Esa, il lockdown per Covid-19 ha dimezzato l’inquinamento atmosferico da NO2 in Europa

Rispetto all’anno scorso Madrid, Milano e Roma hanno visto una riduzione di circa il 45%, mentre Parigi un calo del 54%. Le buone notizie però finiscono qui

[16 Aprile 2020]

Le concentrazioni di inquinamento atmosferico da biossido di azoto (NO2) sono in caduta libera in tutta Europa, come spiegano dall’Agenzia spaziale europea (Esa) riportando le ultime rilevazioni satellitari fornite da Copernicus – ovvero il programma di punta per l’osservazione della Terra dell’Ue. Analizzati dal Royal Netherlands Meteorological Institute, i nuovi dati mostrano concentrazioni di NO2 praticamente dimezzate nel periodo che va dal 13 marzo al 13 aprile 2020, rispetto alle concentrazioni medie rilevate nello stesso periodo del 2019. Madrid, Milano e Roma hanno visto una riduzione di circa il 45%, mentre Parigi un calo del 54% «coincidente con le severe misure di quarantena implementate in tutta Europa».

Le concentrazioni di biossido di azoto nella nostra atmosfera, come ricordano dall’Esa, variano molto di giorno in giorno a causa sia delle fluttuazioni delle emissioni, sia delle variazioni nelle condizioni meteorologiche. Questa variabilità meteorologica rende difficile arrivare a conclusioni solide sugli effetti del lockdown basandosi solo su misurazioni giornaliere o settimanali delle concentrazioni di inquinamento atmosferico. Serve dunque un approccio più complesso al problema: «Esistono notevoli variazioni meteorologiche in ogni Paese da un giorno all’altro, che hanno un grande impatto sulla dispersione del biossido di azoto – spiega Henk Eskes del Royal Netherlands Meteorological Institute – Osservare dati medi su periodi di tempo più lunghi ci consente di vedere più chiaramente i cambiamenti nelle concentrazioni di NO2 dovuti all’attività umana. Per questo motivo, le mappe mostrano concentrazioni su un periodo mensile con un’incertezza del 15%, che riflette la variabilità meteorologica non rilevata nelle medie mensili utilizzate».

Anche utilizzando quest’approccio molto prudenziale il crollo nelle concentrazioni di inquinamento atmosferico è netto in quanto il parametro osservato, il biossido d’azoto, è fortemente legato all’andamento del traffico veicolare. Tra i fattori emissivi rientrano tutti i processi di combustione, ma secondo l’Ispra oltre la metà di tutte le emissioni di NO2 in Italia dipendono dai trasporti su strada; non a caso il Sistema nazionale di protezione ambientale ha registrato già a fine marzo una diminuzione dell’ordine del 50% nelle concentrazioni di NO2 in Pianura Padana»  seguito delle misure introdotte dal Governo per l’emergenza» Covid-19.

Queste diminuzioni nell’inquinamento atmosferico hanno un loro risvolto positivo – l’Italia è il primo Stato in Europa per morti premature da NO2 con circa 14.600 vittime all’anno, come mostra l’Agenzia europea dell’ambiente – ma in generale la crisi da Covid-19 non rappresenta affatto una buona notizia per lo sviluppo sostenibile del Paese, che ne uscirà anzi ulteriormente indebolito senza le necessarie contromisure.

Questi crolli nelle concentrazioni di inquinamento atmosferico mostrano però con grande chiarezza il ruolo attivo che i comportamenti umani possono avere nel miglioramento dell’aria che respiriamo, offrendo così una bussola per nuovi investimenti pubblici a partire da quelli sulla mobilità: le idee non mancano, ora serve metterle in pratica.