La filiera delle costruzioni chiede di arrivare almeno fino alla fine del 2023

Energia, altri sei mesi di superbonus al 110%: scadenza giugno 2022 e lavori fino a dicembre

Ance: «Si tratta di una leva che può generare un giro di affari di 42 miliardi di euro e più entrate per lo Stato per circa 7,5 miliardi di euro oltre a un risparmio netto per le famiglie di 600 euro all’anno solo per i consumi energetici»

[21 Dicembre 2020]

Fa bene all’ambiente, fa bene all’economia e fa bene anche al portafogli. Sebbene non sia stata colta l’occasione per raddrizzarne alcune storture la proroga (6 più 6 mesi) fino al 2022 del superbonus al 110% per l’efficientamento energetico rappresenta una buona notizia. “Un risultato importante – spiega il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri Riccardo Fraccaro – che conferma la centralità di questa misura per il rilancio dell’economia e la tutela dell’ambiente. È il primo passo per la stabilizzazione di una norma condivisa da tutti, forze politiche e parti sociali. Ringrazio il Parlamento per aver contributo a rafforzare il superbonus, come M5S continueremo a lavorare per dare una prospettiva sempre più solida a questa misura”.
In sostanza la proroga per il superbonus funziona così: le domande potranno essere fatte fino a giugno del 2022, con i lavori che potranno però concludersi entro il 31 dicembre del 2022, con gli ultimi sei mesi dell’anno per consentire il completamento dei lavori. Inoltre, se entro giugno 2022 saranno stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo, la detrazione al 110% spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Il M5S, come informa un lancio dell’Ansa, ha annunciato anche la presentazione di un odg per chiedere l’estensione al 2023. Le risorse messe a disposizione sono pari a circa 6,5 miliardi di euro.

“Un’importante novità – aggiunge Fraccaro – riguarda la questione del proprietario unico, che molti cittadini avevano sollecitato: con le novità introdotte in manovra anche le persone fisiche che risiedono in edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, possedute da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche, potranno adesso accedere al superbonus al 110% per gli interventi sulle parti comuni e sulle singole unità immobiliari, sempre nei limiti di un massimo di due unità agevolabili per contribuente”.
Sono stati inoltre ampliati gli interventi ammessi: anche l’eliminazione delle barriere architettoniche aventi ad oggetto ascensori e montacarichi sarà considerato lavoro trainato. Così come i lavori che, attraverso ogni tipo di strumento tecnologico, favoriscano la mobilità interna ed esterna delle persone portatrici di handicap o con età superiore ai 65 anni. Nel superbonus al 110% rientreranno anche gli interventi per la coibentazione del tetto, indipendentemente dal fatto che essi delimitino o meno sottotetti riscaldati.

È utile ricordare anche perché investire nell’efficientamento energetico degli edifici fa bene anche all’ambiente: ad oggi gli edifici consumano circa il 40% dell’energia e rilasciano il 36% delle emissioni di gas serra dell’Ue, ma ogni anno solo l’1% è sottoposto a lavori di ristrutturazione a fini di efficientamento energetico. Numeri dentro i quali sta ovviamente anche l’Italia e che dunque forniscono il perimetro entro il quale si muove la portata del superbonus.

C’è da abbattere il consumo di energia e dunque cosa c’è di meglio di farlo riducendo i consumi delle nostre case che ci permette anche di ridurre le bollette? Vale la pena di ricordare anche che in Ue l’85% degli edifici ha più di 20 anni e l’85-95% saranno verosimilmente ancora in uso nel 2050, ragion per cui l’ondata di ristrutturazioni è necessaria per adeguarli ai nuovi standard.

L’efficientamento energetico rappresenta dunque un ottimo investimento dal punto di vista ambientale, ma anche economico. L’ultimo report elaborato dal Cresme su richiesta della Camera mostra che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica, dal 1998 al 2019, hanno attivato investimenti pari a quasi 322 miliardi di euro. Anche il superbonus s’inserisce dunque in questo filone positivo, ma occorre dargli tempo perché possa dispiegare i suoi effetti: Dal nostro punto di vista, quindi, sarebbe bene rendere questo provvedimento se non strutturale, almeno duraturo per un quinquennio, perché permetterebbe di fare progetti più a lungo termine con impieghi di risorse più importanti, considerando che si tratta sotto tutti gli aspetti di un investimento.

Non a caso dalla filiera delle costruzioni – imprese, artigiani, cooperative, professioni tecniche, società di ingegneria (Ance, Alleanza delle Cooperative, Anaepa Confartigianato, Cna costruzioni, Casartigiani, Claai, Confapi Aniem, Federcostruzioni, Oice e Rete professioni tecniche) – è arrivato un accorato appello al Governo, Governo preoccupata «per il futuro di una delle poche misure di rilancio dell’economia messa finora in campo. Le stime – argomentano dall’Ance – non lasciano dubbi: si tratta di una leva che può generare un giro di affari di 42 miliardi di euro e più entrate per lo Stato per circa 7,5 miliardi di euro oltre a un risparmio netto per le famiglie di 600 euro all’anno solo per i consumi energetici. Tutti benefici economici e quindi occupazionali che rischiano di venire vanificati completamente se la misura avrà durata breve. Impensabile infatti che interventi così complessi possano essere iniziati e completati in un anno. Peraltro le procedure iniziali sono lunghe e farraginose e necessitano dell’efficienza degli archivi comunali che ora sono in tilt. Occorre un lasso temporale congruo, non meno della fine del 2023, per consentire a cittadini e imprese di programmare e realizzare lavori importanti di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza sismica».