Covid-19 e rifiuti, in Toscana criticità rientrate per il ritiro presso gli utenti positivi

Monni: «Questi rifiuti hanno la priorità per essere conferiti nei termovalorizzatori. Se non è possibile, vanno in discarica»

[14 Dicembre 2020]

Il rapido quanto robusto incremento nei casi Covid-19 avvenuto in Toscana – come nel resto d’Italia – con la seconda ondata della pandemia ha rischiato di mettere in crisi anche un servizio essenziale come la raccolta rifiuti dalle abitazioni dei cittadini positivi al coronavirus, ma grazie all’impegno profuso dalle aziende di settore e alla regia della Regione il picco di criticità sembra superato come emerso dall’audizione in Consiglio regionale dell’assessore all’Ambiente Monia Monni.

«Dopo varie segnalazioni ci siamo subito attivati nei confronti della Giunta regionale per avere il quadro della situazione e sollecitare soluzioni – osserva nel merito il presidente della commissione Sanità, Enrico Sostegni – Da quanto emerso in commissione oggi appare chiaro che la riorganizzazione del servizio ha avuto i risultati sperati e che il servizio ora è più rapido e rispondente ai bisogni dei cittadini. Del resto, è da metà novembre che le segnalazioni sono cessate, segno evidente che il problema è rientrato».

Nel merito Monni spiega che «la riorganizzazione è avvenuta dopo che l’aumento dei contagi ha reso evidente che il servizio di ritiro rifiuti a chiamata, che era in funzione fino a quel momento, non riusciva più a fare fronte alle esigenze».

Poco prima infatti era stato avviato il tavolo di confronto tra le aziende di settore e la Regione, e a fine novembre sono arrivate nuove ordinanze nel merito.

Secondo quanto ha illustrato l’assessore, sono direttamente i Comuni che avvisano i gestori della necessità di ritiro dei rifiuti, fornendo l’indirizzo dei pazienti Covid e la durata della quarantena. A quel punto i gestori consegnano agli interessati un kit che contiene sacchi, contenitori, materiali per la chiusura e istruzioni. Due sono le modalità di raccolta possibili, con il ritiro che viene effettuato due volte a settimana: o presso l’appartamento (l’interessato viene avvertito e lascia i rifiuti fuori dalla porta) oppure sulla pubblica via, solo nel caso che l’utente per portare i rifiuti fuori non debba passare da spazi comuni (quindi nel caso di villette, coloniche ecc.) e sia in grado di farlo.

«Questi rifiuti sono indifferenziati – aggiunge Monni –, devono essere smaltiti senza trattamento, preferibilmente in un impianto di termodistruzione, e hanno dunque la priorità per essere conferiti nei termovalorizzatori. Se non è possibile, vanno in discarica passando dai centri di raccolta», come peraltro indicato sin dall’inizio della pandemia dall’Istituto superiore di sanità e ministero dell’Ambiente. Il tutto «con, ovviamente, massima attenzione alla sicurezza dei lavoratori e delle procedure».
Nel merito, l’ex assessore all’Ambiente e oggi consigliera regionale Federica Fratoni ha avanzato la raccomandazione che il costo del servizio, che sarà significativo, sia «a carico come già detto a suo tempo della Protezione civile e non dei Comuni, che sono già in difficoltà».
Monni ha spiegato che c’è un fondo europeo destinato alla copertura di questa e altre spese, sottolineando come la procedura sia stata comunque complessa per i gestori della raccolta rifiuti, che si sono trovati a dover riorganizzare completamente le modalità e i tempi di ritiro.