Gli sviluppi della geotermia toscana visti da Monterotondo Marittimo

[7 Aprile 2015]

A quasi un anno dall’ultima intervista, siamo tornati a contattare il sindaco di Monterotondo Marittimo, Giacomo Termine, per chiedergli un parere su quanto sta accadendo nel mondo della geotermia toscana.

Si è da poco concluso un incontro con Enel sulle tematiche relative all’indotto. Cosa è accaduto esattamente e perché i Comuni hanno abbandonato il tavolo?

«La questione nasce ben prima del mio insediamento come sindaco, circa 4-5 anni fa. Si tratta di ottenere da Enel Green Power un maggior indotto sulle attività locali e la maggiore possibilità di usare manodopera del luogo. Per quanto ci riguarda abbiamo cercato da subito un accordo. La riunione di cui si parla seguiva ad altre due svoltesi  nell’arco dei sei mesi precedenti durante le quali cui Enel aveva manifestato una disponibilità in questo senso. Per quanto ci riguarda avevamo chiesto un impegno scritto, uno sorta di carta d’intenti, con regole e annessi. Ma all’ultima riunione Enel Green Power è arrivata senza alcun documento, raffreddando così le aspettative dei comuni. Adesso aspettiamo segnali da Enel Green Power nei confronti nostri, e quindi del territorio».

Secondo lei, la recente moratoria imposta dalla Regione per le nuove attività geotermiche servirà a fare chiarezza e riportare il dibattito sull’argomento?

«Sulla moratoria la mia impressione è che sull’argomento in Regione si siano avvertite delle sensibilità specifiche in alcuni contesti specifici. Quello che sinceramente non capisco è il legare a priori un territorio a un determinato tipo di attività geotermica (media o alta entalpia) senza poter disporre di analisi derivanti dai pozzi esplorativi. Detto ciò è ovvio che ogni realtà abbia le proprie peculiarità, priorità e anche preoccupazioni. Trovo giusto che l’amministrazione regionale ne tenga conto. In questo senso, forse, questo stop può servire come momento di riflessione».

Nell’ultima intervista, a pochi mesi dall’insediamento aveva annunciato due progetti a breve scadenza: la dotazione dei filtri AMIS nelle centrali di Carboli 1 e 2 e la porta alle Biancane del parco nazionale delle Colline Metallifere. Le tabelle di marcia sono state rispettate?

«Gli abbattitori AMIS sono stati installati su una centrale ma non sono ancora entrati in funzione a regime. Nella seconda sono in installazione, quindi siamo soddisfatti. Per la Porta del Parco i lavori sono in corso e stiamo anche allestendo un nuovo percorso di visita oltre alla riqualificazione di quello già esistente. Questo sempre in collaborazione con Enel, che è la proprietaria del terreno. Abbiamo anche l’obiettivo di redigere una convenzione con Enel Green Power per disciplinare il loro contributo per la manutenzione dell’area delle Biancane, e per permettere a noi di fare la programmazione necessaria degli interventi e delle manutenzioni su un’area che attualmente non è di nostra proprietà».

A Monterotondo Marittimo la geotermia viene utilizzata per la produzione di energia da parte dell’Enel, nel teleriscaldamento per il centro urbano, per gli usi diretti in alcuni settori produttivi locali, con le Biancane come attrazione turistica. Per un Comune oggettivamente piccolo, è stata una fortuna o no, la geotermia?

«La fortuna è data dall’essere un comune geotermico, e quindi tutto quello che si può utilizzare in maniera corretta e positiva va utilizzato. Bisogna essere attrattivi nei confronti delle imprese che possono bilanciare il maggior sforzo logistico con vantaggi in termini di materia prima e costi energetici. Poi il Fondo per la Geotermia ci consente di realizzare progetti sul territorio altrimenti impensabili in un comune di appena 1400 abitanti. Nel  calcolo bisogna anche aggiungere l’indotto delle imprese che lavorano per l’Enel».

Lei è abbastanza giovane e quindi si può dire che è cresciuto con la geotermia a Monterotondo. Si è mai domandato come sarebbe il suo comune senza questa fonte energetica? Su cosa avrebbe puntato in alternativa?

«Ad essere sincero credo che senza geotermia non so nemmeno se sarebbe stato Comune. Senza lavoro e opportunità economiche si sarebbe verificato lo spopolamento, le nuove generazioni si sarebbero trasferite a Massa o Follonica o Piombino. Pensare di vivere solo con il turismo di due mesi estivi è impossibile e questo non garantirebbe la sopravvivenza di un tessuto sociale. Da noi la gente sta bene e ci vorrebbe rimanere. Con la crisi che c’è stata certo anche noi abbiamo sofferto, soprattutto le nuove generazioni, ma il tessuto sociale è attivo, ci sono associazioni che animano il territorio, facendo anche da attrazione e stimolo da e per i comuni limitrofi. Un paese spopolato porterebbe conseguenze a catena anche sulle attività commerciali quindi stiamo facendo di tutto per frenare l’emigrazione. Proprio adesso stiamo facendo un bando a sostegno delle attività presenti e uno per quelle che vorranno venire a investire da noi».

Come vede il ruolo del Cosvig?

«A livello tecnico e amministrativo deve continuare ovviamente nella fase di supporto e deve offrire una gestione dei laboratori consortili. Ad esempio nel bando per l’installazione di caldaie a biomasse e per l’efficienza energetica degli edifici vorremmo che i cittadini potessero utilizzare la consulenza di Energea. A livello politico io penso che si possa modificare il ruolo, valorizzando il Cosvig come soggetto collettivo di rappresentanza, come quando siamo andati a Roma a difendere la geotermia in Parlamento, con il tentativo maldestro di voler declassificare la geotermia da fonte rinnovabile, o a livello Regionale. Il rappresentante del consorzio potrebbe parlare non solo come strumento amministrativo ma anche come strumento politico di rappresentanza, legittimata, un ruolo importante che riesca anche ad avere una autorevolezza maggiore nei tavoli a cui si partecipa. Il Cosvig può essere la rappresentanza dei territori geotermici».

Le sue prossime mosse?

«In tema di ricadute, poiché non tutto il territorio di Monterotondo Marittimo è servito dal teleriscaldamento (e sarebbe improponibile a livello di costi estendere una rete capillare), ci stiamo attrezzando per estendere comunque il servizio fin la dove è possibile (stiamo affidando l’incarico per lo studio di fattibilità) e dall’altro abbiamo dato incarico a Cosvig per trovare soluzioni alternative e sempre in tema di energie da fonti rinnovabili (biomasse, bassa entalpia, ecc.), in modo da venire incontro alle esigenze anche delle abitazioni più isolate e oltre al contributo per l’installazione delle tecnologie, stiamo preparando anche un bando per la fornitura delle stesse. Inoltre una convenzione con Energea, per la parte progettuale, può contenere la spesa che dovranno sostenere i cittadini ottenendo prezzi oltremodo competitivi rispetto a quelli normali di mercato».