I cambiamenti climatici stanno portando ad un aumento della disuguaglianza in Italia

Senza una rapida inversione di rotta entro la metà del secolo si perderanno 130 miliardi di euro l’anno, con un aumento della disuguaglianza regionale nella distribuzione della ricchezza pari al 60%

[2 Ottobre 2019]

I cambiamenti climatici rappresentano per l’Italia non un rischio futuribile, ma una dolorosa realtà che impatta già oggi sulla nostra vita quotidiana: nel nostro Paese il 2018 è stato l’anno più caldo da oltre 200 anni, e l’aumento della temperatura rispetto al periodo 1880-1909 è arrivato già a circa +2,5°C, più del doppio del valore medio globale. Anche l’Agenzia europea dell’ambiente conferma che l’Italia è il Paese più colpito in Europa dai cambiamenti climatici, con danni stimati in oltre 65 miliardi di euro e più di 20 mila vittime tra il 1980 e il 2017, ma questo è solo l’inizio.

L’iniziativa Italy 4 Climate, lanciata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile insieme ad alcune imprese e organizzazioni attive nell’ambito della green economy, ha anticipato uno studio – che sarà presentato integralmente il mese prossimo – nel quale «si stima per l’Italia una perdita progressiva di Pil fino all’8% nella seconda metà del secolo: ai valori attuali un danno di circa 130 miliardi di euro ogni anno». Si tratta di una perdita simile a quella stimata da un team di ricercatori delle Università di Cambridge (UK), della Southern California (USA), Johns Hopkins (USA) National Tsing Hua University (Taiwan) e del Fondo monetario internazionale, secondo i quali i cambiamenti climatici mettono a rischio il 7% del Pil italiano… ma al 2100. I nuovi dati avvicinano in un colpo solo di 50 anni il rischio di perdite economiche ben più ampie di quelle subite dall’Italia durante la crisi che ha colpito il Paese dal 2008 al 2018, quando il Pil si è contratto “solo” del 5,4%.

Non solo: grazie alla disponibilità di dati ad alta risoluzione spaziale e all’approccio innovativo adottato, il nuovo studio ha potuto valutare anche in che modo il riscaldamento terrestre potrà incidere sulle diverse aree del Paese, scoprendo che questo «avrebbe anche effetti drammatici anche in termini di coesione sociale e territoriale: analizzando l’andamento della distribuzione delle ricchezze, lo studio stima un aumento del 60% della disuguaglianza regionale in Italia».

Si tratta di una previsione coerente con quanto sappiamo ad esempio in merito all’avanzare del rischio desertificazione in Italia, che riguarda già il 20% del Paese ma arriva a un picco del 70% in Sicilia, ed è tanto più drammatico in quanto va ad impattare su una situazione già fortemente squilibrata a livello nazionale: secondo i dati raccolti dal Forum disuguaglianze diversità, oggi l’1% più ricco della popolazione italiana detiene circa il 25% della ricchezza personale totale.

Com’è evidente, l’aumento della disuguaglianza legato ai cambiamenti climatici non rappresenta dunque “solo” un problema del sud Italia, non fosse altro per i profondi legami che intrecciano il Mezzogiorno al Centro-Nord; nel suo ultimo report la Svimez ha calcolato ad esempio che «20 dei 50 miliardi di euro circa di residuo fiscale trasferito alle Regioni meridionali dal bilancio pubblico ritornano al Centro-Nord sotto forma di domanda di beni e servizi. Inoltre, la domanda interna per consumi e investimenti del Mezzogiorno attiva circa il 14% del Pil del Centro-Nord».

I cambiamenti climatici costituiscono un problema globale, e sarebbe assurdo pensare che gli impatti Mezzogiorno non abbiano riflessi sul resto dell’Italia. La soluzione da trovare è unitaria, e risponde all’esigenza di sviluppo sostenibile dell’intero Paese.

Per questo la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con l’istituto di ricerche economiche Cles, ha presentato uno studio per valutare gli effetti sull’economia e sull’occupazione che un Green new deal allineato con gli impegni sul clima di Parigi avrebbe in Italia nei prossimi cinque anni, al 2025: in totale «si arriverebbe ad attivare in Italia investimenti annui di 190 miliardi di euro con oltre 240 miliardi di valore aggiunto generato e quasi 800 mila occupati». Un piccolo promemoria per il progetto di Green new deal promesso ma finora solo annunciato da parte del Governo nazionale.