«Tale riduzione non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici»

Ispra, Covid-19 taglia le emissioni italiane di gas serra ma la crisi climatica continua

Per quest’anno si prevede un -7,5% rispetto al 2019, quando sono calate del 2,8% rispetto all’anno precedente

[24 Agosto 2020]

La pandemia da Covid-19, con il conseguente confinamento imposto per frenare la diffusione dei contagi, ha prima ridotto (temporaneamente) le emissioni di alcuni inquinanti e adesso si conferma un importante fattore di pressione su quelle climalteranti: sulla base dei dati disponibili per il primo semestre del 2020, l’Ispra informa che «ci si attende una consistente riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale a causa delle restrizioni alla mobilità dovute al Covid-19».

Più nel dettaglio, nel 2020 le emissioni nazionali «sono previste inferiori del 7,5% rispetto al 2019». Il ruolo della pandemia in questa performance è evidente: «L’andamento stimato è dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-8,2%), per la minore domanda di energia e alla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (-7,5%), trasporti (-13,3%) a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e riscaldamento (-6,0%) per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali».

C’è poco dunque da festeggiare, sia perché il calo delle emissioni è collegato a una profonda crisi sociale ed economica lontana da qualsiasi prospettiva di sviluppo sostenibile, sia perché una volta che il Pil tornerà a crescere è altamente probabile che lo stesso faranno i gas serra.

Lo affermano a chiare lettere dall’Ispra, spiegano che «tale riduzione non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che necessita invece di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo». E lo ribadisce anche l’Enea all’interno della sua ultima Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, sottolineando che «in uno scenario di ritorno dell’attività economica sui livelli pre-crisi è plausibile che la traiettoria delle emissioni torni a non essere in linea con gli obiettivi al 2030».

Da questo punto di vista, il trend nazionale è poco incoraggiante, nonostante i risultati raggiunti nel corso dell’ultimo anno e presentati adesso sempre dall’Istituto superiore per la protezione a la ricerca ambientale: «In riferimento al 2019, i dati ufficiali dell’Ispra mostrano una diminuzione delle emissioni di gas serra del 2,8%, rispetto al 2018, mentre nello stesso periodo si è registrata una crescita del Pil pari allo 0,3%. Si conferma, in linea generale, il disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico», terminologia usata per indicare quando in un dato periodo il tasso di crescita della pressione ambientale (in questo caso, le emissioni di gas serra) è inferiore a quello dell’attività economica (Pil) che ne è all’origine.

Se dunque il taglio nelle emissioni di gas serra che verrà registrato a fine 2020 si prevede sarà molto vicino a quello necessario (su base annuale) per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, nel 2019 a Pil quasi fermo è stato raggiunto poco più di un terzo del target.

Dopo il calo eccezionale del 2020, inoltre, il rimbalzo del Pil nel 2021 potrebbe essere molto importante contribuendo a una crescita sostenuta delle emissioni se non verranno prese adeguate contromisure, come ad esempio adeguati investimenti in efficienza energetica e fonti rinnovabili.

Eppure, mentre il clima del nostro Paese si surriscalda però a velocità praticamente doppia rispetto alla media globale, il trend di riduzione delle emissioni – 2020 a parte – è quasi in stallo ormai dal 2014 e anche le nuove istallazioni di energie rinnovabili crescono col contagocce ormai dal 2013, tanto che se proseguiremo con questo ritmo gli obiettivi al 2030 rimarranno irraggiungibili.