Clima, ecco a che punto sono Italia e Ue nella riduzione dei gas serra

Nei prossimi dieci anni l’Europa deve mettere in campo più impegno di quanto non ne abbia diluito negli ultimi trenta

[29 Maggio 2020]

È possibile avere un’economia più florida e al contempo minori impatti sul clima? Per rispondere positivamente basta osservare la storia recente d’Europa. Secondo i dati pubblicati oggi dall’Agenzia europea dell’ambiente e aggiornati al 2018, l’Ue ha ridotto le proprie emissioni di gas serra del 23,2% rispetto al 1990 – si tratta di 4.392 MtCO2eq in meno – raggiungendo il livello più basso da trent’anni.  Nello stesso periodo il Pil dell’area è cresciuto del 60%, segnando un ampio disaccoppiamento tra le due variabili.

Questo significa che ad oggi l’Ue è responsabile dell’8% circa delle emissioni di gas serra antropiche – senza dimenticare che è europea la maggiore responsabilità storica per la crisi climatica in atto – sebbene continui a rilasciare 277 grammi di CO2eq per ogni euro generato dalla propria economia. Certo, in questi trent’anni alcuni Paesi hanno fatto meglio di altri.

L’Italia ad esempio si colloca al di sotto della media europea, con un calo delle proprie emissioni pari a -15,6% rispetto al 1990. Ciò non toglie che nel nostro Paese le emissioni di gas serra procapite (7,3 tonnellate di CO2eq l’anno) siano già più basse di quelle europee (8,6), ma resta molto da migliorare. E soprattutto, molto velocemente.

I nuovi obiettivi al 2030 presentati dalla Commissione Ue impongono di ridurre le emissioni di gas serra del 50-55% entro il 2030, per poi arrivare ad emissioni nette zero entro il 2050, in modo da rispettare gli obiettivi climatici imposti dall’Accordo di Parigi. In altre parole, questo significa che nei prossimi dieci anni l’Europa deve mettere in campo più impegno di quanto non ne abbia diluito negli ultimi trenta.

Per l’Italia, i cui progressi in campo climatico si sono praticamente arenati ormai dal 2014, l’impegno dovrà essere anche maggiore. Ma potrà essere ripagato da importanti conquiste anche dal punto di vista economico e sociale.

Eurostat stima infatti che, tra il 2000 e il 2016, nell’Ue il valore aggiunto dell’economia verde sia aumentato del 67% rispetto al +24% dell’economia nel suo complesso. Inoltre, nello stesso periodo circa 1,3 milioni di persone in più lavorano nella green economy: un guadagno del 38% rispetto all’8% dell’economia nel suo complesso. Ecco dunque perché, anche nella pandemia che stiamo patendo, è importante per tutti avere una bussola verde che guidi lo sviluppo del continente (e del nostro Paese).