Con il ministro Costa l’Italia annuncia l’obiettivo “Amianto zero”, ma non sa dove smaltirlo

«In Italia abbiamo circa 400 norme affastellate tra loro che riguardano l’amianto, circa 2400 scuole con amianto e 32 milioni di tonnellate di materiale cancerogeno ancora da bonificare»

[13 Febbraio 2020]

L’eterna emergenza amianto, dopo quasi 30 anni dalla legge 257/1992 che ha messo al bando questo materiale in Italia, è stata al centro del question time che ha portato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ad intervenire ieri alla Camera: «Si tratta di una problematica estremamente significativa sul nostro territorio – spiega Costa – per questo come ministero dell’Ambiente abbiamo definito il primo Piano di bonifica amianto dove abbiamo sbloccato i 385 milioni di euro dei fondi Cipe destinati in particolare per togliere l’amianto dagli edifici scolastici e dagli ospedali. Parliamo di 2400 scuole in Italia che ancora sono interessate da questo problema».

E non solo le scuole: l’amianto è ancora ovunque attorno a noi. Si stima ci siano ancora dalle 32 (secondo Cnr-Inail) alle 40 milioni di tonnellate (secondo Ona-Osservatorio nazionale amianto)  da bonificare: i dati Ona parlano anche di 250 ospedali, 1000 tra biblioteche ed edifici culturali e un numero imprecisato di impianti sportivi, ma l’amianto storicamente è stato utilizzato in innumerevoli impieghi (materiale di coibentazione di carrozze ferroviarie, autobus e navi; in edilizia nelle coperture sottoforma di lastre piane o ondulate; in molti manufatti quali tubazioni, serbatoi, canne fumarie, etc) e attende ancora di essere bonificato. Si tratta di un’emergenza sanitaria oltre che ambientale: i dati Ona parlano di 6.000 decessi ogni anno tra mesotelioma (1900), asbestosi (600), e tumori polmonari (3.600)

Per bonificare occorrono risorse, capacità effettiva di spesa e impianti dove smaltire secondo logica di sostenibilità e prossimità i rifiuti contenenti amianto che inevitabilmente vengono prodotti durante la bonifica; alcune risorse iniziano ad essere disponibili, ma sugli altri due punti l’Italia purtroppo registra carenze croniche.

«Mi piace ricordare  il senso politico su questo tema, che è anche quello di intervenire sulla normativa – sottolinea non a caso il ministro Costa – Basti pensare che in Italia abbiamo circa 400 norme affastellate tra loro che riguardano l’amianto, circa 2400 scuole con amianto e 32 milioni di tonnellate di materiale cancerogeno ancora da bonificare. Per questo abbiamo costituito un gruppo di lavoro, presieduto da uno dei massimi esperti sull’argomento, l’ex Procuratore Raffaele Guariniello. Una quota parte del lavoro già fatto entrerà nel collegato ambientale che immagino di depositare in Consiglio dei ministri a marzo per approdare in Parlamento immediatamente dopo, perché c’è il tema del fine vita e anche l’esigenza di eliminare l’amianto non solo da scuole e ospedali ma anche da tutte le strutture private e da tutti i caseggiati. L’obiettivo – ha concluso Costa – è ‘amianto zero’ e questa è la visione sulla quale ci stiamo spingendo».

«Condividiamo a pieno la visione del ministro Costa che ha ribadito l’importanza e l’impegno del gruppo di lavoro costituito presso il ministero e la volontà di voler proseguire per raggiungere al più presto l’obiettivo finale: “amianto zero”. Ora bisogna agire senza indugi ed è importante che tutti facciano la propria parte», concordano i deputati M5S in commissione Ambiente – Patrizia Terzoni e Alberto Zolezzi – intervenuti in Aula durante il question time del ministro.

Uno scenario più che condivisibile, sul quale aleggia però una criticità che nessuno sembra avere il coraggio di affrontare: “amianto zero” non si accorda alla vulgata “discariche zero”. In Italia non ci sono abbastanza discariche dove smaltire in sicurezza l’amianto derivante dalle bonifiche, il che paradossalmente rappresenta uno dei motivi principali per cui le bonifiche non vengono fatte.

Il tema è già stato affrontato diffusamente, anche dallo stesso ministero dell’Ambiente – nella figura di Laura D’Aprile – tre anni fa alla Camera, durante un convegno promosso proprio dal Movimento 5 Stelle: «Uno dei principali problemi è che mancano le discariche spiegava per l’occasione D’Aprile  – a volte i monitoraggi non vengono effettuati perché poi nasce il problema di dove poter smaltire l’amianto». Ed è ormai atteggiamento comune per i responsabili politici di ogni colore e grado cavalcare le proteste che puntualmente insorgono sul territorio contro nuovi impianti, anziché spiegarne la necessità per difendere efficacemente i cittadini dal rischio amianto.

«Una della difficoltà che si registra nello smaltimento corretto dei materiali che contengono tale fibra – hanno ribadito nelle scorse settimane anche da Legambiente – è proprio l’alto costo legato anche alla mancanza di discariche regionali. Sono, infatti, solo 8 le Regioni provviste di discariche specifiche. Secondo i dati Ispra nel 2015 ben 145 mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto sono stati esportati nelle miniere dismesse della Germania. Sono troppe le Regioni che per evitare di assumersi la responsabilità di individuare i siti lasciano che la situazione degeneri. Se anche riuscissimo a velocizzare la rimozione dell’amianto, come ci auguriamo, non abbiamo gli impianti per poterlo inertizzare e smaltire. Serve realizzare almeno una discarica per regione per smaltire i rifiuti contenenti amianto, nel frattempo si sostenga la ricerca per trovare soluzioni tecnologiche alternative alla discarica».