Il teleriscaldamento resta fuori dal superbonus al 110% per l’efficientamento energetico

Utilitalia: «Un’occasione persa per fornire una risposta strutturale ai problemi della qualità dell’aria che affliggono il nostro Paese»

[23 Dicembre 2020]

In legge di Bilancio 2021 sono state trovate le risorse per prorogare di sei più sei mesi il superbonus al 110% nato per spingere l’efficientamento energetico degli edifici, ma ancora una volta – paradossalmente – nella norma non ha trovato posto un campione dell’efficienza energetica: il teleriscaldamento.

All’indomani della decisione del Governo di «non porre rimedio alla distorsione» presente tra gli interventi che possono usufruire del superbonus viene definita senza mezzi termini come «un’occasione persa per fornire una risposta strutturale ai problemi della qualità dell’aria che affliggono il nostro Paese». A parlare è Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia, ovvero la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche.

«Il teleriscaldamento – spiega Colarullo – è uno dei vettori fondamentali per la transizione verde, che è ormai la strada indicata con decisione anche dall’Unione europea. Per questo motivo, oggi più che mai, è necessario comprenderne l’importanza e supportarne la centralità nel percorso verso la decarbonizzazione intrapreso dal nostro Paese».

Incrementare la rete di teleriscaldamento presente in Italia porterebbe infatti «grandi vantaggi per l’economia e per l’ambiente, consentendo lo spegnimento di migliaia di vecchie caldaie condominiali altamente inquinanti e sfruttando calore di scarto che andrebbe altrimenti perso in un’ottica di economia circolare; al contrario l’attuale norma sul superbonus continua ad incentivare le fonti fossili».  Per dare un’idea delle potenzialità in ballo, come riporta Colarullo nel merito, uno studio commissionato da Airu ai Politecnici di Torino e di Milano «evidenzia un potenziale di crescita del teleriscaldamento del 400% nel nostro Paese, grazie al calore di scarto proveniente da attività industriali, biomassa e geotermia; ciò permetterebbe di ridurre di oltre 5 milioni di tonnellate le emissioni di CO2 e di ridurre l’inquinamento delle città».