Ecco come l’emergenza coronavirus impatta sullo sviluppo sostenibile: il focus ASviS sull’Italia

Giovannini: «Questa analisi smentisce, una volta per tutte, l’idea che una crisi economica “faccia bene” allo sviluppo sostenibile come definito dall’Agenda 2030 che comprende le dimensioni economiche, sociali, ambientali e istituzionali»

[31 Marzo 2020]

L’epidemia da coronavirus Sars-Cov-2, insieme alle azioni di contenimento messe in campo per contrastarla, stanno tagliando le concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici (anche) in Italia; anche le emissioni di gas serra attese in calo nel nostro Paese, ma in entrambi i casi si tratta di variazioni di breve durata che non porteranno benefici – soprattutto guardando alla dimensione climatica – in termini di sviluppo sostenibile. Al contrario, la crisi economica innescata dal virus si preannuncia già come una bomba sociale che – come spiega l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) nella sua analisi del fenomeno – rischia di avere pesanti ricadute anche in termini di sostenibilità.

«Nelle discussioni di questi giorni – spiega il portavoce ASviS, Enrico Giovannini – alcuni si chiedono se questa crisi stimolerà il cambiamento dell’attuale modello di sviluppo nella direzione indicata dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, oppure se l’urgenza di affrontare i danni economici che la crisi produrrà dovrà prevalere su tutte le altre esigenze, privilegiando la creazione di posti di lavoro, ma trascurando gli aspetti ambientali o le potenziali disuguaglianze che le ricette economiche classiche possono causare. Noi crediamo che una forte risposta alla crisi economica possa essere orientata anche alla transizione ecologica e la lotta alle disuguaglianze, perché la condizione in cui il Paese e il mondo si trovava pochi mesi era comunque insostenibile da tutti i punti di vista».

Nell’immediato preoccupano gli effetti che l’emergenza coronavirus avrà sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) che dovranno essere raggiunti entro il 2030; la valutazione dell’ASviS si concentra in particolare sugli effetti a breve termine della crisi (cioè nel corso del 2020), supponendo l’eliminazione delle attuali restrizioni alla mobilità delle persone e allo svolgimento delle attività economiche entro il mese di giugno: ne emerge un quadro sfaccettato. Per i Goal 1 (povertà), 4 (educazione), 8 (condizione economica e occupazionale), 9 (innovazione), 10 (disuguaglianze) l’impatto atteso è largamente negativo mentre per i Goal 7 (sistema energetico), 13 (lotta al cambiamento climatico) e 16 (qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide) ci si può aspettare un andamento moderatamente positivo. Per i Goal 6 (acqua e strutture igienico-sanitarie), 11 (condizioni delle città), 14 (condizioni degli ecosistemi marini) e 17 (cooperazione internazionale) nel 2020 l’impatto dovrebbe essere sostanzialmente nullo, mentre per i rimanenti cinque Goal l’impatto non è valutabile (NV): in alcuni casi, infatti, non è stato possibile immaginare una relazione chiara tra crisi e indicatore, mentre in altri casi miglioramenti e peggioramenti tendono a compensarsi.

Più nel dettaglio, per quanto riguarda ad esempio la povertà «nonostante l’intervento economico del Governo a sostegno delle imprese e dei lavoratori, è ipotizzabile un aumento della povertà in tutte le sue dimensioni»; lo stesso si può dire per le disuguaglianze, ipotesi avvalorata dai trend innescati dalla la precedente crisi a partire dal 2008. In chiaroscuro invece le conseguenze sul Goal 3: l’ASviS «ipotizza una diminuzione della mortalità e lesività degli incidenti stradali, dovuta alla drastica riduzione del traffico veicolare imposto durante la crisi. Nonostante l’aumento della mortalità dovuto alla pandemia, non si prevede alcun peggioramento dei tassi di mortalità complessivi in quanto, in base ai dati ad oggi disponibili, il numero e la distribuzione per età della mortalità da Covid-19 non dovrebbe influenzare in modo accentuato gli indicatori usati per il calcolo dell’indice composito». Guardando invece alla crisi climatica, per ASviS «l’interruzione delle attività produttive prevista dal Governo per affrontare l’emergenza sanitaria porterà a un generale miglioramento di tutti gli indicatori connessi al cambiamento climatico. In particolare, si assisterà a una forte riduzione delle emissioni di CO2», anche se di per sé questa riduzione nel breve periodo non darà benefici. Quel che serve oggi è un cambiamento strutturale.

«Questa analisi smentisce una volta per tutte – osserva Giovannini – l’idea che una crisi economica “faccia bene” allo sviluppo sostenibile come definito dall’Agenda 2030 che comprende le dimensioni economiche, sociali, ambientali e istituzionali. È perciò opportuno che il disegno delle politiche pubbliche per rispondere alla crisi sia realizzato tenendo presente tutte le dimensioni della sostenibilità. Ribadiamo, quindi, la raccomandazione al Governo e al Parlamento che i provvedimenti normativi in discussione siano sempre accompagnati da una valutazione, ancorché qualitativa, del loro impatto atteso sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile».

In quest’ottica l’ASviS ha esaminato il Decreto legge “Cura Italia”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 marzo 2020: ne emerge che le norme del Decreto riguardano soprattutto il Goal 3 (“Salute e benessere”), per le numerose misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale; i Goal 8 (“Lavoro dignitoso e crescita economica”) e 9 (“Innovazione e infrastrutture”), oltre che i Goal 1 (“Sconfiggere la povertà”) e 10 (“Ridurre le disuguaglianze”) a causa dei provvedimenti di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connessi all’emergenza epidemiologica; infine, il Goal 16 (“Pace, giustizia e istituzioni solide”) viene influenzato dagli interventi sulle pubbliche amministrazioni, le forze dell’ordine, la gestione della giustizia, il funzionamento degli istituti penitenziari e la continuità del servizio postale.