Cnr, nel 2018 i danni da dissesto idrogeologico «sono i più gravi registrati da cinque anni»

«Molto sopra la media» il numero delle vittime. Dal 2000 a oggi in Italia hanno perso la vita in totale 438 persone

[1 Febbraio 2019]

I rischi legati al dissesto idrogeologico sono da sempre molto concreto per il nostro Paese: in Italia frane e inondazioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi, causa ogni anno di numerose vittime e danni ogni anno. Da oltre vent’anni, l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr (Cnr-Irpi ) raccoglie i relativi dati, che sono appena stati aggiornati in due rapporti: quello annuale (per il 2018) e quello quinquennale (2014-2018), dai quali emerge che i «dati del 2018 sono i più gravi registrati negli ultimi cinque anni».

«Nel corso del 2018 – dettaglia la ricercatrice del Cnr-Irpi Paola Salvati – frane e inondazioni hanno causato in Italia 38 morti, 2 dispersi, 38 feriti e oltre 4.500 tra sfollati e senzatetto in 134 comuni, distribuiti in 19 regioni. Le regioni più duramente ferite sono quelle del Sud. In particolare, Sicilia e Calabria sono quelle con il più alto numero di vittime».

I rapporti elaborati dal Cnr contengono elenchi, mappe, statistiche ed analisi sugli eventi di frana e d’inondazione che hanno causato danni diretti alla popolazione, e quelli del 2018 sono «i dati più gravi registrati negli ultimi cinque anni».

«L’anno appena trascorso in termini di vittime a causa del dissesto geo-idrologico è stato molto sopra la media – conferma il direttore del Cnr-Irpi, Fausto Guzzetti – Considerando la serie storica 2000-2018 hanno perso la vita in totale 438 persone, 23 di media annua. Il triste primato delle vittime è del 2000 (54 morti e 7 dispersi), seguono il 2009 (50 morti e 6 dispersi), il 2011 (44 morti) e il 2018 (38 morti e 2 dispersi)». Numeri dietro ai quali si celano vite e territori devastati.

«Nel corso del 2018, soprattutto nella seconda metà dell’anno, si sono verificati degli eventi molto intensi che hanno causato un elevato numero di vittime. Basti pensare – ricorda Salvati – alla piena improvvisa che in agosto ha stravolto le gole del Raganello in Calabria, con 10 vittime e 11 feriti. Sempre in Calabria, nei primi giorni di ottobre, durante un nubifragio hanno perso la vita una giovane mamma e i suoi due bimbi. Tra il 1 e il 5 novembre la Sicilia è stata interessata da gravi fenomeni alluvionali, il 3 novembre si sono registrati gli effetti peggiori: tutti i bacini dell’agrigentino e del palermitano centro-occidentale sono andati in piena. A Casteldaccia, dove due famiglie, in totale nove persone tra adulti e bambini, sono rimaste bloccate al piano terra di una villetta costruita nei pressi del fiume, e sono annegate a causa dello straripamento del fiume Milicia».

Vittime e danni che si sarebbero potuti evitare, puntando su quegli investimenti in prevenzione che tornano il leit-motiv del dibattito pubblico solo – e per brevissimo tempo – a seguito di una tragedia. Quello delle catastrofi da dissesto idrogeologico è un bilancio pesante per l’Italia, specialmente «perché le persone – sottolinea Guzzetti – spesso perdono la vita in circostanze evitabili. Servirebbe maggiore prevenzione, rendendo i cittadini consapevoli dei rischi a cui sono soggetti, ponendo più attenzione alle criticità del territorio, e osservando rigorosamente norme e vincoli di edificabilità».

Eppure il Governo in carica, appena insediato, ha cancellato la struttura di missione ItaliaSicura contro il dissesto idrogeologico, anche se adesso il ministro dell’Ambiente Sergio Costa «sta lavorando – anticipano oggi da Il Sole 24 Ore – per presentare il suo piano anti-dissesto idrogeologico da 7,7 miliardi: 1,2 arrivano da risorse non usate da «Italia sicura» (la task force creata da Renzi a Palazzo Chigi) mentre 6,5 miliardi sono risorse nuove a un ritmo di 900 milioni l’anno». Sarebbe una prima buona notizia, anche se il passo in avanti rimarrebbe comunque ridotto: lo stesso ministero dell’Ambiente, nel 2013, ha stimato infatti 40 miliardi di euro il fabbisogno per rimettere in ragionevole sicurezza l’Italia sul fronte del dissesto idrogeologico, e da allora i progressi non sono stati molti, come testimoniano i danni crescenti nell’ultimo quinquennio censiti dal Cnr.