Geotermia, la Toscana punta a raddoppiare la potenza installata ma Cingolani tentenna

Monni: «Stiamo preparando una gara significativa per il nuovo affidamento, dove vorrei gettare le basi per raddoppiare la potenza geotermoelettica»

[20 Maggio 2021]

Durante la prima parte della maratona virtuale Rivoluzione verde. Tra mitigazione e adattamento per una transizione inclusiva ed equa, in corso sui canali di Anci Toscana, l’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni ha annunciato che l’intenzione della Regione è quella di portare al raddoppiare l’apporto che la geotermia sta dando in Toscana alla produzione di elettricità rinnovabile, anche se il ministro della Transizione ecologica non sembra ancora aver capito il ruolo strategico di questa fonte rinnovabile per il territorio.

Il dibattito si è inserito nell’ambito del più ampio conflitto che sembra essere in corso tra rinnovabili e paesaggio, un conflitto che si basa però su una fallacia di fondo: il paesaggio nel nostro Paese (e specialmente in Toscana) è storicamente modellato dall’uomo, ma se non lo cambieremo di nuovo – seppur in piccola parte – per installare gli impianti alimentati da energie rinnovabili sufficienti per fare la nostra parte contro con la crisi climatica in corso, il paesaggio che tanto amiamo non esisterà più. Lascerà spazio a desertificazione e inondazioni, a seconda dei casi.

«Questa Regione – spiega Monni – ha già una strategia di decarbonizzazione, Toscana carbon neutral 2050 (avviata nel corso della scorsa legislatura ma mai presentata pubblicamente, ndr), che vogliamo però innovare e rendere ancora più efficace. Sarà la strategia dove, settore per settore, troveranno spazio le varie politiche che metteremo in campo a partire dalle rinnovabili».

Al proposito, Monni informa che il confronto con il ministero della Transizione ecologica (Mite) seppur sottotraccia prosegue: «Ho avuto un lungo colloquio col ministro Cingolani al quale ho raccontato la particolarità della Toscana, che si chiama geotermia, che per come la vedo io è una risorsa straordinaria. Ci troviamo in una fase molto delicata, approntandoci a preparare una gara significativa per il nuovo affidamento (la scadenza delle concessioni geotermiche è prevista al 2024, ndr)», un tema che più volte è stato sollecitato anche dagli attori locali come i Comuni geotermici e il CoSviG.

«In questa gara – anticipa Monni – vorrei gettare le basi per raddoppiare la potenza  geotermoelettica di questa regione, ovviamente spingendo il gestore (oggi Enel green power, ndr) al revamping delle centrali esistenti, ad investimenti su  qualità, contenimento della pressione sull’ambiente, oltre che in nuove tecnologie e ricerca».

Uno scenario che trova ormai importanti sponde a livello internazionale: solo in 10 Paesi europei sono presenti ormai 130 centrali geotermoelettriche (+5% nel 2019) di cui 34 in Toscana, dove questa fonte garantisce circa il 30% del fabbisogno elettrico e oltre il 70% dell’elettricità prodotta da rinnovabili – paragonabile ai consumi di oltre 2 milioni di famiglie – evitando il consumo di 1,4 mln di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) e l’emissione di 4,1 mln di CO2. Anche le reti di teleriscaldamento sono in forte crescita, con 327 impianti attivi in Europa (presenti anche in 9 Comuni toscani) cui si aggiungono altre 2 milioni di pompe di calore. Eppure l’ultima centrale geotermoelettrica realizzata in Toscana risale al 2014, con Bagnore 4.

«La geotermia – argomenta Monni – è una fonte energetica continua a differenza di altre, per  mezzo della quale con grande attenzione e cautela la  Toscana può raggiungere l’autosufficienza produttiva. Il  ministro però non è particolarmente appassionato a questa forma di produzione, e ci invita a  riflettere sulla necessità di mettere a terra eolico e fotovoltaico. Due fonti su cui ovviamente mi trovo  d’accordo, ma ho provato a spiegare al ministro che metterle a terra incontra qualche difficoltà in più in Toscana,  perché siamo una regione particolarmente bella».

E qui si torna al tema del paesaggio. Nel merito, potrebbe essere utile ricordare a Cingolani che la geotermia tra tutte le fonti rinnovabili (ma anche rispetto alle fossili) è quella che in assoluto presenta il minor consumo di suolo, e che – a livello internazionale – la roadmap tracciata dall’International energy agency (Iea) per raggiungere la carbon neutrality al 2050 prevede sì un contributo fondamentale da parte di fotovoltaico ed eolico, ma anche un ruolo in grande crescita per la geotermia: dai 15 GW circa istallati attualmente a livello globale, la Iea indica infatti di passare a 52 GW nel 2030 e a 126 GW di potenza geotermoelettrica installata nel 2050. Un incremento di 8 volte.

Da realizzare dove? Dove la geotermia è presente in alta quantità e qualità, come per ogni altra fonte energetica del resto. Come non si possono realizzare pale eoliche dove non c’è sole, non si può produrre elettricità da geotermia dove le condizioni locali (a partire da quelle geologiche) non permettono di farlo. Ecco perché la Toscana – che per prima al mondo ha saputo industrializzare la geotermia, ormai due secoli fa – è chiamata a fare la propria parte.