Guterres (Onu): «Il business del carbone sta andando in fumo»

«È già più economico costruire nuova capacità di energia rinnovabile che continuare a gestire il 39% della capacità mondiale di carbone esistente»

[8 Settembre 2020]

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, in un suo intervento dedicato all’India dopo quello rivolto alla Cina, ha aperto una riflessione ad ampio raggio sul ruolo delle energie rinnovabili – in contrapposizione al carbone – come strumento indispensabile non solo per guidare la transizione ecologica, ma anche la ripresa economica post-covid. «I driver sono la riduzione della povertà e l’accesso universale all’energia», entrambi temi molto caldi in India e non solo, e la soluzione comune a entrambi i problemi passa per le rinnovabili.

«Investimenti in energie rinnovabili, trasporti puliti ed efficienza energetica durante la ripresa dalla pandemia potrebbero estendere l’accesso all’elettricità a 270 milioni di persone in tutto il mondo, un terzo di quelle che attualmente ne sono prive. Questi stessi investimenti potrebbero aiutare a creare 9 milioni di posti di lavoro all’anno nei prossimi tre anni: gli investimenti nelle energie rinnovabili – sottolinea Guterres – generano tre volte più posti di lavoro rispetto agli investimenti in combustibili fossili».

Anche l’India sta compiendo progressi in quest’ambito, sebbene rimangano molti aspetti sui quali migliorare. Nel Paese il numero di persone che lavorano nelle energie rinnovabili in India è quintuplicato negli ultimi cinque anni, ma 64 milioni di indiani sono ancora tagliati fuori dall’accesso all’elettricità. Inoltre i sussidi garantiti dal gigante asiatico ai combustibili fossili sono ancora «circa sette volte più alti» di quelli volti al sostegno di energie più pulite.

«Il continuo sostegno ai combustibili fossili in così tanti posti in tutto il mondo è profondamente preoccupante», evidenzia Guterres: un problema che riguarda da vicino anche l’Italia, dove secondo il ministero dell’Ambiente i sussidi ai combustibili  fossili ammontano a 17,7 miliardi di euro l’anno, più di tutti i sussidi ambientalmente favorevoli messi insieme. La strada, spiega il segretario generale dell’Onu, è quella «porre fine ai sussidi ai combustibili fossili, fissare un prezzo sull’inquinamento da carbonio e impegnarsi a non utilizzare nuovo carbone dopo il 2020».

«Nei loro piani di stimolo e investimento interni in risposta al Covid-19 – continua Guterres – paesi come Repubblica di Corea, Regno Unito e Germania, così come l’Unione europea, stanno accelerando la decarbonizzazione delle loro economie. Stanno passando da combustibili fossili insostenibili a energie rinnovabili pulite ed efficienti e stanno investendo in soluzioni di stoccaggio dell’energia, come l’idrogeno verde. E non sono solo le economie sviluppate a crescere. Molti nei paesi in via di sviluppo danno il buon esempio: paesi come la Nigeria, che ha recentemente riformato il proprio quadro per i sussidi ai combustibili fossili. Mentre sono incoraggiato da questi segnali positivi, sono anche sempre più preoccupato per diverse tendenze negative. Una recente ricerca sui pacchetti di recupero del G20 mostra che è stato speso il doppio del denaro per la ripresa (post-covid, ndr) sui combustibili fossili rispetto all’energia pulita. In alcuni casi, stiamo assistendo a paesi che raddoppiano l’uso interno del carbone e aprono nuove aste. Questa strategia porterà solo a un’ulteriore contrazione economica e a conseguenze dannose per la salute».

Forse un neanche tanto velato richiamo alla vicina Cina, la quale secondo lo studio A new coal boom in China, potrebbe installare nuove centrali a carbone per 249,6 GW, più di tutte quelle attualmente presenti in Usa (246,2 GW) o nella stessa India (229 GW).

Su questo punto Guterres è molto chiaro: «Investire nei combustibili fossili significa più morti e malattie, e aumento dei costi sanitari. In poche parole, un disastro umano e un cattivo investimento. Non da ultimo perché il costo delle energie rinnovabili è diminuito così tanto che è già più economico costruire nuova capacità di energia rinnovabile che continuare a gestire il 39% della capacità mondiale di carbone esistente. Questa quota di centrali a carbone non competitive aumenterà rapidamente al 60% nel 2022. In India, il 50% del carbone non sarà competitivo nel 2022, raggiungendo l’85% entro il 2025. Questo è il motivo per cui i maggiori investitori mondiali stanno abbandonando sempre più il carbone. Il business del carbone sta andando in fumo».