Morassut: «Ancora una volta la destra italiana dimostra tutta la sua miopia»

Coronavirus, il partito di Giorgia Meloni chiede all’Ue uno stop al Green deal

Legambiente: «Non ci siamo proprio, ne abbiamo più che mai bisogno per uscire dalla crisi»

[31 Marzo 2020]

Facendo leva sulla pandemia da coronavirus in corso, il partito guidato da Giorgia Meloni – Fratelli d’Italia – attraverso i suoi parlamentari ha chiesto ufficialmente alla Commissione europea di «rinviare il Green deal fino al termine della crisi» e presentare al contempo una nuova proposta di bilancio europeo per il periodo 2021-2027: in gioco c’è un piano di investimenti da 1000 miliardi di euro in 10 anni che rappresenta al momento la migliore chance per lo sviluppo sostenibile del Vecchio continente.

«Con l’esplodere dell’emergenza sanitaria e della crisi economica a causa del coronavirus, è di tutta evidenza – scrivono gli europarlamentari di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, Raffaele Fitto, Sergio Berlato, Nicola Procaccini e Raffaele Stancanelli – che anche le priorità di bilancio dell’Unione europea vadano ripensate immediatamente. Di fronte al rischio di una completa desertificazione del tessuto produttivo, con ricadute sociali devastanti in tutti gli Stati membri, continuare a perseguire ricette utopistiche in nome di un ambientalismo ideologico sarebbe folle e irresponsabile. Prima di preoccuparci della sostenibilità ambientale delle imprese dobbiamo garantirne la sopravvivenza e la liquidità, senza gravarle di ulteriori vincoli e costi».

Una prospettiva bocciata in toto dagli ambientalisti italiani: «Non ci siamo proprio Giorgia Meloni – commenta su Twitter Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – Ora più che mai abbiamo bisogno di un Green deal per uscire dalla crisi del coronavirus. Altro che dirottare tutte le risorse». Una posizione ribadita anche dall’ecologista Francesco Ferrante, che alle posizioni della destra sovranista contrappone la necessità di «puntare su green economy e coesione sociale» per uscire dalla crisi in corso.

Il problema è che proprio l’insostenibilità del modello di sviluppo che guida il mondo ha portato (anche) all’emergenza da coronavirus che stiamo patendo, come messo in chiaro dalla direttrice generale del Programma Onu per l’ambiente (Unep): «Con la pandemia da coronavirus e la crisi climatica in corso, la natura ci sta inviando un messaggio. Ci sono troppe pressioni allo stesso tempo sui nostri sistemi naturali e qualcosa deve succedere. Siamo intimamente interconnessi con la natura, che ci piaccia o no. Se non ci prendiamo cura della natura, non possiamo prenderci cura di noi stessi».

Sebbene circa un quarto degli italiani creda che ci sia una teoria del complotto dietro la pandemia (anche a causa delle fake news che Giorgia Meloni insieme a Matteo Salvini aiutano a circolare), la verità è che il coronavirus Sars-Cov-2 non arriva da un laboratorio ma da ecosistemi che siamo andati ad intaccare: come riassume il saggista David Quammen, autore dell’ormai celebre Spillover, «quando noi umani interferiamo con i diversi ecosistemi, quando abbattiamo gli alberi e deforestiamo, scaviamo pozzi e miniere, catturiamo animali, li uccidiamo o li catturiamo vivi per venderli in un mercato, disturbiamo questi ecosistemi e scateniamo nuovi virus. Poi siamo così tanti – 7,7 miliardi di esseri umani sul pianeta che volano in aereo in ogni direzione, trasportano cibo e altri materiali – e se questi virus si evolvono in modo da potersi trasmettere da un essere umano all’altro, allora hanno vinto la lotteria. Questa è la causa alla radice dello spillover, del problema delle zoonosi che diventano pandemie globali».

Il fatto che la pandemia da coronavirus sia partita dalla Cina – dove a seguito dell’emergenza è partita una stretta sul traffico di specie selvatiche – non può essere una mancata assunzione di responsabilità da parte degli europei, dato l’elevatissimo livello di interconnessione tra le due realtà (del resto il coronavirus non è arrivato in Italia su un gommone, ma ha trovato il suo epicentro nella regione più ricca del Paese) e il ruolo giocato dalle disuguaglianze economiche nel commercio illegale di specie selvatiche. La risposta a un problema globale, come insegna anche la lotta contro la crisi climatica in corso, non può che essere globale; anche l’Europa e l’Italia sono chiamate a fare la propria parte, come del resto sta chiedendo in queste ore anche il premier Giuseppe Conte proponendo un «piano straordinario di investimenti europei finanziato con gli “European Recovery Bond”, uno strumento di debito europeo destinato a coprire gli sproporzionati costi di questa emergenza», che sia in grado anche di dare «impulso nel medio periodo all’economia verde e digitale, e per costituire un fondo europeo contro la disoccupazione».

Non si tratta di scegliere se puntare risorse sulla green economy o sulla tenuta delle imprese di fronte alla pandemia: proprio gli investimenti richiesti dalla transizione ecologica sono il principale strumento di ripresa economica che abbiamo a disposizione.

«Ancora una volta la destra italiana dimostra tutta la sua miopia – osserva Roberto Morassut, sottosegretario al ministero dell’Ambiente – il Green new deal europeo sarà fondamentale per il rilancio delle imprese e per la riconversione in chiave sostenibile di interi comparti della produzione. Da questa emergenza si esce solo declinando una parola: sostenibilità. Quei mille miliardi possono essere la spinta per riprendere a camminare, a produrre reddito. I sovranisti, che sognano il ‘modello Orban’, vorrebbero utilizzare l’emergenza coronavirus per minare la svolta green di cui il pianeta e l’Europa hanno bisogno. Il rapporto tra la diffusione del contagio e l’inquinamento dell’aria, i livelli di polveri sottili, la densità di particolato è sottolineato dagli studi più accreditati. Per uscire dalla crisi abbiamo bisogno della scienza e della conoscenza. Non della grossolana propaganda di una certa vecchia politica di cui questa destra italiana è campione assoluta. Occorre anche una ecologia politica».