In Toscana cala la produzione di rifiuti speciali ma cresce l’export

La produzione scende nel 2018 a 9,8 milioni di tonnellate: per il 34,7% sono scarti dell’economia circolare, trattamento dei rifiuti e delle acque reflue

[27 Maggio 2020]

Come documenta il rapporto pubblicato ieri dall’Ispra, la Toscana è la Regione del centro Italia che produce più rifiuti speciali, il 6,8% a livello nazionale: un dato intrecciato strettamente con il tessuto imprenditoriale presente sul territorio. Non è dunque scontato che i cali registrati da due anni a questa parte siano un buon segno dato che, in controtendenza con quanto avviene a livello nazionale, in Toscana la produzione di rifiuti speciali è in (leggero) calo dal 2016: da 10,5 milioni di tonnellate/anno si è passati a 10,3 nel 2017 e infine a 9,8 nel 2018, appena documentate dall’Ispra. Ma il rapporto non dice se il trend è dovuto a una mutazione del tessuto produttivo locale o a miglioramenti in termini d’efficienza.

Sappiamo che il 95,3% (9,3 milioni di tonnellate) è costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 4,7% (456 mila tonnellate) da rifiuti pericolosi. Come a livello nazionale, le principali tipologie di rifiuti speciali prodotte in Toscana sono rappresentate dai rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (37,6% della produzione regionale totale) e quelli derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue (34,7%): l’ennesima testimonianza che anche dall’economia circolare, come in ogni processo produttivo, esitano scarti che è necessario poter gestire secondo logica di sostenibilità e prossimità.

Questo, purtroppo, a causa della scarsità d’impianti adeguati presenti sul territorio spesso non avviene. Gli stoccaggi di rifiuti speciali rimangono infatti elevati, mentre l’export oltre i confini regionali continua a crescere. Più nel dettaglio, la messa in riserva (R13) a fine anno prima dell’avvio alle operazioni di recupero ammonta a oltre 775 mila di tonnellate (7,8% del totale gestito, contro l’11,9% del 2017); il deposito preliminare (D15) prima dello smaltimento interessa invece oltre 54 mila tonnellate (0,5% vs 0,6%).

Al contempo i rifiuti speciali esportati sono oltre 129 mila tonnellate, di cui 49.318 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 80.535 tonnellate di pericolosi: quasi il doppio rispetto alle 77 mila tonnellate esportate nel 2016.

Guardando invece il bicchiere mezzo pieno, dal focus Ispra sulla Toscana spiccano il maggior recupero di materia e il minore ricorso alla discarica.

Nel 2018 la gestione toscana dei rifiuti speciali interessa infatti oltre 9,9 milioni di tonnellate, di cui circa 9,5 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e oltre 402 mila tonnellate di rifiuti pericolosi. Il recupero di materia (da R2 a R12) è la forma prevalente di gestione cui sono sottoposti oltre 6,1 milioni di tonnellate e rappresenta il 61,7% del totale gestito. In tale ambito il recupero di sostanze inorganiche (R5) concorre per il 72,6% al recupero totale di materia. Residuale è l’utilizzo dei rifiuti come fonte di energia (R1), pari a quasi 31 mila tonnellate (0,3% del totale gestito).

Infine, complessivamente sono avviati ad operazioni di smaltimento oltre 2,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (29,6% del totale gestito): oltre 833 mila tonnellate (8,4% del totale gestito) sono smaltite in discarica (D1), oltre 2 milioni di tonnellate sono sottoposte ad altre operazioni di smaltimento (D8, D9, D13, D14) quali trattamento chimico-fisico, trattamento biologico, ricondizionamento preliminare, ed oltre 27 mila tonnellate (0,3% del totale gestito) sono avviate a incenerimento (D10).

L. A.