Geotermia e salute sull’Amiata, il punto sul progetto InVetta dell’Asl Toscana sud est

D’Urso: «L’azienda ha messo a disposizione le migliori risorse di personale per collaborare insieme ad Ars al progetto, sottolineando l’attenzione che viene sempre riservata al tema della prevenzione dei fattori di rischio ambientali che possano nuocere alla salute e al benessere della popolazione»

[30 Luglio 2019]

Si è conclusa in questi giorni la fase di raccolta dati dello studio InVetta – l’Indagine di biomonitoraggio e valutazioni epidemiologiche a tutela della salute nei territori dell’Amiata – per entrare nel vivo in quella successiva, ovvero quella d’analisi e valutazione, che richiederà diversi mesi di lavoro per offrire un quadro relazionale tra lo stato di salute della cittadinanza e i fattori ambientali e sociali, caratteristici della zona geotermica amiatina.

A fare il punto della situazione è l’Asl Toscana sud est, che interviene dopo che l’Agenzia regionale di sanità (Ars) –  coordinatrice del progetto – aveva già annunciato lo scorso giugno la conclusione della fase di raccolta dati  sull’Amiata.

«Si tratta di un progetto importante per il benessere dei cittadini di quei territori – aggiunge adesso il direttore generale Asl Toscana sud est, Antonio D’Urso – Zone montane che hanno un valore indiscutibile dal punto di vista ambientale e paesaggistico e che attirano tanti turisti. L’azienda ha messo a disposizione le migliori risorse di personale per collaborare insieme ad Ars al progetto, sottolineando l’attenzione che viene sempre riservata al tema della prevenzione dei fattori di rischio ambientali che possano nuocere alla salute e al benessere della popolazione».

Per fare chiarezza sul tema l’indagine InVetta, partita come noto a maggio del 2017, ha previsto la selezione di un campione di oltre 2000 abitanti (residenti nei comuni dell’Amiata, in una fascia d’età compresa tra i 18 ai 70 anni, di entrambi i sessi) estratto dalle liste anagrafiche.  Come dettaglia Asl, la prima fase ha compreso la raccolta di un campione di sangue e urine per eseguire analisi di routine (colesterolo, transaminasi, glicemia, ecc) e inviduare l’eventuale presenza di metalli pesanti (arsenico, mercurio, cromo, tallio e altri).  Ai partecipanti all’indagine, poi, nel corso di una apposita visita, sono stati raccolti dati riguardanti peso, altezza, pressione, ma è anche stata effettuata una spirometria, al fine di evidenziare il quadro di salute respiratoria.  Infine è stato loro somministrato un questionario approfondito su abitudini, ambiente di vita e di lavoro, storia clinica personale e percezione del rischio.

Ad oggi, dopo due anni di intenso lavoro, il primo step è stato raggiunto con successo con la raccolta di una quantità considerevole di dati, che costituiscono un database di risultati clinici relativi ad un bacino di ben 2060 cittadini che si sono resi disponibili, di cui la maggior parte residente nei Comuni più coinvolti dalle emissioni degli impianti geotermici con una minoranza – per i dati a confronto – in quelli meno interessati.

Si è trattato di un compito di rilevazione che – sottolineano dall’azienda sanitaria locale – ha impegnato numerose risorse della Asl Toscana sud est, tra medici, epidemiologi, infermieri, tecnici di laboratorio, medici di medicina generale, amministrativi e tutti gli operatori che hanno dato il loro contributo per portare a compimento questa prima fase del progetto.

Adesso la fase di analisi dei dati, anch’essa voluminosa, richiederà diversi mesi di lavoro e servirà a mettere in correlazione lo stato di salute che si delinea dalla valutazione dei dati raccolti e i fattori ambientali e sociali, caratteristici della zona geotermica amiatina.

La restituzione dei risultati finali, come già comunicato dall’Ars Toscana, è prevista entro la fine del 2019. L’ultimo aggiornamento fornito dall’Agenzia regionale di sanità – e basato sui dati parziali fino ad allora esaminati – risale all’ottobre scorso, quando in un’assemblea pubblica al Teatro degli Unanimi ad Arcidosso intervennero esperti di Ars, di Arpat e del Cnr.

Nell’occasione emersero «valori mediamente alti osservati per le concentrazioni urinarie di tallio e cadmio e di quelle ematiche di mercurio, con una maggiore prevalenza di sforamenti dei valori di riferimento nei comuni del versante grossetano». Relativamente all’aggiornamento degli indicatori di mortalità aggregati a livello comunale, il dato più interessante tra quelli riportati lo scorso ottobre riguarda l’andamento storico degli eccessi di mortalità generale dei comuni amiatini: «Dopo i picchi del 13-14% registrati nel periodo 2000-2006, che erano presenti nel report del Cnr del 2010, negli ultimi anni disponibili dal 2009 al 2015, l’eccesso di mortalità generale negli uomini si è notevolmente ridotto al 3.3%. Persiste invece l’eccesso di mortalità per tumori, sempre nei maschi e non nelle donne, che nel periodo 2009-2015 si assesta al 13%, dopo i picchi del 20% registrati negli anni precedenti (2000-2006)».