L'Enea spiega: il calo degli ultimi anni legato alla diminuzione dell'attività economica

Def, Galletti: «Italia verso disaccoppiamento tra Pil e CO2». Ma in realtà le emissioni crescono

Nonostante gli impegni siglati sul clima, il documento approvato dal governo prevede una crescita dei gas serra italiani

[13 Aprile 2017]

Dopo ore di latitanza in cui il Documento di economia e finanza era stato approvato al Consiglio dei ministri ma non ufficializzato, oggi il dicastero dell’Economia comunica l’avvenuta pubblicazione del Def insieme ai suoi allegati: per la prima volta, come annunciato, tra questi fa capolino Il Benessere equo e sostenibile nel processo decisionale (in allegato, ndr).

«È tempo – spiegano dal ministero dell’Economia – che la politica economica superi l’approccio alla programmazione basato esclusivamente sul Pil e assuma impegni programmatici per migliorare ambiti più specifici della qualità della vita dei cittadini». Il Comitato per gli indicatori del benessere equo e sostenibile avrebbe dovuto scegliere un set di indicatori selezionati tra i molti realizzati dall’Istat, ma in attesa che la scelta venga completata «il Governo ha scelto di anticipare in via sperimentale già dal Def 2017 l’inserimento di un primo gruppo di indicatori nel processo di bilancio: il reddito medio disponibile, un indice di diseguaglianza, il tasso di mancata partecipazione al lavoro e le emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti».

Come risulta evidente, quest’ultimo indicatore è l’unico – tra quelli scelti – attinente alla dimensione della sostenibilità ambientale. Uno spaccato a dir poco parziale dunque, dal quale comunque emerge una tendenza tutt’altro che confortante. Per le emissioni di gas climalteranti il Def 2017 (si veda la tabella a fianco, ndr) illustra «l’andamento del triennio passato, quello prevedibile secondo uno scenario a politiche vigenti e uno scenario che include le scelte programmatiche».

Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti «l’inserimento dell’indicatore “emissioni di Co2 e altri gas climalteranti” indirizzerà ancora di più la programmazione delle riforme verso quel disaccoppiamento tra crescita del Pil e produzione di CO2 che è già una tendenza riscontrata nell’economia globale». Eppure i numeri riportati nel documento affermano tutt’altro.

Secondo quanto illustra l’allegato al Def, le “Emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti” in Italia sono passate dalle 7,0 tonnellate procapite/anno del 2010 alle 7,4 del 2016, e – anche nello scenario che ingloba le politiche introdotte nel Def – continueranno ad aumentare fino a quota 7,5 tonnellate procapite di CO2eq nel 2020.

«Nel 2016 l’Italia – osserva oggi l’Enea presentando la propria Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale – ha raggiunto con quattro anni di anticipo gli obiettivi europei di fonti rinnovabili sui consumi finali di energia (con il 17,6% contro il 17% al 2020), l’elettricità prodotta è stata più green grazie al maggiore utilizzo di gas (+13%) e al forte calo del carbone (-21%) e i consumi di energia sono rimasti stabili», tuttavia «diversi elementi di preoccupazione come il rallentamento della crescita delle rinnovabili, il peggioramento delle prospettive di decarbonizzazione post-2020 e il persistente elevato livello dei prezzi dell’energia».

«L’elemento di novità che emerge dalla nostra analisi – chiosa il ricercatore Enea Francesco Gracceva – è proprio questo: il ‘rischio 2030’ tenuto conto che, a differenza di altri Paesi, in Italia la forte diminuzione dei consumi di energia e delle emissioni di CO2 degli ultimi anni è stata legata non tanto a cambiamenti strutturali ma alla diminuzione dell’attività economica. Un altro segnale cui prestare forte attenzione è la riduzione dei tassi di sviluppo delle rinnovabili riscontrata negli ultimi anni».