Per il ministro Costa invece «l’intesa raggiunta è una notizia bellissima»

Il nuovo emendamento sull’End of waste rischia di essere un altro buco nell’acqua

Fluttero (Unicircular): «Con queste premesse direi che sullo sviluppo di un'economia circolare in Italia possiamo metterci una pietra sopra, alla faccia delle roboanti ma vuote dichiarazioni politiche»

[4 Ottobre 2019]

È arrivato ieri a prima firma di Vilma Moronese (M5S), presidente della commissione Ambiente in Senato, il nuovo emendamento sull’End of waste che punta a sciogliere il nodo che da febbraio 2018 sta bloccando l’economia circolare italiana: quello sulla normativa relativa alla cessazione di qualifica del rifiuto, che permette – al termine di un adeguato processo di recupero – di far tornare i materiali sul mercato come materie prime. Inizialmente atteso all’interno del decreto Clima, l’emendamento fa invece il suo ingresso in quello sulle Crisi aziendali, e secondo il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut (Pd) «sblocca un settore fondamentale dell’economia circolare, dando certezza alle imprese, autonomia alle regioni in un quadro di equilibrio nazionale e di controlli adeguati».

L’emendamento prevede che le Regioni possano rilasciare o rinnovare le autorizzazioni End of waste “caso per caso”, venendo incontro alla richiesta avanzata sia dalle associazioni ambientaliste sia dalle imprese di settore (e prevista dalla direttiva Ue in materia che l’Italia è chiamata a recepire), ma nell’ambito di un contesto normativo tanto farraginoso che non rassicura per niente le imprese di settore.

Per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che si disse «contento» anche per l’emendamento sull’End of waste introdotto pochi mesi fa da Lega e M5S nel decreto Sblocca cantieri e poi rivelatosi del tutto inadeguato tanto da avviare da subito la ricerca di una nuova via d’uscita, anche stavolta «l’intesa raggiunta dalla maggioranza parlamentare che sostiene il governo sulla norma End of waste è una notizia bellissima, che un’intera filiera di aziende italiane leader nella tecnologia green stava aspettando da troppo tempo».

Il primo rappresentante di questa filiera, ovvero il presidente di Fise Unicircular Andrea Fluttero, si chiara però di tutt’altro avviso: «La soluzione semplice ed efficace di rifarsi all’art. 6 della Direttiva europea sull’economia circolare era stata proposta all’unisono dal mondo delle imprese e dalle associazioni ambientaliste. La politica ha scelto di complicare le cose semplici con una norma che istituisce un sistema di controlli ridondanti e contorti. Ci sono voluti 18 mesi di lotte per ottenere una norma che complica all’inverosimile quello che dal 2006 si faceva in modo efficace e che ha consentito all’Italia di eccellere nel campo del riciclo. Con queste premesse direi che sullo sviluppo di un’economia circolare in Italia possiamo metterci una pietra sopra, alla faccia delle roboanti ma vuote dichiarazioni politiche».

L. A.