Clima, l’Ispra conferma: in Italia «il 2018 al primo posto tra gli anni più caldi di tutta la serie storica»

A scala globale invece il 2018 è stato il quarto anno più caldo, e gli anni dal 2015 al 2018 rappresentano i 4 anni più caldi dell’intera serie storica

[1 Aprile 2019]

Come documenta l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) all’interno del suo ultimo rapporto sullo stato del clima a livello globale, il 2018 ha rappresentato un anno particolarmente caldo: si piazza infatti al quarto posto, marcando chiaramente una tendenza che vede gli anni dal 2015 al 2018 come i 4 anni più caldi dell’intera serie storica. In Italia però è andata ancora peggio, dato che proprio il 2018 è «al primo posto tra gli anni più caldi di tutta la serie storica».

Dopo i dati già diffusi dal Cnr – che indicavano l’ultimo anno come il più caldo da oltre due secoli per il nostro Paese – la conferma arriva adesso direttamente dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che, in qualità di focal point nazionale per la trasmissione di dati e prodotti climatici alla Wmo, ha prodotto e trasmesso recentemente le informazioni a livello nazionale, che contribuiscono a comporre il quadro climatico globale dell’anno 2018.

In questo contesto l’Ispra ha fornito all’Organizzazione meteorologica mondiale anche alcuni dati relativi agli eventi estremi di temperatura, vento e precipitazioni che hanno colpito l’Italia nel corso dell’anno. Tra gli altri, sono stati segnalati gli eventi alluvionali che hanno colpito le Valli di Fiemme e di Fassa, la provincia di Belluno e la provincia di Palermo (rispettivamente nei mesi di luglio, ottobre e novembre), la tempesta di vento che ha interessato praticamente l’intero territorio nazionale alla fine di ottobre e la lunga e intensa ondata di caldo che ha investito l’Italia per due settimane tra fine di luglio e metà agosto. Si tratta di uno spaccato che abbraccia un susseguirsi di eventi meteo estremi molto più ampio: quelli censiti da Legambiente per il 2018 ammontano ad esempio in 148, con 66 casi di allagamenti da piogge intense, 41 di danni da trombe d’aria, 23 di danni alle infrastrutture e 20 esondazioni fluviali. Eventi che in tutto hanno provocato 32 vittime.

Ma se la tendenza al surriscaldamento del clima è già particolarmente evidente nel nostro Paese, altrettanto non si può dire per le politiche necessarie a contrastare il fenomeno. La proposta di Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) avanzata dal Governo gialloverde rappresenta infatti una strategia di profilo troppo basso per poter conseguire gli obiettivi climatici che l’Italia si è data ratificando l’Accordo di Parigi sul clima: «Nel complesso, rispetto al 1990, con i due scenari stimati dal Governo – osserva al proposito Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed ex ministro dell’Ambiente – si arriverebbe a una riduzione complessiva delle emissioni nazionali di gas serra del 37%. Si tratta di un valore inferiore di quello medio fissato a livello europeo al 40%, che sappiamo non essere in traiettoria con l’obiettivo di contenimento dell’innalzamento della temperatura globale al di sotto dei 2°C, stabilito dall’Accordo di Parigi».