Danni da maltempo in tutta Italia, Coldiretti: «Questo inizio 2019 conferma i cambiamenti climatici in atto»

Per il ministro Costa contro il dissesto idrogeologico «abbiamo a disposizione 6,6 miliardi di euro, spendibili in 900 milioni ogni tre anni». Ma con questo ritmo per mettere in sicurezza il Paese servirebbero più di 130 anni

[4 Febbraio 2019]

La nuova ondata di maltempo che ha attraversato l’Italia, e che sta ancora insistendo su alcune aree del Paese, ha portato una svolta improvvisa dopo che il nord era stato costretto a fare i conti con un lungo periodo di siccità per assenza di precipitazioni, con terreni aridi e bacini a secco. Neanche tre settimane fa l’Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) guardava con preoccupazione ai bacini a secco del nord Italia, mentre negli scorsi giorni il livello idrometrico del Po è salito di quasi due metri in sole 12 ore a causa di intense piogge, testimoniando le difficoltà in cui si trovano altri fiumi e torrenti lungo la Penisola dove si sono verificate evacuazioni ed allagamenti.

L’arco alpino è stretto nella morsa della neve, mentre la Regione Emilia-Romagna ha già annunciato che chiederà lo stato di emergenza nazionale per far fronte agli effetti del maltempo. Ovunque sono i campi agricoli sono i primi testimoni dei danni: dalla Coldiretti – la più grande organizzazione agricola europea – parlano di centinaia di ettari di coltivazioni sommersi da acqua e fango lungo tutta la Penisola dall’Emilia alla Toscana alla Campania. «L’andamento anomalo di questo inizio 2019 – spiegano gli agricoltori – conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo». E se per questi giorni di maltempo una stima dei danni (solo) nelle campagne potrebbe arrivare «a milioni di euro», il ripetersi di eventi estremi è costato «all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne».

Danni che naturalmente si estendono ben oltre il limite delle campagne. Secondo i dati aggiornati dal Cnr proprio nei giorni scorsi, solo nel 2018 frane e inondazioni hanno causato in Italia 38 morti, 2 dispersi, 38 feriti e oltre 4.500 tra sfollati e senzatetto in 134 comuni, distribuiti in 19 regioni: si tratta delle problematiche più gravi da cinque anni a questa parte, in un Paese dove i cambiamenti climatici stanno già oggi correndo più velocemente della media globale in termini di aumento delle temperature.

Le priorità rimangono dunque sempre le stesse, solo più urgenti: lavorare per ridurre le emissioni di gas climalteranti e contemporaneamente investire per aumentare la resilienza dei territori, riducendo così i rischi legati al dissesto idrogeologico. Su entrambi i fronti però i progressi sono minimi, se non inesistenti.

A livello globale le emissioni di gas serra sono tornate a crescere (mentre la performance italiana non conosce miglioramenti sostanziali dal 2014), mentre per quanto riguarda il dissesto idrogeologico – con 7.275 comuni (il 91% del totale) a rischio per frane e/o alluvioni – gli investimenti languono. «Dall’Alto Adige alla Campania all’Emilia Romagna il maltempo che sta investendo l’Italia sta aggredendo un territorio molto fragile – commenta il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – Abbiamo a disposizione 6,6 miliardi di euro, spendibili in 900 milioni ogni tre anni. Possiamo fin da subito finanziare i progetti cantierabili come è avvenuto proprio martedì scorso con Sardegna e Sicilia a cui abbiamo dato 142 milioni di euro per aprire i cantieri. Mettere in sicurezza il nostro Paese è la più grande opera pubblica necessaria». L’obiettivo però è ancora molto lontano: secondo le stime fornite nel 2013 proprio dal ministero dell’Ambiente, sarebbero necessari circa 40 miliardi di euro per mettere ragionevolmente in sicurezza l’Italia sul fronte del dissesto idrogeologico. E al ritmo – nel migliore dei casi – di 900 milioni di euro spesi ogni triennio, servirebbero oltre 130 anni per raggiungere l’obiettivo, mentre si continua a spendere per tamponare le singole emergenze: «Le frane e le alluvioni – ricordano al proposito da Confagricoltura – oltre a costituire un grave rischio per l’incolumità dei cittadini italiani (1.850 morti, 2000 feriti, 318 mila senzatetto negli ultimi cinquant’anni), appesantiscono la finanza pubblica di un notevole onere per la riparazione dei danni (3 miliardi solo per le alluvioni dell’autunno 2018), che costa da tre a quattro volte più della prevenzione».

L. A.