Con il Pnrr del Governo Draghi a rischio gli obiettivi su energia e clima

Massimo Scalia, Gianni Silvestrini, Gianni Mattioli ed Enzo Naso: «Un tale sottodimensionamento del ruolo delle energie rinnovabili vanifica il contributo dell’Italia alla lotta contro il global warming»

[26 Aprile 2021]

Dopo la presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) elaborato dal Governo Draghi quattro veterani dell’ambientalismo scientifico italiano – Massimo Scalia, Gianni Silvestrini, Gianni Mattioli ed Enzo Naso – tornano a scrivere al premier sottolineando le ampie lacune che ancora gravano su energia e clima, chiedendo miglioramenti importanti sul fronte delle rinnovabili e dell’efficienza. Riportiamo di seguito la missiva in via integrale.

Signor Presidente,

richiamandoci a quanto le abbiamo già scritto l’8 u.s. e all’ultima stesura del PNRR, vogliamo sottolineare alla sua attenzione, nel campo che è di nostra maggior competenza, che:

– i 4,2 GW da nuovi impianti di fonti energetiche rinnovabili previsti come intervento pubblico a valere sui fondi NGEU sono incredibilmente al di sotto dell’obiettivo “> 51% di riduzione della CO2”, che pure il PNRR si prefigge al 2030 tramite una totale revisione del PNIEC. E, soprattutto, non tengono conto della raccomandazione UE di realizzare entro il 2025 almeno il 40% dei 500 GW obiettivo UE al 2030, come viene peraltro ricordato nel “flagship” POWER UP dello stesso PNRR;

– corrispondentemente, sono molto sottodimensionati gli investimenti per gli impianti FER, a vantaggio della promozione del biometano, prevista in misura che non ha corrispondenti negli altri Paesi UE;

– un tale sottodimensionamento del ruolo delle energie rinnovabili vanifica il duplice e possibile obiettivo: i) di un responsabile e significativo contributo dell’Italia alla lotta contro il global warming; ii) di dare una dimensione effettivamente industriale, anche nella MPI, allo sviluppo di dispositivi e sistemi di utilizzo delle energie rinnovabili;

– sembra miope il taglio di oltre 3 miliardi e mezzo di euro all’efficienza energetica a danno dell’edilizia pubblica, gli interventi energetici nella quale sono storicamente ripagati con ricadute decisamente superiori agli investimenti, e in termini di forte contributo alla decarbonizzazione;

– il taglio all’efficienza energetica nell’edilizia pubblica unisce al danno la beffa di interventi su 195 edifici rispetto alle molte migliaia di scuole nazionali.

Come ulteriore osservazione, non sarebbe male se la questione dell’idrogeno “verde” fosse affrontata nel PNRR con maggior definizione e con un livello di stanziamenti paragonabile a quello della Germania, non lasciando margini a interpretazioni su interessi ed orgogli aziendali da soddisfare, come il progetto CCS dell’ENI a Ravenna.

Se è apprezzabile il tentativo di sbloccare dalla burocrazia che li attanaglia gli interventi di inserimento e di installazione degli impianti a energie rinnovabili, questa augurata semplificazione burocratica corre il rischio, nei termini minimalistici degli interventi previsti, di addobbare con una bella tovaglia una cena da miseri.

Signor Presidente, non dobbiamo certo spiegare a Lei l’orientamento decisamente sfavorevole e negativo dei Paesi europei nei confronti di ritardi, e talvolta di furbizie, dei provvedimenti e degli atti normativi che l’Italia assume. Fino alla fastidiosa favola tracimata, a suo tempo, nell’ingeneroso e inaccettabile acronimo PIGS. Al di là di acrimonie e polemiche, è ragionevole attendersi un vaglio molto attento in sede UE dei progetti che l’Italia presenterà per il finanziamento Next Generation EU.

Ora, come rammentato nel PNRR, nella Parte I sugli obiettivi generali il regolamento NGEU prevede che il 37% della spesa programmata nei PNRR dei vari Paesi “debba sostenere gli obiettivi climatici”.

Il taglio sull’efficienza energetica, la modestia degli stanziamenti previsti per i nuovi GW da fonti energetiche rinnovabili, l’inadeguatezza degli investimenti sulla mobilità sostenibile, in particolare di quella elettrica, spostano la spesa complessiva per la “Rivoluzione verde e la transizione ecologica” dai circa 69 miliardi previsti dal precedente PNRR ai 59 miliardi dell’attuale, cioè una riduzione del 14%. Difficile ritenere che dopo questa mazzata sul settore più qualificante si possa raggiungere il richiesto 37%. E per farlo il PNRR dovrebbe, allora, illustrare in che cosa si investiranno gli oltre 20 miliardi necessari all’adempimento, evitando, per favore, la genericità di progetti “verdi”. Suona troppo di “furbizia”, che non ci ha mai attirato particolari simpatie nella UE, fin da quando, a proposito di grandi opzioni economiche, la CECA impose la drastica riduzione di produzione che portò alla chiusura dell’acciaieria di Bagnoli.

Sappiamo che Lei condivide la critica che vede proprio nella furbizia, che talvolta è ritenuta da molti italiani una dote irrinunciabile, un ostacolo a una vera grandezza del nostro Paese. E abbiamo letto che rispetto alle prospettive aperte da NGEU, Lei firma, in premessa PNRR, che il governo da lei presieduto “vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale.” Facciamolo tutti insieme.