Greenpeace, su energia e clima dal Governo obiettivi «assolutamente insufficienti»

Necessario migliorare il Piano nazionale. Iacoboni: «Se non lo farà, passerà effettivamente alla storia come un Governo del cambiamento. Sì, ma climatico»

[15 Aprile 2019]

Non chiamatelo maltempo: dopo la siccità che nel nord Italia ha dimezzato le precipitazioni nel primo trimestre 2019 (e segnato un -30% a livello nazionale) sono state le bombe d’acqua della scorsa settimana a ricordarci come i cambiamenti climatici siano ormai una realtà nella nostra vita quotidiana, ma nonostante quest’amara evidenza ancora non c’è traccia di adeguate politiche a contrasto. Per questo nei giorni scorsi volontarie e volontari di Greenpeace sono scesi questa mattina in piazza, in oltre 20 città, per denunciare l’inerzia del Governo M5S-Lega che non sta facendo abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici.

«Il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno presentato un Piano nazionale integrato energia e clima, il cosiddetto Pniec, che è in molte parti una copia della Strategia energetica nazionale approvata nel 2017 dal governo Gentiloni e dall’allora ministro Calenda – dichiara Luca Iacoboni, responsabile della Campagna energia e clima di Greenpeace Italia – Questa somiglianza è davvero paradossale, perché molti dei ministri responsabili della stesura del Pniec a suo tempo avevano criticato la Sen di Calenda. Loro hanno evidentemente cambiato idea, noi no. Due anni fa abbiamo denunciato la scarsa ambizione del governo Gentiloni, oggi ribadiamo che anche gli obiettivi dell’attuale esecutivo in fatto di clima ed energia sono assolutamente insufficienti».

Già a gennaio, non appena pubblicata la prima proposta di Pniec, Greenpeace aveva definito il Piano come «deludente», una «versione peggiorata della strategia energetica del precedente Governo», ma in questi mesi non è cambiato granché. In sostanza si tratta di un piano fondato sulla continuazione delle misure esistenti – come il phase out del carbone dalla produzione elettrica al 2025 già previsto della Sen – e con «obiettivi nazionali inferiori a quelli europei sia per la riduzione delle emissioni (37% il taglio italiano di emissioni, 40% quello europeo che l’Europarlamento ha chiesto di portare al 55%) che per le rinnovabili (che da noi soddisferanno il 30% dei consumi finali lordi, mentre il Europa arriveranno al 32%)», come ha avuto modo di spiegare recentemente anche la deputata Leu ed ex presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni. È chiaro dunque come il Piano nazionale integrato energia e clima possa e debba divenire più ambizioso.

«Il Piano presentato dal governo è ancora in fase di bozza, e dunque aperto a modifiche (al momento è aperta una consultazione pubblica e il Piano definitivo dovrà essere pronto entro la fine dell’anno, ndr). Per questo cittadine e cittadini devono farsi sentire ora – continua Iacoboni – Il primo dovere di qualsiasi esecutivo è agire in difesa di tutti noi, e non degli interessi economici delle grandi aziende energetiche. Il governo ha il tempo e la possibilità di riscrivere un piano più ambizioso, in linea con le chiare indicazioni della scienza e con le richieste delle migliaia di studentesse e studenti che da mesi scendono in piazza chiedendo azioni più decise per il clima. Se non lo farà, passerà effettivamente alla storia come un governo del cambiamento. Sì, ma climatico».

Le volontarie e i volontari di Greenpeace hanno dunque invitato i cittadini a prendere parte alla manifestazione di venerdì 19 aprile, assieme ai ragazzi dei Fridays For Future, quando anche la giovanissima attivista svedese Greta Thunberg sarà in piazza a Roma: migliaia di studentesse e studenti stanno manifestando ormai da mesi in tutto il mondo, con l’Italia in prima fila. Uno dei pochi primati che ci è rimasto possibile vantare sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici.