Ischia di Crociano, da Legambiente 9 osservazioni alla variante urbanistica del Comune

«Crediamo che questa variante sia un atto che concretamente impedisce gli interventi di risanamento ambientale di quell’area, al contrario di ciò che l’amministrazione vuole far credere»

[3 Febbraio 2020]

Cambiare la destinazione d’uso dell’area di Ischia di Crociano dove oggi opera Rimateria, passando da area di trattamento, riciclo e smaltimento rifiuti (F6) ad area di parco pubblico urbano (Fg): è quanto deciso lo scorso novembre dal Consiglio comunale di Piombino grazie a voti della maggioranza, ma adesso che la variante urbanistica ha iniziato il suo iter inizia a scontrarsi con la realtà, a partire dalle nove osservazioni che il circolo Legambiente Val di Cornia ha fatto pervenire all’Amministrazione comunale.

Per trasformare un’area dove oggi insistono 4 discariche – di cui una abusiva, la Li53 – e altri impianti per la gestione dei rifiuti in “parco pubblico” non basta volerlo, ma occorre indicare tempi, modi e finanziamenti necessari. Tutti elementi che gli ambientalisti non hanno trovato all’interno della variante urbanistica prevista dal Comune, che anzi andrebbe a peggiorare la situazione: «Crediamo – spiegano da Legambiente – che questa variante sia un atto che concretamente impedisce gli interventi di risanamento ambientale di quell’area, al contrario di ciò che l’amministrazione vuole far credere».

Secondo il Cigno verde il risanamento ambientale dell’area oggetto della variante può essere perseguito «con soluzioni molto più economiche, realistiche e di facile operatività senza che confliggano o precludano altre attività di valenza produttiva, economica ed ambientale ivi localizzate», e al proposito Legambiente ricorda che «esiste già un progetto di rinaturalizzazione delle discariche già approvato con Via e con parere positivo della soprintendenza, di cui si avrebbe la certezza di essere realizzato, al contrario della variante. Questo è previsto dal piano industriale di Rimateria, dopo la chiusura delle discariche».

Al proposito gli ambientalisti ricordano che Rimateria «ha presentato, anche pubblicamente, un progetto di parco pubblico sopra le discariche sebbene non sia mai stata richiesta il cambiamento di destinazione dell’area in quanto questo passaggio andrebbe fatto solo a valle del percorso post mortem delle/a discarica». Al contrario, la variante presentata dal Comune «interferisce con questo progetto preesistente senza assicurarne la realizzazione», compromettendo di fatto l’intero percorso di riqualificazione dell’area.

Nella variante avanzata dal Comune invece «si omettono pareri ambientali come quello del Nucleo regionale di Valutazione di impatto ambientale e successiva delibera della Giunta regionale rilasciati nell’ambito del procedimento di Via», coi quali si rileva esplicitamente che “Sotto il profilo ambientale, nel senso di tutela dell’ambiente, l’opzione zero (mancata realizzazione del progetto RiMateria) non è quindi preferibile, sia rispetto al tema della necessità di provvedere alle operazioni di bonifica, che rispetto alle problematiche di emissione degli odori, che potrebbero invece essere gestite attraverso specifiche prescrizioni e modalità di coltivazione”.

In questo contesto, tra le principali osservazioni mosse alla variante urbanistica, Legambiente rileva che «il cambio di destinazione d’uso causerebbe l’insostenibilità economica degli interventi di bonifica già progettati, sia per quanto concerne le discariche già esaurite, sia dell’area Li53 che dell’intera area Sin»; che «la demolizione dell’impianto Tap sarebbe un enorme danno erariale, dato il costo di circa 10 milioni di finanziamenti pubblici e consistenti contributi comunitari, con la prospettiva che l’Unione europea richieda il rimborso delle somme versate come cofinanziamento»; il «contrasto con il Ptc (Piano territoriale di coordinamento, ndr) della Provincia di Livorno» che prevede «un Sistema funzionale dei rifiuti, che deve poter soddisfare lo smaltimento dei rifiuti prodotti sul territorio» e la mancanza di «un vero e qualificato studio di Vas come prescritto dalla normativa vigente».

Per approfondimenti riportiamo di seguito integralmente la nota illustrativa trasmessa da Legambiente Val di Cornia e il dettaglio delle osservazioni presentate dal circolo ambientalista.