Dalla geotermia toscana le buone pratiche delle rinnovabili premiate da Legambiente

Protagoniste la Comunità del cibo a energie rinnovabili (Ccer), con al suo interno in particolare Parvus flos, Vapori di birra e Serraiola wine, la centrale geotermoelettrica Cornia 2 in grado di integrare anche energia da biomasse, la “geotermia urbana” di Montieri e la Provincia di Siena carbon free

[3 Luglio 2020]

Nel rapporto di Legambiente Comunità rinnovabili sono 6 i Comuni geotermici toscani ad essere stati inseriti dal Cigno verde – casi unici in tutta l’Italia centrale e del sud – tra i 41 individuati rinnovabili al 100% su tutto il suolo nazionale, principalmente grazie all’impiego sostenibile della geotermia sul territorio. Ma non è questa l’unica menzione d’onore che riguarda la Toscana dal cuore caldo, protagonista anche tra le oltre 280 buone pratiche di integrazione delle rinnovabili nel territorio, raccolte da Legambiente sul sito comunirinnovabili.it.

Tra queste eccellenze spiccano infatti la Comunità del cibo a energie rinnovabili (Ccer), con al suo interno in particolare Parvus flos e Serraiola wine, la centrale geotermoelettrica Cornia 2 in grado di integrare anche energia da biomasse, la “geotermia urbana” di Montieri e la Provincia di Siena carbon free. Ma andiamo con ordine.

La Comunità del cibo a energie rinnovabili (Ccer) – nata nel 2009 grazie ad un’intesa tra CoSviG, Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e un’avanguardia di aziende locali – rappresenta l’integrazione delle potenzialità portate da tutte le fonti rinnovabili presenti sul territorio, insieme a quella delle materie prime al 100% toscane. Tra gli aderenti alla Comunità quest’anno Legambiente ha scelto di premiare in particolare Parvus flos, cooperativa agricola biologica che a Radicondoli produce basilico e suoi derivati (pesto), piante aromatiche e ornamentali in serre geotermiche; Vapori di birra, il primo birrificio artigianale in Italia che, a Sasso pisano, impiega il calore derivante dal vapore geotermico come fonte primaria di energia per il processo brassicolo; Serraiola wine, azienda agricola conduzione familiare sin dalla fine degli anni ’60 che si estende nel Comune di Monterotondo Marittimo per 40 ettari, privilegiando colture viticole e olivicole oltre che il fotovoltaico, grazie a un impianto per l’approvvigionamento di elettricità.

Il territorio di Castelnuovo Val di Cecina si è  invece reso protagonista di un’importante innovazione tecnologica attraverso la centrale Cornia 2, un impianto dove la coltivazione della geotermia si coniuga con l’impiego delle biomasse locali, permettendo un uso efficiente delle risorse residue dell’agricoltura e delle foreste e l’utilizzo di colture in aree marginali: l’impianto di Cornia è l’unico impianto misto geotermico/biomassa fino ad ora realizzato ed è esempio di completa integrazione tra le due fonti.

Per il Cigno verde invece il Comune di Montieri si caratterizza per la presenta di «notevoli risorse geotermiche sfruttate con impianti moderni a beneficio della collettività». Un esempio? «La valorizzazione intelligente della risorsa geotermica del territorio ha fatto sì che il Comune fosse selezionato, quale unico sito italiano, per aderire al programma europeo Geothermal Communities – piano di studio e sperimentazione sugli utilizzi integrati ed innovativi della risorsa geotermica ad alta entalpia per il teleriscaldamento urbano».

Infine, la Provincia di Siena, vero esempio d’eccellenza nella lotta alla crisi climatica in corso: è infatti la prima area vasta d’Europa – e probabilmente la prima al mondo – ad aver raggiunto la carbon neutrality. Un risultato certificato ISO 14064, forte di un Bilancio territoriale con emissioni zero (anzi, sono più quelle assorbite di quelle emesse) elaborato dal gruppo di Ecodinamica fondato da Enzo Tiezzi all’Università di Siena. Un risultato raggiunto anche grazie alla coltivazione sostenibile della geotermia naturalmente presente in loco, arrivata a coprire il 92% di tutta l’energia prodotta sul territorio provinciale.