Green deal, quale giusta transizione per l’Italia? Una posta in gioco da 100 miliardi di euro

Legambiente: «Escludere qualsiasi sostegno alle fonti fossili, gas incluso. Queste risorse non vengano sprecate e vengano investite nelle bonifiche e rinconversione delle zone industriali inquinanti ad alta intensità energetica»

[14 Gennaio 2020]

All’interno del Green deal presentato dalla Commissione europea sarà determinante l’impiego del “meccanismo per una transizione giusta”, ovvero uno strumento da 100 miliardi di euro nel periodo 2021-2027 per sostenere la transizione ecologica nelle regioni europee ad oggi più in difficoltà sotto il profilo ambientale.

«Ora si apre una nuova fase – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – nella quale rendere più chiari e rigorosi i criteri proposti per l’utilizzo di queste importanti risorse finanziarie, escludendo qualsiasi sostegno alle fonti fossili, gas incluso. Solo in questo modo sarà possibile garantire il raggiungimento del loro obiettivo prioritario: la neutralità climatica. Queste risorse devono essere disponibili solo per quelle regioni che si impegnano per la completa decarbonizzazione delle loro economie e devono beneficiarne soprattutto le comunità ed i lavoratori colpiti dalla transizione. Pertanto, i Piani territoriali per la giusta transizione, previsti dal regolamento, devono accelerare l’abbandono di tutte le fonti fossili. Non solo del carbone, ma anche del gas. E investire solo nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica».

Un ruolo (molto) attivo è richiesto anche ai Governi nazionali: per beneficiare del Fondo per una transizione giusta,  gli Stati membri dovranno infatti individuare i territori ammissibili mediante appositi piani territoriali per una transizione giusta, di concerto con la Commissione. Dovranno inoltre impegnarsi a integrare ogni euro versato dal Fondo con contributi dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo Plus, nonché con risorse nazionali supplementari.

«Al Governo italiano – incalza dunque Zanchini – chiediamo di presentare un piano per la transizione in modo da garantire che queste risorse non vengano sprecate e vengano investite nelle bonifiche e rinconversione delle zone industriali inquinanti ad alta intensità energetica a partire da Taranto, il siracusano, Gela, Milazzo e delle aree produttive con presenza di centrali a carbone come Brindisi, La Spezia, Monfalcone, Civitavecchia, Porto Torres e il Sulcis. Fino ad oggi, purtroppo, la chiusura delle centrali a carbone ha visto presentare solo proposte di sostituzione con grandi centrali a gas e nulla altro. Non è questo il modo con cui si consente a questi territori di passare dalle fossili alle opportunità che oggi si possono aprire puntando su rinnovabili, rigenerazione urbana e economia circolare. In ognuna di queste aree si deve aprire un tavolo della transizione climatica per garantire davvero percorsi innovativi attraverso la partecipazione delle comunità e per arrivare a definire progetti di bonifica dei suoli, attesi da decenni, e di riconversione industriale possibili grazie alle risorse europee e al cofinanziamento nazionale e regionale che può consentire di mettere in campo risorse pari a quasi 10 miliardi di euro».