Ilo: l’impatto del Covid-19 sui lavoratori è catastrofico

La pandemia sta causando perdite imponenti di ore lavorative e di reddito in tutto il mondo

[24 Settembre 2020]

L’ILO Monitor: COVID-19 and the world of work. Sixth edition  rivela un calo massiccio dei redditi da lavoro e dei gap in materia di ripresa nei bilanci dei diversi Paesi che «minacciano di accrescere l’ineguaglianza tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri.

L’International labour organization (Ilo) fa notare che «Le perdite con un effetto devastante  nell ore lavorate che  sono state causate dalla pandemia di Covid-19 hanno prodotto un calo imponente dei redditi da lavoro per i lavoratori di tutto il mondo». Secondo le stime dell’Ilo, l’ammontare totale delle entrate da lavoro è calato del 10,7%, 3.500 miliardi di dollari, nel primo trimestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Una cifra che non tiene però conto delle misure di sostegno ai redditi attuate dai governi.

Il calo più forte riguarda i Paesi a reddito medio-basso, nei quali i redditi da lavoro sono calati del 15,1%, mentre il continente più colpito è l’America con il 12,1%.

Il rapporto Ilo evidenzia che le perdite globali di ore di lavoro nei primi 9 mesi del 2020 «sono state considerevolmente più importanti» di quanto stimato nel precedente ILO Monitor pubblicato il 30 giugno. Per esempio, la stima delle ore perse nel secondo trimestre di quest’anno arriva al 17,3% in più rispett al quarto trimestre del 2019, equivalente a 495 milioni di posti di lavoro a tmpo pieno con una settimana lavorativa di 48 ore, mentre l’ultima stima si fermava al 14%, cioè 400 milioni di posti di lavoro. Nel terzo trimestre 2020 ci si aspettano perdite di ore lavorative per il 12,1%, equivalenti a 345 milioni di posti di lavoro.
Le prospettive per il quarto trimestre 2020 sono peggiorate significativamente rispetto al precedente ILO Monitor e le perdite mondiali di ore lavorate dovrebbero raggiungere l’8,6% in più rispetto al quarto trimestre del  2019, cioè 245 milioni di posti di lavoro, un aumento considerevole rispetto alla precedente stima del 4,9%.

Secondo il novo ILO Monitor, «Una delle ragioni che spiegano questi aumenti stimati di perdite in ore lavorative risiede nel fatto che, nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi emergenti, i lavoratori c sono stati molto più colpiti che dalle crisi precedenti, in particolare le persone coinvolte nell’economia informale».
Gli autori del rapporto sottolineano anche che il calo di posti di lavoro deve essere attribuito prevalentemente all’inattività piuttosto che alla disoccupazione,  «Il che comporta numerose conseguenze sul piano delle politiche da mettere in opera. Sebbene le misure più dure di chiusura dei  luoghi di lavoro siano state attenuate, ci sono differenze significative tra le regioni. Così, il 94% dei lavoratori vive ancora in Paesi con restrizioni, in una forma o nell’altra, per l’apertura dei luoghi di lavoro, mentre il 32% si trova in Paesi in cui tutti i luoghi di lavoro sono chiusi. tranne quelli considerati essenziali».

La sesta edizione dell’ILO Monitor  analizza anche l’efficacia delle misure di stimolo fiscale per  ridurre le conseguenze della pandemia sul mercato del lavoro e ne viene fuori che «Nei Paesi con dati sufficienti per il secondo trimestre del 2020, esiste un chiaro collegamento che mostra che maggiore è lo stimolo fiscale (in percentuale del PIL), minore è la perdita di ore lavorate. Durante questo periodo, nel complesso, l’aggiunta dell’1% del PIL annuo al livello globale di stimolo fiscale avrebbe ridotto le perdite di ore lavorate di un ulteriore 0,8%. Tuttavia, sebbene i pacchetti di stimolo fiscale abbiano svolto un ruolo significativo nel sostenere l’attività economica e nel ridurre il calo delle ore lavorate, sono stati attuati principalmente nei Paesi ad alto reddito, in quanto le economie dei Paesi emergenti e in via di sviluppo hanno una capacità limitata di finanziare tali misure».

Perché  i Paesi in via di sviluppo raggiungano lo stesso rapporto tra stimolo fiscale e ore lavorative perse dei Paesi ad alto reddito, dovrebbero essere in grado di iniettare ulteriori 982 miliardi di dollari (45 miliardi di dollari nei Paesi a basso reddito e 937 miliardi di dollari nei Paesi a reddito medio-basso). Il fabbisogno di bilancio per i Paesi a basso reddito ammonta a meno dell’1% del valore totale dei pacchetti di stimolo fiscale annunciati nei Paesi ad alto reddito.

L’Ilo evidenzia che «Questo enorme “divario di stimolo fiscale” è ancora più preoccupante se si tiene conto anche del deficit di protezione sociale che colpisce molti Paesi in via di sviluppo. Questo enorme divario tra interventi di stimolo fiscale è ancora più preoccupante alla luce dei deficit di protezione sociale presenti in molti paesi in via di sviluppo. Inoltre, alcuni di questi paesi hanno dovuto riorientare la spesa pubblica verso altri obiettivi per mitigare l’impatto della crisi sul mercato del lavoro».

Guy Ryder, direttore generale dell’Ilo, ha concluso: «Così come dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per sconfiggere il virus, dobbiamo agire con urgenza e su larga scala per mitigarne l’impatto economico, sociale e occupazionale. Ciò include il sostegno al lavoro, alle imprese e ai redditi. Dato che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si riunisce in questi giorni a New York, è urgente che la comunità internazionale definisca una strategia globale per la ripresa attraverso il dialogo, la cooperazione e la solidarietà. Nessun gruppo, paese o regione può superare questa crisi da solo ». Che invece è quel che in sintesi ha detto Donald Trump nel suo iper-sovranista e irresponsabile discorso all’Assemblea generale dell’Onu.