Fotovoltaico: 2 miliardi di investimenti euro e 3.000 posti di lavoro bloccati dalla Soprintendenza di Viterbo

Il Gruppo Impianti Solari scrive ai ministeri dei Beni Culturali e della Transizione Ecologica

[7 Aprile 2021]

Il Gruppo Impianti Solari (GIS) associa 10 imprese del Lazio, con oltre 500 addetti. che si occupano di sviluppo e costruzione di impianti fotovoltaici e nasce per «Promuovere una corretta informazione sul settore fotovoltaico, promuovendo i valori di sostenibilità ambientale e tutela del territorio, che i progetti stessi incarnano. Il fotovoltaico, infatti, non è solo la risposta a un’esigenza economico-produttiva del sistema italiano, ma anche una parte della soluzione all’attuale emergenza ambientale». Oggi il GIS ha inviato una lettera aperta ai ministeri dei Beni Culturali e della Transizione Ecologica per chiedere «un tavolo di confronto, nel quale discutere le dilatate tempistiche di autorizzazione dei progetti di energie rinnovabili e il mancato coordinamento tra gli Enti coinvolti».

Le imprese laziali del fotovoltaico ricordano che «Negli ultimi tre anni, le società aderenti al Gruppo hanno investito decine di milioni di euro nello sviluppo di impianti fotovoltaici nella Regione Lazio. Questi investimenti, perfettamente in linea con il Piano Energetico Nazionale e fondamentali per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo al 2030, hanno a oggetto impianti industriali collocati in aree prive di vincoli archeologici, paesaggistici, urbanistici. Durante i trascorsi venti mesi, tutti i progetti hanno ricevuto una positiva Valutazione di Impatto Ambientale da parte della Regione Lazio, l’Autorizzazione Unica Provinciale e il PAUR regionale. I progetti di cui parliamo hanno ricevuto pareri positivi e nullaosta da ogni altro Ente partecipante alla Conferenza di Servizi, compreso il Ministero dello Sviluppo Economico, tuttavia sono stati bloccati dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici e Paesaggistici della Provincia di Viterbo, o a mezzo di ricorsi al TAR Lazio, o utilizzando lo strumento della opposizione ai sensi dell’articolo 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241. I tempi di questi procedimenti bastano a far perire i progetti, a prescindere dalla fondatezza delle azioni giudiziarie».

Nella lettera ai ministri si sottolinea che «Anche la Regione Lazio, che ha già autorizzato questi progetti emettendo il PAUR, ha ripetutamente invitato la Sovrintendenza ad indicare, di volta in volta, quali modifiche progettuali o prescrizioni potessero essere suggerite per superare il dissenso, ma la risposta è stata sempre la stessa: la Soprintendenza è contraria ai progetti fotovoltaici installati sul suolo e che quindi non può essere data alcuna prescrizione o suggerita alcuna modifica. Non è stato possibile istituire un tavolo di confronto, per tentare di trovare un bilanciamento tra i valori di rilevanza costituzionale in gioco, ambiente, salute, lavoro, paesaggio e identità culturale, malgrado l’invito della Regione Lazio e delle Prefetture più sensibili».

Cosa provoca questo stallo? Il GIS rvidenzia che «Oltre al danno ambientale e alla salute derivato dalla continua produzione di energia da fonte fossile, lo stato di fatto comporta la perdita di due miliardi di euro di investimenti complessivi (a costo zero per Stato e cittadini poiché sostenuti vendendo l’elettricità prodotta), la rinuncia a circa tremila posti di lavoro che verrebbero generati, e al conseguente indotto economico nella Regione. Il Gruppo Impianti Solari auspica che venga accelerato e facilitato il dialogo tra le parti coinvolte, per trovare un terreno comune e consentire la realizzazione dei progetti nel rispetto dei valori tutelati dal Mibac e dal Mite».

La lettera conclude: «Per queste ragioni, si rinnova la richiesta di un incontro con la Direzione Generale del Mibac e del Mite, con l’opportuno coinvolgimento del Mise, forti della consapevolezza che i progetti in questione non soltanto sono un contributo essenziale all’economia locale, al processo di decarbonizzazione e alla transizione ecologica, ma rimangono al di fuori delle aree sottoposte a vincoli e sono sviluppati su terreni di basso valore produttivo agronomico».