Jrc, la scarsità d’acqua mette a rischio la produzione di energia in Europa

Produrre energia consuma 74 miliardi di mc l’anno di acqua dolce: un costo che non possiamo più permetterci a causa dei cambiamenti climatici, con l’Italia tra i Paesi più a rischio

[13 Agosto 2019]

Le ondate di calore che imperversano non sono in Italia, ma in tutta Europa – e che diverranno sempre più frequenti con l’avanzare dei cambiamenti climatici – stanno portando alla luce il doppio filo che lega la produzione di energia al consumo d’acqua: ad esempio a luglio, che si è rivelato il mese più caldo mai registrato, l’attività di diverse centrali nucleari è stata temporaneamente limitata o interrotta a causa delle elevate temperature raggiunte dall’acqua dei fiumi e laghi circostanti (e utilizzata all’interno degli impianti); anche la produzione di energia idroelettrica è risultata in calo dalla Francia ai Balcani, dalla Spagna alla Scandinavia, un fenomeno vistoso anche nell’Italia del 2017. Sono le avvisaglie di una potenziale crisi alle porte, che il Centro comune di ricerca (Jrc) della Commissione europea ha indagato all’interno del rapporto Water – Energy Nexus in Europe.

«L’industria energetica dipende fortemente dalla disponibilità di acqua, ma anche il settore idrico dipende da quello energetico per essere in grado di raccogliere, pompare, trattare e dissalare l’acqua – spiega Davide Magagna, uno degli autori dello studio – Fino a poco tempo fa il forte legame tra i settori dell’acqua e dell’energia non era considerato un problema importante, ma con l’aumento delle temperature sta rapidamente diventando un fattore critico. Anche se stiamo utilizzando sempre più energie rinnovabili persino alcune di queste fonti richiedono molta acqua, ma le nostre risorse di acqua dolce sono limitate e vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici».

I numeri messi in fila dal Jrc mostrano che il sistema energetico Ue richiede ad oggi 74 miliardi di mc l’anno di acqua dolce, simile al fabbisogno idrico dell’agricoltura; proseguire sulla strada della decarbonizzazione – e lasciando indietro nucleare e carbone – potrebbe ridurre questo fabbisogno del 38% entro il 2050, ma è un dato di fatto che la disponibilità d’acqua svolgerà un ruolo essenziale per raggiungere la neutralità climatica entro la metà del secolo. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’approvvigionamento idrico pubblico, che assorbe 50 miliardi di mc d’acqua l’anno e il 2,6% del consumo di elettricità nell’Ue: una percentuale che non deve trarre in inganno, dato che ammonta al 30-40% della bolletta energetica dei Comuni.

Si tratta di un contesto che deve migliorare rapidamente, perché i cambiamenti climatici avranno un impatto negativo sulla disponibilità di acqua, e questa scarsità potrebbe portare a problemi di generazione di energia più frequenti in diverse regioni europee. A dove fronteggiare una riduzione della disponibilità idrica saranno sicuramente i Paesi dell’Europa meridionale – e in particolare Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta, Italia e Turchia – ma la mappa elaborata dal Jrc e riportata in pagina mostra chiaramente che entro appena 30 anni livelli critici di stress idrico si verificheranno non solo lungo il Mediterraneo ma anche in aree localizzate in Francia, Germania, Ungheria, Nord Italia, Romania e Bulgaria.

«La scarsità d’acqua si farà sentire in tutta Europa, colpendo almeno 90 milioni di europei – argomenta Giovanni Bidoglio, un altro autore dello studio – Le nostre valutazioni indicano che ci saranno più inondazioni e siccità, temperature dell’acqua più alte e cambiamenti nei modelli stagionali dei flussi fluviali. Questi eventi avranno un impatto sia sul raffreddamento delle centrali elettriche sia sulla generazione di energia idroelettrica».

Per potervi far fronte prima che arrivi il tempo dell’emergenza è necessario mettere in campo da subito azioni incisive sia sul lato delle tecnologie sia su quello delle politiche. Accelerare il passaggio dal carbone e dal nucleare alle energie rinnovabili è uno dei pilastri, ma è necessario anche preferire quando possibile forme di energia rinnovabile che non richiedono molta acqua, come l’energia eolica, quella solare o quella geotermica; per affrontare un’evoluzione di questo tipo è però necessario che l’uso e la gestione di acqua ed energia vengano affrontati congiuntamente a livello di politiche Ue e nazionali, mentre ad oggi rientrano in compartimenti separati. Per questo dal Jrc chiedono l’introduzione di criteri come l’impronta idrica nelle politiche energetiche, e più in generale la gestione congiunta delle risorse idriche ed energetiche piuttosto che separatamente sono tra le misure proposte, nonché il potenziamento delle attività di ricerca su tecnologie innovative per il risparmio idrico ed energetico.