull’economia circolare e lo sviluppo verde delle industrie sono sempre più comuni. E’ stata vigorosamente promossa una riforma strutturale dell’offerta e sono state avviate politiche finanziarie verdi. I livelli dei consumi di energia e delle risorse stanno diminuendo e attualmente la Cina è prima al mondo per quanto riguarda gli impianti idroelettrici, eolici e solari ed è il Paese che fa più ricorso alle energie rinnovabili.

Xinhua (cioè il Partito comunista cinese) conclude: «La società prende sempre più coscienza dell’urgenza di costruire una civiltà ecologica. Il governo non cessa di rafforzare la sensibilizzazione e la protezione dell’ambiente ecologico. La Cina pubblica nei tempi opportuni le informazioni riguardanti la qualità dell’ambiente, le emissioni inquinanti delle imprese e la ratifica degli studi di impatto sull’ambiente. Riassumendo, la popolazione è sempre più cosciente che deve investire nell’edificazione della civiltà ecologica. Insomma, tutti questi progressi costituiscono un quadro propizio per la costruzione di una civiltà ecologica sul piano  teorico e pratico».

Propaganda di regime per nascondere una situazione dell’inquinamento in Cina ancoa insostenibile in alcune aree? Probabilmente sì, ma in parte sempre meno preponderante. La Cina per salvarsi dalla catastrofe sta aiutando il resto del mondo a farlo e sta dando l’esempio a molti Paesi in via di sviluppo. Peccato che questo esempio non sia seguito da grandi Paesi come gli Usa di Donald Trump e la Russia di Vladimir Putin.