Wwf: «È una malattia che debilita l’Italia»

Coste e Parchi falcidiati dal consumo di suolo, gli ambientalisti: si muova il Parlamento

Legambiente: «Sette anni di inconcludenti discussioni di progetti di legge mai approdati al voto definitivo»

[17 Luglio 2018]

I dati sul consumo di suolo in Italia appena aggiornati dall’Ispra e illustrati oggi alla Camera dei Deputati mostrano l’avanzata costante e apparentemente inarrestabile di quella che il Wwf chiama «una malattia che debilita l’Italia», che potrebbe trovare un concreto argine solo nell’azione del Parlamento – se solo si decidesse a operare in tal senso.

Come ricorda il Panda nazionale, l’allarme non scatta certo oggi. Oltre a quanto rilevato da Ispra, ad esempio, vale la pena ricordare che negli ultimi 50 anni sono stati cementificati 10 chilometri di costa all’anno, e che nelle due zone a maggiore rischio sismico si sia avuto dalla metà del secolo scorso uno sviluppo urbanistico di 4 volte superiore a quello rilevato negli anni ‘50. Dopo aver cancellato buona parte della fascia costiera e reso irriconoscibili le aree interne, il consumo di suolo «si sta ora propagando alle aree più pregiate del Paese, come evidenziano i dati Ispra, che assegnano – sottolinea dice la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi – la maglia nera del consumo del suolo nelle aree protette ai due parchi dei Monti Sibillini e del Gran Sasso-Monti della Laga, che più sono stati colpiti dal sisma del Centro Italia 2016-2017».

«Questa malattia che affligge il Belpaese non solo si può ma si deve curare riprendendo innanzitutto – argomenta Bianchi – il percorso del disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” che, nella passata legislatura, dopo essere stato approvato nel 2016 dalla Camera, si è interrotto al Senato. Partendo da quest’ultimo testo su cui la Commissione Ambiente di Palazzo Madama aveva proposto modifiche importanti e su cui si erano registrate significative convergenze politiche, con alcune modifiche per cancellare i meccanismi meno efficaci nel contenere le nuove edificazioni, sarebbe possibile dotare finalmente l’Italia di una normativa innovativa ed efficace».

Anche Legambiente riflette sull’importanza di un adeguato quadro normativo contro il consumo di suolo, e su quanto finora non sia stato fatto: «Dopo sette anni di inconcludenti discussioni di progetti di legge mai approdati al voto definitivo – conclude Damiano Di Simine, responsabile suolo Legambiente – auspichiamo che il Parlamento in carica calendarizzi al più presto la discussione dei progetti di legge già depositati per arrivare al più presto all’approvazione della legge contro il consumo di suolo. Una normativa fondamentale per fermare speculazioni, scempi e abusi del territorio. Il consumo di suolo si può fermare se da un lato si mettono in campo azioni di tutela e dall’altro se rendiamo più semplice e conveniente economicamente intervenire per riqualificare periferie e edifici degradati e dismessi, mobilitando in questo modo progetti pubblici e risorse private».