Continua la corsa della geotermia in Europa, gli impianti geotermoelettrici verso il raddoppio

Erano 130 in esercizio alla fine del 2019, altri 160 sono in fase di sviluppo o progettazione. In forte crescita anche l’uso diretto del calore: i dati dell’European geothermal market report 2019

[12 Giugno 2020]

Il Consiglio europeo per l’energia geotermica (Egec) ha pubblicato l’edizione 2019 dell’European geothermal market report, fornendo così la più completa e aggiornata fotografia sull’impiego della geotermia nel Vecchio continente, sia per quanto riguarda la produzione di elettricità da questa fotne rinnovabile sia per gli impieghi diretti del calore custodito naturalmente nel sottosuolo.

In entrambi i casi, la geotermia europea conferma segnali di grandi vitalità. «L’energia geotermica osserva sta suscitando entusiasmo in tutta Europa – osserva Philippe Dumas, segretario generale dell’Egec – e non solo per il riscaldamento e il raffreddamento di edifici e infrastrutture, ma anche per i processi industriali e l’agricoltura. Nuove opportunità stanno sorgendo con l’estrazione di litio geotermico sostenibile prodotto in Europa: con così tante diverse applicazioni, un vasto potenziale non sfruttato e gli alti tassi di crescita degli ultimi anni, l’energia geotermica è destinata a diventare il fondamento della transizione energetica».

E i numeri raccolti nel report sembrano confermare questa tesi. Se alla fine del 2019 in Europa erano in funzione 130 impianti geotermoelettrici, guardando a quelli in fase di sviluppo (36) e ai progetti in via di pianificazione (124), entro 5-8 anni potrebbero entrarne in funzione altri 160 con una capacità complessiva di altri 3,3GWe (+5% in un anno). Se l’obiettivo sarà raggiunto, significherà aver quadruplicato la potenza istallata in appena una dozzina d’anni: alla fine del 2018 è stato infatti sfondato per la prima volta il muro dei 3 GWe, rispetto ai circa 1,5 GWe di sei anni prima, con un progressivo ampliamento dei Paesi coinvolti. Oltre a quelli storicamente importanti per il settore, come Italia, Islanda e più recentemente Turchia – oggi al primo posto per potenza installata – ma Paesi come Germania, Portogallo, Francia e Croazia inseguono di gran lena.

Ma ad accelerare non è soltanto la produzione di elettricità da geotermia. Guardando ai sistemi di teleriscaldamento, il report ne conta ben 327 in 25 Paesi d’Europa, per una capacità installata pari a 5,5 GWth. Anche in questo caso l’andamento dei progetti in corso prevede una rapida accelerazione per il comparto: se a numero di impianti installati su questo fronte continua il dominio della Francia, la crescita nel 2019 è stata guidata dai Paesi Bassi con al seguito l’Italia (con un importante apporto da parte dei Comuni geotermici toscani), la Grecia e a Spagna.

Per quanto riguarda invece il mercato delle pompe geotermiche, il 2019 ha segnato un traguardo storico: sono adesso oltre 2 milioni quelle istallate, con la Svezia saldamente in testa nel panorama europeo (con 13 pompe geotermiche installate ogni 100 famiglie, in media) ma tallonata dalle installazioni in forte crescita in Germania.

Non è tutto rose e fiori però. Per quanto riguarda gli impianti geotermoelettrici ad esempio mercati maturi come l’Italia registrano un doloroso stop del comparto, dove incidono non poco incertezze normative e il mancato rinnovo degli incentivi nel decreto Fer 1 (con il Fer 2 ancora in attesa di pubblicazione).

Non a caso il report sottolinea che, nel complesso, l’uso dell’energia geotermica può aumentare molto rapidamente con le giuste politiche e condizioni di mercato: un quadro politico stabile, adeguati sistemi assicurativi, solide politiche di ricerca e sviluppo e innovazione, la presenza di un carbon price (ad esempio tramite una tassa sulle emissioni di CO2) e la cancellazione degli incentivi ai combustibili fossili compreso il gas (in Italia al comparto, secondo i dati più recenti, vanno invece oltre 18 miliardi di euro l’anno in sussidi diretti e non, mentre gli incentivi alla produzione di elettricità da geotermia sono stati destinati 103 milioni di euro nel 2019).

«Dal 2020 al 2030 sarà il “decennio geotermico” – conclude Dumas – Quadri politici europei e nazionali adeguati possono e dovrebbero incoraggiare questa tendenza, se i Paesi europei sono seriamente intenzionati a diventare a zero emissioni nette di carbonio entro il 2050».